Da gennaio è cresciuto il rischio di attentati in Svizzera
La minaccia terroristica si è accentuata in Svizzera dall'inizio di quest'anno, ha messo in guardia il direttore del Servizio delle attività informative della Confederazione (SIC) Christian Dussey.
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Keystone-ATS
L’accresciuto rischio di attentati che si registra in Svizzera da genanio è dovuto al lancio di una campagna lanciata dal sedicente Stato Islamico (IS) volta a compiere attacchi in Europa.
Il gruppo terrorista “non l’aveva fatto da diverso tempo. Ha veramente dato nuova spinta al movimento, moltiplicata dai social network”, ha detto Dussey in un’intervista pubblicata giovedì dalle testate del gruppo Tamedia.
Il rischio d’attentato più elevato in Svizzera riguarda “un atto violento realizzato da un singolo individuo ispirato dallo jihadismo”, ha aggiunto citando come esempio l’attacco antisemita commesso con un coltello da un 15enne agli inizi di marzo a Zurigo. Il giovane ha rivendicato il suo atto in un video a nome dell’IS.
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Il 15enne che sabato sera ha accoltellato un uomo di 50 anni ha rivendicato il suo gesto in un video nel quale si esprime in arabo e si dice solidale con lo Stato islamico.
Se confrontato con l’evoluzione della minaccia jihadista, l’estremismo violento di destra e di sinistra rimane piuttosto stabile, ha rassicurato il capo del SIC.
Dussey ha ricordato come dall’inizio del 2024 in Europa siano stati effettuati una trentina di arresti legati a minacce islamiste, un numero più alto dell’intero 2023. La Svizzera non ne è indenne, a testimonianza del fermo di tre adolescenti in aprile a Sciaffusa e Turgovia per il sospetto di attività terroristiche.
Secondo Dussey, la radicalizzazione dei più giovani è un modo di farsi vedere sui social, aumentando seguito e successo. In altri casi, entrano invece in gioco squilibri psicologici.
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La Svizzera è in stato di alta allerta contro possibili attacchi terroristici.
Per frenare la minaccia, il SIC effettua una sorveglianza di Internet in stretta collaborazione con servizi di intelligence straniera. Una cooperazione che, stando sempre a Dussey, funziona “eccezionalmente bene” dagli attentati negli Stati Uniti dell’11 settembre 2001.
Quasi 20’000 informazioni sono scambiate ogni anno fra il SIC e le altre intelligence. “Questa collaborazione internazionale è semplicemente indispensabile per noi”, mette in evidenza il vallesano, anche perché l’organo è confrontato con problemi di personale, potendo contare su meno uomini “della polizia cittadina di Losanna”.
Tale carenza è stata ulteriormente aggravata dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia nel 2022, osserva Dussey. Sono comunque in corso discussioni con il Dipartimento federale della difesa per aumentare gli effettivi.
In merito al conflitto ucraino, Dussey commenta che esso “si è trasformato in una guerra ibrida che combina spionaggio, attacchi informatici, disinformazione, operazioni di sabotaggio e trasferimenti illegali di armi”. A ciò si aggiunge l’acquisizione di tecnologie, pezzi di ricambio o componenti utili allo sforzo bellico, alcuni dei quali soggetti a restrizioni a causa delle sanzioni contro Mosca.
La Svizzera è direttamente e indirettamente interessata, afferma Dussey. Ogni giorno vengono condotte operazioni per evitare che la Confederazione sia usata come piattaforma “dove i servizi segreti stranieri possono agire contro i nostri interessi”, sottolinea il numero uno del SIC.
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