Oggi in Svizzera
Care svizzere e cari svizzeri all’estero,
la bella stagione è di solito simbolo di uscite più frequenti al ristorante, o per godersi le serate estive oppure per approfittare dell’aria condizionata (e negli ultimi giorni è quest’ultima motivazione a spingere la gente al ristorante). Un momento di refrigerio che, però, pesa sul portafoglio elvetico. Almeno a giudicare dai risultati di un recente studio che mostra come Zurigo e Ginevra siano le località più care per chi vuole mangiare un boccone all’esterno delle mura di casa. Secondo il portale di viaggi Ferrygogo.de, un pasto di tre portate in un ristorante di fascia media costa più di 123 franchi a Zurigo, contro gli 80 euro di Milano, quindicesima in classifica. Al secondo posto troviamo Ginevra e al terzo Reykjavik (Islanda). Potete consultare tutta la classifica in questo articolo. La meno cara è Skopje (Macedonia).
Ora vi lascio alla lettura delle notizie del giorno e io, nel frattempo, decido dove prenotare per stasera. Nessuna località ticinese, per fortuna, si trova nella Top 15 dei ristoranti più costosi.
Lo scorso giovedì un paziente di una clinica psichiatrica di Basilea Città affetto da gravi turbe (schizofrenia paranoide e disturbi della personalità) e ad alto rischio di recidiva che era stato lasciato passeggiare da solo, ha ucciso una donna di 75 anni. Ora un’inchiesta esterna dovrà stabilire come questo sia potuto accadere.
La dirigenza dell’istituto si dice costernata: “L’obbiettivo è che cose del genere non si ripetano. Ma solo dopo l’indagine si potrà dire se tutto sia andato o meno secondo le norme”, ha dichiarato la responsabile della sicurezza Stephanie Eymann.
Dal canto suo, il capo del Dipartimento della salute del Cantone Lukas Engelberger ha affermato che “se il forte sospetto dovesse essere confermato, significherebbe che non siamo stati in grado di fare fronte alle nostre responsabilità. Me ne rammarico”.
L’omicida, un 32enne svizzero, aveva già ucciso due donne e ferito un uomo nel 2014 e nel 2015, dopo averlo giudicato penalmente irresponsabile, il Tribunale penale di Basilea ne aveva ordinato l’internamento. Le misure erano state allentate nel 2017 e da allora gli erano state concesse delle uscite accompagnate negli spazi esterni della clinica prima e delle passeggiate all’esterno poi. Allentamenti che erano stati valutati da commissioni di 3-4 medici responsabili di valutarne i rischi.
- La notizia riportata dal portale RSI InfoCollegamento esterno.
- La politica s’interroga sulla gestione dei criminaliCollegamento esterno (SRF Info, in tedesco).
- Dagli archivi di tvsvizzera.it: “Prigionieri a vita, o quasi”.
La bodycam arriva sui treni: oggi le Ferrovie federali svizzere hanno fatto sapere che dal primo settembre in tutta la Svizzera gli agenti della Polizia dei trasporti indosseranno il dispositivo che permette di registrare gli interventi.
“Scopo della bodycam”, scrive l’ex regia federale, “è contribuire a smorzare i conflitti e quindi a migliorare la sicurezza di viaggiatori e personale dei trasporti pubblici”. Questo nonostante il fatto che, viene ricordato in una nota, “i sondaggi periodici sulla soddisfazione della clientela mostrino che la sensazione di sicurezza è più elevata nelle aree della ferrovia rispetto ad altri spazi pubblici”.
“Le bodycam possono dissuadere potenziali malviventi, fungere da deterrenti in situazioni conflittuali e, se necessario, registrare prove”. La registrazione, viene precisato, avviene in maniera manuale e non a flusso continuo. L’agente dovrà attivare l’apparecchio manualmente e in maniera visibile. L’attivazione potrà essere richiesta anche dalle persone che vengono controllate.
I dati raccolti verranno archiviati su server delle FFS e conservati per 100 giorni. La consultazione del materiale, sottolineano le FFS, “è riservata esclusivamente al personale specializzato della Polizia dei trasporti a fini probatori”.
- La notizia riportata da tvsvizzera.it.
- Il comunicato stampaCollegamento esterno delle FFS.
- Dagli archivi di SWI swissinfo.ch: “Più treni svizzeri dotati di videosorveglianza”.
Si torna sui banchi di scuola in molti cantoni elvetici, ma diverse allieve e allievi dovranno lasciare a casa lo smartphone, sia alle elementari che alle medie. Questo perché la responsabilità personale sulla quale si era puntato finora ha mostrato dei limiti: “La pretesa che i giovani fossero in grado di regolare autonomamente l’uso del cellulare era troppo elevata”, ha spiegato la direzione della scuola Burghalden di Baden (canton Argovia), uno degli istituti che ha deciso d’introdurre questa nuova misura.
L’uso del telefonino a scuola fa discutere da tempo in tutto il mondo e anche l’UNESCO, in un rapporto dedicato alle nuove tecnologie pubblicato l’anno scorso, ha sottolineato che questi apparecchi nelle aule sono una fonte di distrazione.
La decisione della Burghalden, però, non si basa solo su dati scientifici, ma anche su un’osservazione delle interazioni tra alunne e alunni: “La vista di centinaia di alunni e alunne chini sul cellulare in mensa o all’esterno durante la pausa mattutina, nonostante le opzioni alternative offerte, era motivo di preoccupazione”, scrive l’istituto in una lettera inviata ai genitori.
I divieti e le limitazioni si basano anche sulle conclusioni di un libro scritto dallo psicologo statunitense Jonathan Haidt, La generazione ansiosa. Secondo Haidt, sono cinque i problemi principali causati dall’uso del cellulare in giovane età: aumento delle ansie e delle depressioni, perdita di sonno, solitudine, mania di confronto e difficoltà di concentrazione.
- Per saperne di più, vi invito a leggere questo articolo su tvsvizzera.it: “Smartphone, giro di vite nelle scuole svizzere”.
- Dagli archivi di tvsvizzera.it: “Il malessere cresce tra i bambini e gli adolescenti”.
- Lo studio dell’UNESCOCollegamento esterno sull’uso dello smartphone a scuola (in inglese).
È uno di quei temi di cui, almeno in Svizzera, si torna a parlare ciclicamente: il lupo. Oggi l’Unione svizzera dei contadini (USC) ha nuovamente lanciato un appello affinché vengano introdotte nuove misure per contrastare gli attacchi di questo predatore.
Un nuovo appello motivato dal fatto che nelle ultime settimane questo predatore ha ucciso 20 pecore in un alpeggio di Flumsberg, nel canton San Gallo. Secondo il presidente dell’USC Markus Ritter una mancata regolazione mette in pericolo l’agricoltura di montagna.
Appello che giunge proprio il giorno in cui in Tribunale amministrativo federale (TAF) ha deciso di non entrare in materia sui ricorsi presentati da una privata cittadina contro l’abbattimento di questo predatore in diversi cantoni (Ticino, Grigioni, Vallese, Vaud e San Gallo).
Nella sentenza della Corte, la non entrata in materia viene giustificata con il fatto che la donna non aveva il diritto di opporsi alle decisioni. Avrebbe potuto farlo solo se fosse stata colpita più gravemente rispetto al resto della popolazione dalle decisioni dell’Ufficio federale dell’ambiente (UFAM), che nel novembre e nel dicembre del 2023 aveva dato il via libera all’uccisione di numerosi esemplari nei cantoni sopra citati.
- L’appello dell’USC su tvsvizzera.it.
- La decisione del TAF sul portale online del Corriere del TicinoCollegamento esterno.
- “La regolazione dei lupi in Svizzera: un segno di ciò che accadrà in Europa?”: un articolo del mio collega Domhall O’Sullivan.
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