Ristorni dei frontalieri garantiti ai piccoli Comuni
La quota di gettito fiscale prelevato dalla Svizzera ai “vecchi frontalieri”, che Berna trasferisce a Roma, continuerà ad essere versata agli enti locali di frontiera con meno di 15'000 abitanti. Protesta però Varese.
I Comuni di frontiera possono tirare un sospiro di sollievo: il Governo italiano ha fatto marcia indietro sulla redistribuzione dei ristorni versati dalla Confederazione, vale a dire la quota di imposte pagate dai frontalieri che i Cantoni riversano ai Comuni di residenza, via Roma.
La Commissione bilancio della Camera dei deputati ha infatti votato un subemendamento alla manovra finanziaria per il prossimo anno, attualmente in discussione a Roma, che di fatto cancella la recente proposta di ridurre il numero dei Comuni beneficiari del gettito fiscale prelevato ai cosiddetti “vecchi” frontalieri, attraverso la modifica dei criteri di assegnazione.
Torna il sorriso a una ventina di Comuni
L’emendamento presentato proprio venerdì scorso stabiliva infatti l’innalzamento della percentuale-soglia, dal 3 al 4%, di frontalieri in rapporto alla popolazione residente per l’ottenimento del contributo da parte degli enti locali con un numero massimo di 15’000 abitanti.
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Grazie a questo emendamento, ha spiegato Andrea Pellicini (Fratelli d’Italia), che ha sottoscritto l’atto parlamentare con i colleghi Stefano Candiani (Lega) e Andrea Mascaretti (Fratelli d’Italia), “circa una ventina di piccoli comuni delle province di Varese e Como riusciranno a chiudere i bilanci percependo una media di 300’000 euro ciascuno anche per il 2025”. A questo proposito i tre parlamentari hanno voluto ringraziare il ministro dell’economia e delle finanze, il varesino Giancarlo Giorgetti, “che ha condiviso l’emendamento”.
La protesta dei Comuni di frontiera
È stata quindi disinnescata in pochi giorni la controversia che aveva fatto insorgere l’Associazione dei Comuni di frontiera (ACIF) del Varesotto e del Comasco, che aveva immediatamente protestato per iscritto a Roma, e numerosi esponenti politici delle regioni di confine.
In particolare, gli enti locali avevano segnalato che il provvedimento avrebbe privato molte piccole amministrazioni (tra cui Azzate, Azzio, Barasso, Gazzada Schianno, Laveno Mombello, Lomazzo, Lurago Marinone, Morazzone, Tavernerio, Venegono Inferiore) di rilevanti risorse finanziarie.
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E questo, avevano sottolineato, proprio in un momento in cui i Comuni hanno messo a punto i bilanci di previsione per il prossimo anno, facendo affidamento sulle risorse a loro già assegnate con i criteri stabiliti con decreto in agosto dal Ministero dell’Economia (MEF).
Varese esclusa
Non tutti sono però contenti per quest’ultima svolta nella vicenda: le città con più di 15’000 abitanti non potranno infatti beneficiare dei fondi provenienti dai ristorni dei frontalieri, che andranno a finire nelle casse delle Province, che a loro volta li suddivideranno in base a progetti che coinvolgono tutto il territorio.
Tra gli esclusi eccellenti c’è infatti la città di Varese, guidata dal centro-sinistra, che si vede tagliare definitivamente il contributo di 4 milioni di euro. Una circostanza che ha suscitato la reazione di esponenti del Partito democratico, secondo cui la maggioranza ha voluto ridurre le risorse destinate ai servizi alla cittadinanza e alla manutenzione delle strade del capoluogo di provincia per logiche e speculazioni di natura eminentemente politica.
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Possibili ulteriori sviluppi
Inoltre, non sembrano esserci al momento novità riguardo all’altra questione sollevata dalle amministrazioni locali, vale a dire la modifica dei criteri di utilizzo dei ristorni, vincolandone una quota consistente (fino al 50% delle risorse attribuite a ogni comune), a progetti finalizzati a compensare gli effetti negativi derivanti dalle crisi aziendali sorte sul territorio comunale.
Non sono comunque esclusi ulteriori colpi di scena su questa vicenda nei prossimi giorni, in funzione dell’evoluzione del dibattito sulla Legge di bilancio che è in corso alle Camere a Roma.
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