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La corte della CEDU

Oggi in Svizzera

Care svizzere e cari svizzeri all'estero,

può sembrare un paradosso ma a quanto pare nella Confederazione, pur mancando la manodopera, le e i cinquantenni, anche quelli più qualificati/e, stentano a trovare un'occupazione.

Le candidature dei più anziani per un impiego, riferisce il consulente Pascal Scheiwiller alla Neue Zürcher Zeitung, vengono spesso cestinate dalle aziende senza che vengano esaminati i curriculum vitae. È interessante notare, come riferisce il foglio zurighese, che per le candidate e i candidati più attempati ci sono più opportunità nelle imprese più piccole, prive del dipartimento risorse umane. Il resto delle notizie odierne dalla Svizzera le potete leggere qui di seguito.

Beat Jans
KEYSTONE/© Ti-Press

Il neo consigliere federale Beat Jans ha annunciato a Chiasso (Ticino), dove ha fatto visita al locale centro d’accoglienza per profughi, una stretta nel settore dell’asilo. Sarà estesa a tutti i centri federali la procedura accelerata delle domande di protezione per stranieri/e con scarse possibilità di essere accettate.

Le richieste inoltrate da persone provenienti dalla regione del Maghreb (tunisini, algerini e marocchini), il cui tasso di successo è inferiore all’1%, saranno esaminate in 24 ore.

Per evitare abusi non sarà più consentito di depositare delle domande nel fine settimana: sono infatti numerosi i casi di richiedenti che vengono ammessi nei centri federali quando gli uffici sono chiusi e poi spariscono prima del lunedì mattina, senza attivare formalmente la procedura che prevede l’esame delle impronte digitali. Questo non varrà per i soggetti fragili (famiglie, minori non accompagnati, donne sole, malati/e e anziani/e).

Inoltre sarà intensificata la collaborazione con le autorità locali, attraverso lo scambio di informazioni, per gestire le e i plurirecidivi, attraverso il potenziamento della carcerazione amministrativa per i casi di rilevanza penale modesta. Infine, per favorire l’integrazione delle e dei più giovani verrà avviato un progetto sperimentale di scolarizzazione dei sedicenni e diciassettenni non accompagnati, già a partire dalla fine della prossima estate.

La corte della CEDU
KEYSTONE/© KEYSTONE / CHRISTIAN BEUTLER

La Svizzera è stata condannata dalla Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU) in relazione a un controllo d’identità effettuato dalla polizia ritenuto discriminatorio dal profilo razziale.

I giudici di Strasburgo hanno infatti accolto il ricorso di uno svizzero di origini keniane che era stato fermato e perquisito nel 2015 dagli agenti alla stazione ferroviaria di Zurigo mentre si stava recando al lavoro.

Al rifiuto di quest’ultimo, che chiedeva la motivazione del controllo, di comunicare le proprie generalità, era scattata la multa. Provvedimento confermato successivamente dalla massima corte elvetica, il Tribunale federale, nel 2018.

Ora però la CEDU critica le modalità e il luogo in cui è stato condotto l’accertamento d’identità, ravvisando la violazione del divieto di discriminazione razziale da parte degli agenti. Berna è stata inoltre condannata al pagamento di 23’975 euro al ricorrente, che non ha chiesto indennizzi per danni morali e materiali, a titolo di spese processuali.

Pierin Vincenz
KEYSTONE/© KEYSTONE / ENNIO LEANZA

Colpo di scena nel procedimento penale a carico dell’ex ceo del gruppo Raiffeisen, Pierin Vincenz e di altri cinque coimputati. Il processo è da rifare per gravi carenze nell’atto d’accusa.

Il Tribunale cantonale di Zurigo ha annullato la condanna di primo grado a 3 anni e 9 mesi (da espiare) inflitta dal Tribunale distrettuale al dirigente bancario poiché sono stati violati i diritti fondamentali a un processo equo e a una promozione dell’accusa conforme alla legge.

Secondo la Procura zurighese Pierin Vincenz avrebbe architettato, assieme all’ex direttore della società finanziaria Aduno (ora Viseca), Beat Stocker – condannato a 4 anni – un giro d’affari illecito, attraverso partecipazioni segrete in quattro società poi rilevate da Raiffeisen e Aduno, che hanno fruttato guadagni milionari ai due (24 milioni di franchi).

Vicenda per la quale la coppia è finita in manette nel febbraio 2018, per 106 giorni. Degli altri cinque coimputati minori solo tre hanno ricevuto in primo grado pene pecuniarie sospese. Con il rinvio per vizi di procedura deciso dalla corte cantonale, il processo dovrà essere ripetuto con un nuovo atto d’accusa da parte della Procura.

Soldati ucraini
KEYSTONE/Copyright 2023 The Associated Press. All rights reserved.

Due collaboratori di un’ong svizzera morti a inizio febbraio in Ucraina sono stati uccisi in un attacco sferrato da droni. Lo conferma la stessa organizzazione umanitaria Aces Eper. Kiev e Parigi hanno aperto un’inchiesta per crimini di guerra sulla vicenda.

Le due vittime, entrambe di nazionalità francese, facevano parte di una squadra di sei persone dell’organizzazione umanitaria Aiuto delle chiese evangeliche svizzere (Aces-Eper) inviata nel paese in conflitto per valutare la situazione umanitaria nell’area attorno alla città di Beryslav, sulla riva nord del fiume Dnepr.

Ottenuti i permessi dalle autorità dell’oblast di Kherson, il gruppo è stato bersagliato dai droni. Quattro di loro se la sono cavata con solo ferite mentre due componenti sono rimasti uccisi.

L’ong Aces-Eper ha fatto sapere di essersi temporaneamente ritirata dalle aree più rischiose per il personale, pur continuando a operare a sostegno della popolazione ucraina.

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