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UBS-Credit Suisse, tutto il mondo reagisce (con stupore)

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La vicenda UBS-Credit Suisse è sulle prime pagine dei giornali del mondo intero. swissinfo.ch

All’indomani dell’acquisizione lampo di Credit Suisse da parte di UBS, i quotidiani esteri spiegano le febbrili trattative avvenute domenica in Svizzera e cercano il motivo che ha spinto la seconda banca svizzera al tracollo in pochi giorni.

Raramente la Svizzera fa un grande scalpore a livello internazionale. Ma la notizia dell’acquisizione del Credit Suisse da parte della rivale UBS ha provocato un tale terremoto da essere ampiamente commentata dai media internazionali.

Il New York Times osserva che l’accordo “segna la spettacolare caduta di un istituto di 166 anni che un tempo era un emblema dell’orgoglio svizzero”. Al di là della perdita della seconda banca svizzera, il settimanale britannico The Economist vede l’acquisizione come una nuova rottura nel sistema bancario globale, che sta “entrando in una nuova e turbolenta era”.

Secondo il New York Times, “l’umiliante scomparsa del Credit Suisse è una manna per UBS, che sta consolidando la sua posizione”. Il Wall Street Journal vede un rischio, “perché Credit Suisse è afflitto da una lista di scandali e problemi, e la sua grande banca d’investimento è l’opposto del modello che UBS ha plasmato per anni”.

Per l’Economist, “la sfida sarà quella di mantenere questa nuova entità in salute”, dato che il patrimonio combinato delle due banche è pari al doppio del PIL della Svizzera. Tuttavia, se ci sarà un altro problema, non sarà possibile salvare questo nuovo istituto, poiché la struttura sarà semplicemente troppo grande per un’operazione del genere.

Tutti i protagonisti dell acquisizione di Credit Suisse da parte di UBS prima della conferenza stampa a Berna.
Tutti i protagonisti dell’acquisizione di Credit Suisse da parte di UBS prima della conferenza stampa a Berna. © Keystone / Peter Klaunzer

La stampa italiana

Il Corriere della Sera dedica più articoli al salvataggio di Credit Suisse. Il contributo di cronaca apre con una frase che fa capire con che stato d’animo è stata affrontata l’intera faccenda domenica in Svizzera: “Con un finale da thriller hollywoodiano, a poche ore dall’apertura della Borsa di Tokyo si è conclusa ieri verso le 19 e 30, dopo un week end di trattative febbrili, la complessa vicenda del salvataggio del Credit Suisse”.

L’articolo però che apre questa mattina la pagina web del giornale, parla di “un’operazione che azzera il valore di bond subordinati (A1) per 16 miliardi di euro, prima ancora di spazzare via tutto il capitale degli azionisti come sarebbe stato normale”. Questo significa aver creato un precedente pericoloso: “gli obbligazionisti subordinati potrebbero essere meno protetti degli azionisti”. Secondo l’editorialista la Confederazione “ha voluto per motivi geopolitici preservare i primi due azionisti della banca, la Banca nazionale saudita e il fondo sovrano del Qatar”.

Anche il quotidiano romano La Repubblica pone l’accento sull’azzeramento dei bond subordinati (A1): “Una sorpresa per i risparmiatori, ma non una forzatura visto che questo tipo di obbligazioni sono un strumento emesso dalle banche che forniscono rendimenti più alti delle normali obbligazioni proprio perché la banca emittente può trasformarlo in capitale in caso i requisiti patrimoniali scendano sotto la soglia prevista dalle autorità bancarie”.

L’analisi della Repubblica chiama in causa anche il Consiglio federale. Il giornale scrive che il Governo “le ha provate tutte per salvare Credit Suisse dal tracollo. Di fronte alle resistenze di UBS ad accollarsi il grande malato della finanza elvetica, avrebbe ipotizzato persino la sua nazionalizzazione”. A dimostrazione di come la situazione fosse gravissima, non solo per la banca ma, anche, “per il Paese che di banche è vissuto e sulle banche ha prosperato, per buona parte del ‘900 e per i primi scorci del nuovo secolo”.

Il foglio economico IlSole24ore, presenta nel dettaglio tutta l’operazione (con l’aiuto dell’infografica) che secondo quanto dichiara il presidente di UBS Colm Kelleher, “rafforza la Svizzera come centro finanziario globale”. Il quotidiano di Confindustria ricorda la storica rivalità tra le due banche e sottolinea l’importanza dell’operazione “per cercare di disinnescare la crisi in atto nel sistema bancario”. L’acquisizione della seconda banca elvetica, infine, “fa nascere una delle maggiori banche d’Europa”.

Il Sole chiude però il suo articolo mettendo l’accento sull’occupazione: “un’eventuale fusione tra le prime due banche domestiche porterebbe a circa 10’000 esuberi, cifra-monstre di fronte alla quale il sindacato dei bancari ha chiesto l’immediata apertura di un tavolo politico”.

La Stampa parla già delle reazioni del mercato. Secondo il foglio torinese, “non è bastato il salvataggio bancario del colosso Credit Suisse, rilevato nel fine settimana dalla rivale UBS con la regia della Banca nazionale svizzera e con il sostegno della Confederazione, a calmare gli umori. Anzi: il titolo UBS sprofonda e l’allerta rimane altissima”.

Per Milano Finanza la questione è chiara: “La Confederazione ha fatto comprare a UBS Credit Suisse, in un’operazione storica per i mercati finanziari”. Il quotidiano finanziario milanese va anche dietro alle quinte: “C’era un piano alternativo targato BlackRock”. Citando il Financial Times, “l’asset manager guidato da Larry Fink, agendo insieme ad altri investitori internazionali, avrebbe messo nel mirino alcune divisioni di Credit Suisse”. Notizia puntualmente negata da un portavoce di BlackRock. Ma per Milano Finanza “i rumor dimostrerebbero la forte attenzione della finanza americana per la partita, vista la forte interconnessione tra le attività del gruppo svizzero e quelle di molte banche di Wall Street.

Il Domani, infine, cerca la spiegazione di come si sia potuti arrivare a questo punto. Nel suo editoriale si ricorda che gli scandali di Credit Suisse sono ben noti da decenni ma il crollo di fiducia è avvenuto soltanto pochi giorni fa. Come mai? Domani suggerisce che “non è una questione di solidità delle banche, ma di tassi di interesse: finché i tassi sono a zero, non c’è problema a lasciare i propri soldi in conti correnti non remunerati. Ma ora che perfino i titoli di stato offrono rendimenti al 3-4 per cento, mentre l’inflazione erode il potere d’acquisto dei soldi lasciati sul conto, chi può inizia a spostarli”.

L’editorialista si spinge oltre. “Se questa spiegazione è giusta, le cattive notizie su una banca scuotono semplicemente i risparmiatori dal loro torpore e li spingono a valutare che stanno tenendo fermi i propri soldi in conti non completamente sicuri e privi di rendimento. Dunque, al netto delle esigenze immediate di liquidità, iniziano a spostarli altrove. Ma così le banche vacillano. Se questa è la vera causa di crisi come quella di Credit Suisse, siamo soltanto all’inizio della valanga”.

I francesi ironizzano

Ciò che i media stranieri ricordano è soprattutto la rapidità dell’azione. “Nel paese delle decisioni consensuali e della lentezza che le accompagna, a volte sappiamo essere brutali e veloci, ma deve essere davvero una cosa seria”, ha ironizzato il quotidiano francese Le Monde.

Per Le Soir, si tratta di un “accordo frettoloso, attraverso misure di emergenza”, il tipo di operazione che le regole messe in atto dopo la crisi finanziaria del 2008 avrebbero dovuto evitare. 

Infine, il tedesco Die Welt sentenzia che l’immagine di qualità trasmessa dalle banche svizzere appartiene ormai al passato.

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