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Oggi in Svizzera

Care lettrici e cari lettori,

il divieto di fumo nella Confederazione è una cosa seria. Fumare è vietato all'interno di tutti i luoghi e i mezzi pubblici. Questi ultimi comprendono, logicamente, anche i treni e quando qualcuno non rispetta le regole, le conseguenze sono pesanti. 

Su un treno Intercity che da Ginevra si stata recando a Zurigo un giovane ha voluto accendersi una sigaretta e la polizia ferroviaria è dovuta intervenire per allontanarlo. L'episodio ha causato un ritardo di 20 minuti e il ragazzo, che si è dimostrato anche aggressivo nei confronti delle forze dell'ordine, dovrà probabilmente pagare una multa molto salata. Oltre ad avere violato il divieto di fumo sul convoglio, era anche privo di un titolo di trasporto valido.

Ora vi lascio alla lettura delle altre notizie di oggi. 

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KEYSTONE/© KEYSTONE / CHRISTIAN BEUTLER

In futuro, chi demolirà una vecchia casa di vacanza in località turistiche e ne costruirà una nuova potrà aumentare la superficie fino a un massimo del 30%, senza limitazioni d’uso. Dopo il Consiglio nazionale, oggi anche quello degli Stati ha approvato per 27 voti a 11 e 5 astenuti un progetto di legge scaturito da un un’iniziativa del parlamentare grigionese rappresentante del Centro Martin Candinas. 

Con questa decisione si andrà ad ammorbidire la cosiddetta Lex WeberCollegamento esterno, che stabilisce che nei Comuni con una quota di abitazioni secondarie superiore al 20% non è possibile costruire nuove case di vacanza e che per quelle realizzate in virtù del diritto anteriore valgono regole specifiche e severe. Attualmente, infatti, l’ampliamento di una residenza secondaria è consentito, fino al 30%, nell’ambito di una trasformazione, ma non nel caso di una demolizione o di una ricostruzione totale. 

Il disegno di legge accettato oggi si pone l’obiettivo di superare queste disparità di trattamento. Nelle intenzioni della Commissione dell’ambiente, della pianificazione del territorio e dell’energia del Consiglio nazionale (CAPTE-N), la modifica contribuirà alla creazione di spazi abitativi moderni per la popolazione locale, aprendo anche maggiori possibilità sotto il profilo energetico

Al progetto si è opposta, invano, la sinistra che ha chiesto la non entrata in materia, venendo però sconfitta (32 voti a 11). Il Governo, da parte sua, avrebbe voluto spingersi meno in là rispetto alla commissione. La proposta dell’Esecutivo era di concedere sì l’ampliamento fino al 30% anche in caso di demolizione o ricostruzione, ma, tenendo conto della situazione molto tesa in alcune località turistiche, di poter utilizzare solo come residenze primarie le eventuali abitazioni supplementari create. “Bisogna impedire di accentuare la pressione su queste zone, il che andrebbe a scapito delle famiglie e della gente del posto”, ha spiegato il consigliere federale Albert Rösti. 

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KEYSTONE/© KEYSTONE / LAURENT GILLIERON

Nel 2023 le esportazioni di materiale da guerra sono diminuite del 27% rispetto all’anno precedente. Le imprese svizzere del settore hanno inviato, con l’autorizzazione della SECO, armamenti in 58 Paesi per un valore totale di 696,8 milioni di franchi. 

Secondo le indicazioni della Segreteria di Stato dell’economia (SECO), che ha diffuso oggi questi dati, complessivamente le esportazioni di materiale bellico hanno rappresentato lo scorso anno lo 0,18% dell’export totale di merci elvetiche. I cinque maggiori acquirenti sono stati la Germania, che ha ricevuto materiale per un valore di 168,5 milioni, seguita dalla Danimarca con 73,6 milioni, dagli Stati Uniti con 54,3 milioni, dall’Arabia Saudita con 53,3 milioni e dalla Romania con 39,7 milioni. 

Le transazioni di maggiore entità nel periodo in esame – precisa la SECO – sono state l’esportazione di vari tipi di munizioni e componenti di munizioni in Germania (98,1 milioni), di veicoli blindati ruotati e relativi pezzi di ricambio in Danimarca (54,6 milioni), di munizioni specifiche per sistemi di difesa antiaerea in Arabia Saudita (40 milioni), di veicoli blindati ruotati e relativi pezzi di ricambio in Romania (39,6 milioni) e di diversi tipi di munizioni e componenti di munizioni nei Paesi Bassi (26,2 milioni).

Secondo la legislazione elvetica, la Svizzera non può esportare materiale bellico verso Paesi coinvolti in un conflitto. Per questo motivo, nel marzo 2015, il Governo ha vietato le forniture di armi all’Arabia Saudita in guerra con lo Yemen. In virtù dell’articolo 23 della legge federale sul materiale bellicoCollegamento esterno (Esportazione di pezzi di ricambio) vige però un’eccezione che riguarda i pezzi di ricambio e le munizioni specifiche per sistemi di difesa antiaerea forniti già anni fa dalla Confederazione a Riyad.

tavolette di cioccolato
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Nel 2023 le vendite di cioccolato svizzero sono rimaste quasi stabili in termini di volumi, ma sono salite nettamente in relazione al fatturato. Un segno, questo, del sensibile aumento dei prezzi sulla scia dell’incremento del costo delle materie prime. 

Stando ai dati diffusi oggi dall’associazione dei produttori Chocosuisse, lo scorso anno sono state smerciate 207’800 tonnellate di cioccolata, ossia lo 0,7% in più rispetto al 2022. Sono calate, invece, le esportazioni (-0,2% a 150’500 tonnellate). I principali mercati sono stati Germania, Regno Unito, Francia, Canada e Stati Uniti – mentre il consumo interno è progredito (+3,1% a 57’291 tonnellate). 

Il quadro è invece di netto incremento se si considera il giro d’affari: +7,2% a 1,9 miliardi di franchi. La crescita ha interessato sia la Confederazione (+6,4% a 0,9 miliardi) che l’export (+7,7% a 1,1 miliardi). Il consumo pro capite è invece sceso dell’1,0% a 10,9 chilogrammi, di cui 6,4 chilogrammi di prodotto svizzero (+1,7%) e 4,5 chilogrammi di quello importato (-4,7%). 

Secondo quanto comunica Chocosuisse, la pressione generale sui prezzi e l’aumento del costo del cacao stanno creando problemi ai produttori: “La protezione delle frontiere agricole elvetiche comporta un aumento dei costi di produzione in Svizzera”, afferma Beat Vonlanthen, presidente dell’organizzazione, citato in un comunicato. 

donna al computer
KEYSTONE/© KEYSTONE / CHRISTIAN BEUTLER

L’impiego a tempo parziale in Svizzera è molto più diffuso tra le donne che tra gli uomini, ma la tendenza si sta modificando, stando a quanto rivelano le ultime cifre diffuse dall’Ufficio federale di statistica.

Nel 2023 il 22,7% delle lavoratrici attive in Svizzera aveva un impiego con occupazione inferiore al 50%. La quota è però in diminuzione, mentre per gli uomini è in aumento. Fra questi ultimi si è arrivati al 7,6%, stando ai dati pubblicati oggi dall’Ufficio federale di statistica (UST).

Quella del tempo parziale (in percentuali variabili) resta comunque una prerogativa femminile: le lavoratrici, nel 2023, rappresentavano il 72,2% del totale delle persone occupate a tempo parziale (1,313 milioni di donne contro 507’000 uomini).  

Un impiego di questo tipo, si legge sul sito dell’UST, “implica spesso condizioni di lavoro precarie, prestazioni sociali più scarse e minori possibilità di perfezionamento e di carriera. D’altro canto, offre la possibilità di svolgere altre attività, come ad esempio educare i figli, prestare assistenza a terzi e svolgere le faccende domestiche”.

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