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Petroliera iraniana a rischio di esplosione

La petroliera iraniana Sanchi, scontratasi sabato sera nel mar Cinese orientale col mercantile CF Crystal di Hong Kong, è a rischio esplosione ed affondamento: lo riporta la tv statale di Pechino, citando l'allarme lanciato dalle autorità locali. Le ricerche dei 32 membri dell'equipaggio dispersi, di cui 30 iraniani e due cittadini del Bangladesh, non hanno ancora sortito risultati positivi.

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Le operazioni di ricerca e di contenimento del disastro ecologico, a causa della corposa perdita in mare di greggio raffinato, sono state ostacolate dall’incendio che dalla petroliera si è diffuso anche sull’acqua, tra gas altamente tossici.

La Sanchi, registrata a Panama, era diretta in Corea del Sud ma si è scontrata con il mercantile di Hong Kong a circa 160 miglia al largo di Shanghai, in una dinamica ancora poco chiara.

Secondo i dati delle autorità cinesi, la Sanchi trasportava 150mila tonnellate (quasi 1 milione di barili) di condensato, un tipo di raffinato ultraleggero. Si tratta di quantitativi molto preoccupanti: la Exxon Valdez aveva un carico di 1,26 milioni di barili di greggio quando nel 1989 ne riversò 260mila in Alaska, causando uno dei più gravi disastri ambientali mai registrati.

La Sanchi ha operato sotto cinque diversi nomi dalla sua costruzione avvenuta nel 2008, secondo i dati registrati dall’Imo (International Maritime Organization). La nave è controllata dalla Bright Shipping, società basata a Hong Kong, per conto della compagnia National Iranian Tanker.

La Cina e la Corea del Sud hanno mobilitato navi e aerei per la ricerca dell’intero equipaggio della petroliera, mentre anche la Marina Usa ha inviato da Okinawa un aereo P-8A.

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