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Ventimiglia: obiettivo Francia

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Reportage fra i migranti che tentano di superare la frontiera. La visibilità passa dagli scogli

Da Ventimiglia, Alessandra Spataro e Jonas Marti

Seduti su un muretto sotto l’ombrellone tre ragazzi sfogliano un atlante. Guardano le nazioni dell’Africa. Vengono da lì, dall’altra parte del mare: Sudan e Eritrea, per lo più. Passano il tempo all’ombra. Aspettano. Dal megafono, poco più in là, un ragazzo di un centro sociale fornisce indicazioni durante la consueta assemblea giornaliera. “Ovunque volete andare, se avete bisogno di un avvocato o un amico, possiamo aiutarvi”.

Aiuti improvvisati AlesS/jM

Gli scogli sono sempre gli stessi,
le facce continuano a cambiare

Il presidio di Ventimiglia continua da settimane. Gli scogli sono sempre gli stessi, le facce continuano a cambiare. “Oggi sono più di ieri, domani forse i giovani saranno ancora di più o forse di meno. È difficile saperlo”, spiega Jean-Yves Rouillard, venuto da Nizza col suo furgoncino di Medecins du MondeCollegamento esterno per curare i migranti, un flusso continuo che arriva dal sud dell’Italia e che si riversa in questo triangolo di asfalto, schiacciato tra il mare, la montagna e la frontiera, che fornisce ai francesi alcol e sigarette a minor costo.

Ibrahim è sparito. Intervistato da numerosi giornali, per alcuni giorni è stato la voce dei profughi. “Non c’è più”, racconta una giovane attivista arrivata dalla Toscana. “Alla fine ce l’ha fatta”. Qui sotto il ponte del diretto Genova-Nizza, tra i materassi per terra e le docce improvvisate, ci si ferma solo per ripartire. Come il ventunenne eritreo Khader che vuole raggiungere il Regno Unito. “Ci ho provato anche questa notte, ma non ce l’ho fatta. In Inghilterra voglio continuare a studiare medicina”.

La frontiera non è lontana AlesS/jM

Qui ci si ferma solo per ripartire

Lo Stato qui è solo la frontiera. La solidarietà è in mano a volontari, “cani sciolti” di centri sociali, associazioni. “Veniamo due volte al giorno e diamo acqua, pane, una scatoletta di tonno”, spiegano due ragazzi della Croce Rossa. “Alla stazione offriamo però un letto e cibo caldo. La maggior parte dei migranti passa di lì, lontano dai riflettori”.

Presidio continuo AlesS/jM

Rimanere sugli scogli è però visibilità. Anche se un volontario dice che “i giornalisti cercano la scabbia e lo scandalo”. Ma chi rimane a presidiare il confine vuole solo lasciarsi il mare alle spalle.

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