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Credit Suisse, il mercato del lavoro svizzero si appresta ad incassare un duro colpo

persona in piedi davanti a un portone
La fusione Credit Suisse-UBS potrebbe comportare una perdita di 12'000 posti di lavoro in Svizzera, secondo l'istituto BAK Economics. Keystone / Steffen Schmidt

Il tracollo di Credit Suisse sta suscitando molte preoccupazioni per il numero di persone che perderanno il posto di lavoro dopo la fusione con UBS. Le due maggiori banche svizzere impiegano più di 35'000 dipendenti nella Confederazione e molti ruoli saranno dei doppioni dopo la fusione. 

I sindacati e l’Associazione svizzera degli impiegati di banca (ASIB) chiedono chiarezza, in particolare per le circa 17’000 persone che lavorano presso Credit Suisse.

In una conferenza stampa organizzata martedì a Berna, l’Unione sindacale svizzera e l’ASIB hanno ribadito la necessità di istituire una task force per salvaguardare il maggior numero di posti di lavoro.

Stando all’ASIB, è necessario un pacchetto di salvataggio per il personale dei due istituti finanziari. La situazione è drammatica, nonché enormemente stressante, scrive a sua volta in un comunicato l’associazione. “Si sta profilando una tempesta, ma nessuno sa chi sarà colpito”, ha aggiunto durante la conferenza stampa il suo presidente, Michael von Felten, stando al quale grande incertezza regna sovrana pure in seno a UBS.

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Tra le rivendicazioni dei sindacati, vi è quella di rinunciare ai licenziamenti sino alla fine dell’anno, ossia prima del completamento effettivo dell’unione fra le due banche, ha indicato la co-direttrice dell’ASIB Natalia Ferrara. Qualora non fosse possibile evitarne, dovrebbero essere gestiti nel quadro del piano sociale. Una protezione speciale e più marcata è poi da prevedere per i collaboratori over 55, per i quali la ricerca di un lavoro è particolarmente complicata, ha in seguito spiegato la ticinese.

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Durante la conferenza stampa non sono mancate le critiche ai vertici di Credit Suisse, che hanno preso “rischi eccessivi”. Secondo Daniel Lampart, capo economista dell’USS, nemmeno Confederazione e Banca nazionale svizzera hanno la coscienza pulita e sarebbero colpevoli di aver gettato fumo negli occhi alla popolazione, sostenendo di aver ridotto i problemi degli istituti di rilevanza sistemica rispetto ai tempi dello sfiorato collasso di UBS durante la crisi finanziaria del 2008.

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Decine di migliaia di posti in gioco nel mondo

Già prima dell’acquisizione, Credit Suisse aveva in programma un taglio degli effettivi. In ottobre, aveva annunciato una ristrutturazione che includeva la soppressione di 9’000 posti di lavoro nel mondo (su 52’000), di cui 2’000 in Svizzera.

Secondo l’istituto di ricerca BAK Economics, l’acquisizione di Credit Suisse da parte di UBS causerà la perdita di 9’500-12’000 posti di lavoro in Svizzera. Assieme, le due banche impiegano nella Confederazione circa 37’000 persone.

A livello internazionale, la ristrutturazione avrà un impatto ancora più marcato, stando a quanto scrive il Financial Times. Complessivamente, la fusione potrebbe comportare la sparizione di un terzo dei 120’000 posti dei due istituti.

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