La battaglia tra Svizzera e Italia sull’IVA mette in crisi i doganieri italiani

L'abbassamento della soglia per il rimborso IVA in Italia ha scatenato un'ondata di acquisti transfrontalieri, mettendo in ginocchio il personale doganale italiano di Ponte Chiasso, già stremato da carenze di organico e incertezze sul futuro.
Carrelli della spesa più pieni, code più lunghe alle casse e soprattutto file interminabili agli sportelli per il rimborso IVA. È questo lo scenario che si presenta ogni weekend nei centri commerciali italiani di confine, dove l’affluenza di cittadini svizzeri ha registrato un’impennata senza precedenti. La ragione? L’abbassamento della soglia per il tax free a soli 70 euro, una mossa che ha trasformato anche piccoli acquisti in occasioni di risparmio per i consumatori elvetici.
Il fenomeno del “turismo degli acquisti” non è certo nuovo lungo la frontiera italo-svizzera, ma ha assunto dimensioni inedite negli ultimi mesi, creando un paradossale braccio di ferro tra le autorità dei due Paesi. Da un lato il Governo elvetico, che dal primo gennaio ha ridotto la franchigia doganale da 300 a 150 franchiCollegamento esterno nel tentativo di arginare la fuga di consumatori verso l’estero. Dall’altro l’Italia, che con la riduzione della soglia per il rimborso IVA (da 154.95 euro a 70) ha di fatto neutralizzato la contromisura elvetica, rendendo ancora più conveniente fare acquisti in Italia.
In generale, l’Italia cerca di attrarre i turisti e i residenti svizzeri, offrendo loro la possibilità di acquistare prodotti più economici grazie al rimborso dell’IVA. La Svizzera, invece, cerca di limitare la perdita di entrate dovuta al “turismo della spesa”, cioè agli acquisti fatti in Italia per poi rientrare in Svizzera senza pagare l’IVA.
Infatti, l’Italia ha abbassato la soglia minima per il rimborso dell’IVA a 70 euro (da 155 euro), incentivando così i residenti in Svizzera ad acquistare in Italia. Questo rende più facile per i residenti in Svizzera ottenere il rimborso dell’IVA sulle spese, rendendo i prodotti italiani più competitivi.
La Svizzera, invece, ha abbassato il limite di esenzione dell’IVA per le merci importate, da 300 a 150 franchi. Questo significa che chi rientra in Svizzera con acquisti oltre questo limite dovrà pagare l’IVA svizzera (8,1%).
Questa situazione è stata definita “guerra dell’IVA” o “guerra al turismo della spesa” a causa della tensione tra i due paesi riguardo alle politiche fiscali che influenzano il commercio transfrontaliero.
La strategia del “car pooling della spesa”
La soluzione – non nuova per altro – per aggirare i nuovi limiti elvetici si è rivelata tanto ingegnosa quanto elementare: varcare il confine in gruppo, con familiari o amici al seguito. Il limite doganale, infatti, viene calcolato per singola persona, inclusi i minori. Una famiglia composta da quattro membri può quindi riportare in territorio svizzero acquisti per un valore complessivo di 600 franchi senza incorrere in dazi supplementari.
Questa pratica ha preso piede a tal punto che in Germania, dove si registra un fenomeno analogo, le catene della grande distribuzione hanno iniziato a promuoverla esplicitamente. “Acquistate insieme, risparmiate insieme”, proclama un manifesto pubblicitario (vedi la foto che segue) esposto da un supermercato tedesco in una località di frontiera, che ritrae un’automobile decappottabile con a bordo una famiglia raggiante e una targa emblematica: “600 franchi di franchigia”.

E mentre la Germania si prepara addirittura ad abolire completamente il limite per il tax free entro il 2026, l’Italia si gode i benefici economici di questa invasione pacifica di consumatori svizzeri, che però sta creando serie difficoltà al sistema doganale.
Dogane al collasso: l’allarme del sindacato
“La situazione a Ponte Chiasso è diventata insostenibile”. Non lascia spazio a interpretazioni la denuncia dell’Unione Italiana Lavoratori Pubblica Amministrazione (UILPA) di Como, che in un comunicato ufficiale evidenzia la crisi che si è venuta a creare presso le dogane di confine. Secondo il sindacato, l’abbassamento del limite per il tax free a 70 euro ha causato “un drastico aumento delle operazioni doganali”, che il personale, già cronicamente sottodimensionato, non riesce più a gestire.
“L’abbassamento del limite per il tax free a 70 euro ha causato un drastico aumento delle operazioni doganali”
UILPA Como
Le richieste di rimborso IVA sono aumentate esponenzialmente, costringendo i doganieri a turni massacranti. “I lavoratori della SOT di Ponte Chiasso – rincara l’UILPA – operano da anni in condizioni di grave carenza di organico, costretti a turnazioni di 24 ore senza alcun rinforzo significativo. Il crescente volume di lavoro ha reso il contesto operativo estremamente gravoso e al limite della sostenibilità”.
Nonostante queste difficoltà, i doganieri continuano a svolgere il loro servizio “con sacrificio e dedizione – spiega ancora il sindacato – spesso sopperendo alle difficoltà con impegno straordinario”. Ma la misura è ormai colma, e il sindacato chiede interventi urgenti per evitare il collasso del sistema.
Avremmo voluto raccogliere direttamente la testimonianza dell’UILPA di Como, così come dell’Ufficio delle dogane comasco, ma i nostri ripetuti tentativi di contatto, protrattisi per diversi giorni, non hanno ricevuto alcun riscontro.
Il rischio di chiusura della SOT di Chiasso
Come se non bastasse, all’orizzonte si profila un’ulteriore complicazione: la possibile soppressione della Sezione Operativa Territoriale (SOT) di Chiasso, responsabile delle operazioni doganali sui treni e situata in territorio elvetico. Una decisione che, se confermata, aggraverebbe ulteriormente la situazione.
La prospettiva risulta particolarmente demoralizzante per numerosi doganieri che hanno accettato le difficili condizioni lavorative a Ponte Chiasso nella speranza di un futuro trasferimento a Chiasso, dove il servizio è retribuito in maniera più adeguata. “L’incertezza sulla chiusura della SOT di Chiasso – sottolinea l’UILPA – rende questa possibilità ancora più indefinita, lasciando il personale senza alcuna garanzia sul futuro”.
Per questi motivi, precisa ancora il sindacato, i lavoratori chiedono “risposte chiare e interventi urgenti per garantire una gestione equa e sostenibile delle Dogane di Como”. L’UILPA esorta sempre nel comunicato le istituzioni competenti ad affrontare “con serietà e tempestività questa problematica, accogliendo le legittime istanze del personale e adottando ogni rimedio per scongiurare l’ulteriore deterioramento delle condizioni di lavoro e la conseguente inefficienza del servizio fornito all’utenza”.
Un equilibrio difficile da trovare
Mentre il braccio di ferro tra Italia e Svizzera sul fronte degli acquisti transfrontalieri continua, chi ne paga le conseguenze sono i lavoratori delle dogane, stretti tra l’incudine delle politiche commerciali aggressive e il martello della carenza di personale e risorse.
“I lavoratori non possono essere lasciati nell’incertezza”, aggiunge il sindacato, che conclude: “Serve chiarezza, trasparenza e un concreto impegno da parte degli organi responsabili per garantire dignità, sostenibilità e un adeguato riconoscimento al lavoro doganale svolto con sacrificio quotidiano”.
Nel frattempo, il flusso di consumatori svizzeri verso i negozi italiani non accenna a diminuire, alimentando un’economia di confine che prospera sulle differenze fiscali tra i due Paesi, ma che rischia di mettere in ginocchio un sistema doganale già fragile e sottodimensionato.

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