La televisione svizzera per l’Italia
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Oggi in Svizzera

Care lettrici e cari lettori,

La diga di Salanfe, in Vallese, è stata teatro in questi giorni di uno spettacolo di acrobazia: un intero branco di stambecchi si è arrampicato sul muraglione di cemento armato per leccare il salnitro che fuoriesce dalla diga. Un apporto in sali minerali prezioso per affrontare l'estate ormai alle porte.

Se volete assistere alle prodezze degli stambecchi vi consigliamo di visionare il video della Radiotelevisione svizzera di lingua francese RTS, che potete ritrovare qui.

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Keystone Pool / Michael Buholzer

Quale bilancio stilare dalla Conferenza sulla pace in Ucraina svoltasi questo fine settimana al Bürgenstock? Il vertice è stato un successo, più però per l’immagine della diplomazia svizzera che per i reali progressi che permette di compiere verso la pace, commenta lunedì la stampa svizzera.

La Conferenza di alto livello sulla pace in Ucraina – questo il nome ufficiale del vertice organizzato nel Canton Nidvaldo – si è conclusa con l’adozione da parte di 81 Paesi (su 93 presenti) di un comunicato congiunto che riafferma la necessità di difendere i principi di “sovranità, indipendenza e integrità territoriale di tutti gli Stati, compresa l’Ucraina”. Nessuno si aspettava che da questo vertice scaturisse una soluzione miracolo e alcuni vedono il bicchiere come mezzo vuoto. La RSI sottolinea ad esempio che “il tentativo di coinvolgere gli altri grandi player non è riuscito”.

Tuttavia, rileva il Tages-Anzeiger, il fatto che la Russia abbia moltiplicato gli attacchi contro la conferenza “dimostra che questa era importante”. “La solidarietà un po’ stanca nei confronti dell’Ucraina ha ricevuto una boccata d’aria fresca nelle Alpi svizzere, come testimonia l’impressionante foto di gruppo con i leader di 92 Paesi – prosegue il giornale zurighese. Questo è esattamente ciò che Putin voleva evitare”.

La diplomazia svizzera ha per contro vinto la sua scommessa e ha saputo, grazie alla perfetta organizzazione del vertice, rilanciare la sua immagine. “La logistica ha funzionato, non ci sono stati incidenti pericolosi e si è evitato un conflitto aperto tra le delegazioni”, osserva la Neue Zürcher Zeitung. La Svizzera non deve però riposare sugli allori: “Sarebbe un errore credere – prosegue la NZZ – che il nostro Paese abbia ormai fatto la sua parte grazie a una diplomazia così prestigiosa”.

giovane
Keystone / Walter Bieri

Introdurre un terzo genere nei documenti ufficiali? Sei svizzeri su dieci sono contrari, stando a un sondaggio condotto per conto dei giornali del gruppo Tamedia.

La vittoria di Nemo all’Eurovision Song Contest ha rilanciato in Svizzera il dibattito sulla necessità o meno di introdurre un terzo genere nei documenti ufficiali. La maggioranza della popolazione svizzera non sembra però condividere l’opinione del cantante, che si dichiara non binario e che milita per il riconoscimento di quelle persone che non si sentono né uomini né donne.

Da un sondaggio online al quale hanno partecipato 12’444 persone provenienti da tutta la Svizzera emerge che sei persone su dieci si oppongono all’inserimento di un terzo genere nei documenti ufficiali. La proporzione di contrari è più elevata tra gli uomini (65%) che tra le donne (57%).

Se si considera l’opinione in base all’età, il rifiuto del terzo genere è più marcato tra i 35-49enni (59%), seguiti dai 18-34enni (58%). La fascia d’età 50-64 anni risulta leggermente più aperta: a rifiutare l’idea è il 56%. A livello di istruzione, a essere più favorevoli all’idea di un terzo genere sono coloro con una formazione universitaria (52%), mentre il 61% delle persone che ha completato la scuola dell’obbligo, una scuola professionale o commerciale rifiuta l’idea della dicitura “altro” sui documenti d’identità. Secondo il sondaggio, non ci sono quasi differenze tra città e campagna.

  • La vittoria di Nemo rilancia il dibattito sul terzo genere: l’approfondimentoCollegamento esterno del Corriere del Ticino.
  • Poco più di un anno fa, il Governo svizzero ha deciso che per ora non va introdotto un terzo sesso nei documenti ufficiali. La notizia su tvsvizzera.it.
  • Dagli archivi di swissinfo.ch, il ritratto di Milusch Pati, che si definisce né un lui, né una lei.
persona che sniffa cocaina
Keystone

Il consumo di crack e di cocaina è nettamente aumentato. È quanto emerge dalle analisi delle acque reflue di dieci città svizzere.

Tra il 2021 e il 2023 i residui di droga rinvenuti nelle acque reflue sono aumentati di un terzo, scrive la NZZ am Sonntag, basandosi sulle analisi effettuate in dieci città svizzere. A crescere è stato in particolare il consumo di crack e di cocaina.

L’evoluzione preoccupa: “Un’ondata invisibile di cocaina ci sta travolgendo”, ha dichiarato al Tages-Anzeiger Boris Quednow, professore di farmacologia all’Università di Zurigo, secondo il quale al massimo tra dieci anni il Paese sarà confrontato con “un grave problema”.

Se Zurigo resta in cima alla lista delle città svizzere per quanto riguarda il consumo di cocaina, le analisi riguardanti il crack, effettuate per la prima volta dall’Ufficio federale della sanità pubblica, hanno dato risultati sorprendenti. Non è infatti Ginevra la città più colpita dal fenomeno, come ci si sarebbe potuti aspettare poiché è da qui che questa droga ha iniziato a diffondersi massicciamente in Svizzera. Bensì in testa figurano Losanna e Coira, seguite da Svitto, Zurigo e Berna.

auto incolonnate
Keystone / Urs Flueeler

Le strade nazionali sono sempre più congestionate: l’anno scorso le ore trascorse in colonna sono aumentate del 22,4% rispetto al 2022, raggiungendo la quota record di 48’807 ore. 

Pubblicando lunedì il rapporto annuale sulla viabilità, l’Ufficio federale delle strade (USTRA) sottolinea che il potenziamento mirato di alcune tratte è indispensabile per “risolvere le criticità più gravi”. Mai come l’anno scorso, infatti, il numero di ore trascorse in colonna sugli oltre 2’200 chilometri della rete viaria nazionale (che comprende tutte le strade di competenza della Confederazione, in primis le autostrade) è stato così elevato.

Il volume di traffico su questi assi, che rappresentano appena il 3% dell’estensione del sistema viario della Svizzera ma assorbono il 45% del chilometraggio totale, è cresciuto dell’1,5% a 29,6 miliardi di veicoli. Il numero di ore in colonna ha invece fatto un balzo del 22,4%. Lo scarto tra i due valori è sintomatico dei limiti della rete viaria nazionale, osserva l’USTRA.

L’agglomerato di Zurigo è l’area con il maggior numero di ore di ingorghi, con oltre 13’000 ore. Il secondo posto di questo poco ambito podio è invece detenuto dal Ticino: l’anno scorso nel Cantone a sud delle Alpi sono stati registrati circa 5’000 ore di coda.

  • L’articoloCollegamento esterno sul tema di Ticinonline.
  • Il comunicato stampaCollegamento esterno dell’Ufficio federale delle strade.
  • Dagli archivi di tvsvizzera.it: l’aumento del numero di ore passate in colonna al San Gottardo rilancia il dibattito sulla necessità di utilizzare quattro corsie.
  • Il Consiglio degli Stati dice ‘no’ all’idea del Canton Uri di introdurre un sistema di prenotazione per transitare dalla galleria autostradale del San Gottardo. La notizia su tvsvizzera.it.

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