“Le città svizzere non riescono a frenare l’espansione di Airbnb”
Le diverse misure per Le frenare la piattaforma non sono servite.
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Numerose città svizzere - fra cui anche Lugano - cercano di limitare la diffusione di Airbnb, invano.
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Le misure politiche decise in Svizzera per frenare la piattaforma statunitense di affitto di alloggi per brevi periodi AirBnB si sono rivelate inefficaci in Svizzera. È quanto sostiene lunedì il Tages-Anzeiger (TA) sulla base di un’analisi di dati della società di consulenza Airdna.
Che si tratti di un limite massimo di 90 giorni per le locazioni, di una registrazione obbligatoria, di una moratoria sulle nuove seconde case o di un divieto di affitti a breve termine nelle zone residenziali, nulla di tutto ciò è servito, afferma il giornale. Sempre più turisti si riversano nelle città elvetiche e alloggiano sempre più spesso in appartamenti Airbnb. Con conseguenze per la popolazione locale: gli affitti aumentano, soprattutto nei centri urbani, come confermano diversi studi sulle città europee.
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Il quotidiano analizza in dettaglio l’evoluzione dell’offerta Airbnb a Lugano (+80% dal 2019), Interlaken (+40%), Zurigo (+10%), Berna (+6%), Lucerna (-7%) e Ginevra (-20%, ma aumento dalla fine della pandemia). Vengono anche illustrate le varie normative in materia, per poi fare un confronto con New York.
“Sappiamo da alcuni studi che la regola dei 90 giorni ha un effetto minimo sul numero di annunci su piattaforme di affitti a breve termine come Airbnb”, commenta in dichiarazioni rilasciate alla testata zurighese Roland Schegg, professore di turismo presso la Scuola universitaria professionale della Svizzera occidentale (HES-SO). I proprietari utilizzano infatti spesso delle scappatoie, ad esempio registrando le loro proprietà su diverse piattaforme o semplicemente proponendole in modo informale. Inoltre soprattutto nelle regioni turistiche la domanda è così alta e la locazione è così redditizia che la regola dei 90 giorni “spesso agisce solo come un freno alla crescita, ma non come un vero limite”.
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Può anche accadere che le città, con le loro normative, ottengano l’opposto, ovvero una crescita ancora più rapida, spiega a TA Stefan Kirchner dell’istituto tedesco Brandenburgische Technische Universität . “Paradossalmente, abbiamo spesso osservato che una regolamentazione più severa porta a più offerte”. Il motivo è la certezza del diritto, che crea regole chiare “e quindi rende possibili gli investimenti”.
Entrambi i ricercatori sottolineano che a prescindere dall’organizzazione delle norme in una città il fattore decisivo è se e come vengono effettuati i controlli. New York, che nel settembre 2023 ha introdotto regole più severe, ha puntato fin dall’inizio su multe elevate, scoraggiando così i potenziali truffatori. Di conseguenza le offerte di Airbnb sono crollate: -50% dal 2019.
Controlli carenti
La situazione è diversa in Svizzera: le risorse per i controlli sono spesso carenti, osserva Schegg. “Questo rende quasi impossibile monitorare le nuove regole”. Ad esempio a Ginevra ci si affida semplicemente sulle segnalazioni dei cittadini. Ad Interlaken, invece, le autorità stanno setacciando minuziosamente le varie piattaforme alla ricerca di offerte non registrate: l’organizzazione turistica locale ha anche assunto di recente un nuovo ispettore.
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Molti trovano particolarmente irritante il fatto che tanti appartamenti offerti su Airbnb non siano affittati per lunghi periodi di tempo, mentre gli abitanti locali non riescono più a trovare appartamenti a prezzi accessibili. Ad esempio a Basilea il tasso medio di occupazione degli annunci Airbnb è inferiore al 50%, il che significa che un alloggio su due è inutilizzato, emerge dai dati di Airdna.
L’evoluzione della piattaforma
L’idea originaria di Airbnb era che i privati potessero affittare il loro appartamento o una stanza per un breve periodo di tempo quando non ne avevano bisogno. Nel frattempo gli attori sono però sempre più professionali. Sempre in base ad Airdna ad esempio a Interlaken circa due terzi di tutti gli ospitanti di Airbnb offrono più di 6 alloggi, il 40% addirittura più di 21. Anche a Lugano e a Lucerna si osservano molti fornitori professionali.
Il 24 novembre gli svizzeri voteranno sull’innalzamento delle barriere per il sublocazione: i favorevoli sperano anche che ciò possa frenare Airbnb. Già in base alla legge attuale i proprietari possono vietare il subaffitto, ma non tutti gli affittuari lo rispettano. Con la modifica normativa dovrebbe essere obbligatorio ottenere il consenso del locatore per iscritto.
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