La televisione svizzera per l’Italia
Fumo sprigionato da i pianti industriali e pale eoliche all'imbrunire.

Oggi in Svizzera

Care svizzere e cari svizzeri all'estero,

la vicenda degli F-35 di cui vogliono dotarsi le forze aeree svizzere continua a far discutere. Ultima, in ordine di tempo, è la notizia riferita dalla NZZ am Sonntag, secondo la quale la maggior parte dei 36 caccia prodotti dalla statunitense Lockheed Martin verranno consegnati con motori obsoleti che dovranno essere sostituiti.

Una bella tegola per le già disastrate casse del Dipartimento della difesa che dovrà già sborsare la bella sommetta di sei miliardi per mandare in pensione i vecchi velivoli F/A-18.

Oltretutto non è neanche così sicuro che il costruttore - su cui si è scoperto che non grava alcuna penale - sia in grado di consegnare gli F-35 a partire dal 2027, come concordato. Affaire è suivre…

Buona lettura.

Teheran al tramonto.
KEYSTONE/© KEYSTONE / PETER KLAUNZER

Una dimostrazione di cosa siano i “buoni uffici” per i quali è conosciuta la Svizzera ce l’ha offerta la tesissima cronaca internazionale di questo fine settimana. Berna ha infatti garantito le comunicazioni tra Teheran e Washington mentre si consumava l’attacco missilistico e con droni iraniano su Israele.

Sul fronte diplomatico il capo delle forze armate iraniane Sardar Bagheri ha affermato di aver inviato un messaggio agli Stati Uniti, tramite l’ambasciata svizzera a Teheran che li rappresenta nella Repubblica islamica. Nella comunicazione veniva riferito che nell’ipotesi in cui gli USA intendessero collaborare a un’eventuale risposta militare israeliana, le loro basi militari nell’area non avrebbero “alcuna sicurezza”.

Secondo le e gli analisti però il dialogo tra le due parti nelle ore più calde dell’attacco sarebbe stato ben più fitto rispetto alla scarna comunicazione di cui è stato riportato dalle fonti ufficiali. Contatti, verosimilmente assicurati anche dalla rappresentanza diplomatica elvetica, che hanno permesso di evitare l’escalation militare che, alla luce di quanto avvenuto nelle ore successive, nessuno voleva.

La Svizzera rappresenta gli interessi americani in Iran sin dalla presa di ostaggi all’ambasciata statunitense a Teheran nel 1980, durante la rivoluzione khomeinista. Oltre a garantire un minimo di relazioni diplomatiche e consolari tra i due Paesi, Berna ha assunto compiti della rappresentanza ordinaria, garantendo la protezione dei cittadini americani in Iran e gestendo pratiche consolari, come le richieste di passaporto e i cambiamenti di stato civile.

Fumo sprigionato da i pianti industriali e pale eoliche all'imbrunire.
Fumo sprigionato da i pianti industriali e pale eoliche all’imbrunire. KEYSTONE/Copyright 2022 The Associated Press. All rights reserved

Una buona notizia sul tema sempre caldo del cambiamento climatico giunge oggi dalla Confederazione, dove nel 2022 sono state registrate 3,5 milioni di tonnellate in meno di emissioni di CO2 nell’aria (per un totale di 41,6 milioni di t di CO2) rispetto all’anno prima. L’arretramento rispetto al 1990 è stato pari al 24%.

L’inventario annuale dei gas serra stilato dall’Ufficio federale dell’ambiente (UFAM) attribuisce il calo di inquinanti soprattutto al parco immobiliare che, grazie a un inverno particolarmente mite e al risanamento energetico degli edifici, ha ridotto del 44% – sempre rispetto al 1990 – le emissioni dovute agli impianti di riscaldamento (totale di 9,4 t di CO2). Questo è avvenuto nonostante le superfici riscaldate siano aumentate nello stesso lasso di tempo di oltre il 50%.

Un fenomeno analogo lo si è osservato anche nel settore industriale che ha immesso nell’atmosfera 9,6 milioni di tonnellate di CO2 (-0,9 milioni t in un anno), vale a dire il 27% in meno rispetto al 1990. Un calo meno significativo, pari all’8% in 32 anni, viene segnalato nell’ambito dei trasporti (13,7 milioni di t totali) dove in 12 mesi il guadagno ambientale è stato di solo 0,16 tonnellate di gas ad effetto serra.

Anche per l’agricoltura la diminuzione è stata leggera e le emissioni si sono fissate a 6,4 milioni di tonnellate di CO2. Si è assistito a una piccola riduzione pure per i gas serra sintetici, come i prodotti refrigeranti, e la gestione dei rifiuti (8,9 milioni di t).

Tessere sparse di assicurazioni sanitarie.
KEYSTONE/© KEYSTONE / CHRISTIAN BEUTLER

Si profila una vasta opposizione all’iniziativa popolare lanciata dal Centro per ridurre i costi delle assicurazioni sanitarie obbligatorie che pesano sempre più sui bilanci familiari.

Un ampio schieramento formato da quasi tutti i partiti (dall’UDC ai socialisti e agli ecologisti, passando dai liberali radicali) e dalle associazioni delle infermiere e dei medici di famiglia sostengono che la proposta rischia di creare una medicina a due velocità, mettendo a rischio il principio universalistico del sistema sanitario, che si fonda sulla solidarietà.

La definizione di un tetto di spesa, ha affermato oggi a Berna il comitato dei contrari all’iniziativa “Per premi più bassi – freno ai costi nel settore sanitario” non garantirebbe alle e ai pazienti con un’assicurazione di base (senza quindi le prestazioni previste da quella integrativa facoltativa) l’accesso tempestivo e adeguato dal profilo terapeutico alle cure. Secondo una simulazione l’introduzione nel 2000 di un tetto, come quello proposto dall’iniziativa, costringerebbe le e gli assicurati a dover pagare il 37% delle cure che oggi non sarebbero più coperte.

L’iniziativa promossa dall’ex Partito popolare democratico prevede che l’aumento dei costi sanitari pro capite non possa essere nettamente superiore (non più del 20%) all’incremento dei salari e alla crescita dell’economia. In questo caso, la Confederazione, i Cantoni e i partner tariffali sarebbero obbligati a prendere misure correttive. Governo e Parlamento – che hanno presentato una proposta alternativa (controprogetto indiretto) – ritengono però che il testo dell’iniziativa sia troppo rigido e non tenga conto di fattori come l’invecchiamento della popolazione e i progressi della medicina.

Un tratto del percorso alpino ed elicotteri dell'esercito.
KEYSTONE/© KEYSTONE / OLIVIER MAIRE

Quasi 5’000 persone partecipano alla Patrouille des Glaciers, la celebre competizione di scialpinismo che si snoda tra i pendii del canton Vallese, all’ombra di vette iconiche.

Due i concorsi che si svolgeranno fino a sabato: 713 pattuglie esperte si sfidano sui 57,5 chilometri del percorso tra Zermatt, ai piedi del Cervino, e Verbier (4’386 metri di dislivello). Altre 930 squadre gareggiano invece sui 29,6 chilometri tra Arolla e Verbier (2’200 metri di dislivello).

In questa 40esima edizione viene dato un rilievo particolare alla sicurezza, che compete all’esercito, che è anche responsabile dell’intera organizzazione della gara. Sono infatti 1’600 i soldati disseminati lungo il tracciato.

È ancora fresco il ricordo della tragedia consumatasi a inizio marzo nella regione della Tête Blanche, in cui hanno perso la vita sei sci-escursionisti, proprio mentre si trovavano sul percorso della Patrouille des Glaciers.

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