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Quando la 'vignetta' serviva per viaggiare in Italia

Il fasciscolo di contrassegni prestampati che il funzionario compilava, timbrava e staccava per consegnarli ai viaggiatori. RSI-SWI

È ormai esperienza comune, per gli italiani che viaggiano in auto o in moto verso il centro-nord Europa, fermarsi alla frontiera con la Svizzera per comprare la cosiddetta 'vignetta'. Ma c'è stato un tempo in cui erano gli svizzeri, a doversi munire di un contrassegno da porre sul parabrezza per entrare in Italia.

Questo contenuto è stato pubblicato il 17 febbraio 2019 - 15:00
tvsvizzera.it/ri con RSI (Teche)

È vero, non sono proprio la stessa cosa. La vignetta svizzera, introdotta nel 1985, equivale a un pedaggio autostradale. È un autoadesivo che costa 40 franchi (in passato: 30) e consente di percorrere le strade nazionali elvetiche per un intero anno.

La 'tessera turistica' che si vede nel filmato, invece, dura soltanto 6 mesi. È un cartoncino (che si appone al parabrezza con l'aiuto di un taschino adesivo come quello in uso in Italia per i certificati d'assicurazione) e serve "per la temporanea importazione di autoveicolo per uso privato".

In sostanza, semplifica la vita agli automobilisti stranieri, evitando loro di sbrigare una pratica burocratica a ogni entrata su territorio italiano.

Resta il fatto di una scena simile a parti invertite: nel 1958, in coda allo sportello doganale per prendere la vignetta, c'erano gli svizzeri e non gli italiani.

Contenuto esterno

Le immagini [archiviate purtroppo senza sonoro] sono tratte un servizio del Telegiornale, trasmesso dalla Televisione svizzera il 17 ottobre del 1958.

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