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Airbnb intende rafforzare la sua presenza in Svizzera

Il quartiere del Lignon, a Ginevra.
Il quartiere del Lignon, a Ginevra. © Keystone / Martial Trezzini

Il colosso della locazione turistica annuncia che investirà nel mercato elvetico.

La piattaforma di affitto di alloggi Airbnb intende rafforzare la sua presenza in Svizzera. “Il numero di locatori che offrono uno o più alloggi in Svizzera è aumentato del 30% tra il 2021 e il 2022, e tutto questo senza alcuna iniziativa mirata sul mercato: riteniamo che ci sia un notevole potenziale di crescita”, afferma Emmanuel Marill, direttore della multinazionale americana per la regione Europa, Africa e Medio Oriente, in un’intervista all’agenzia Awp.

Attualmente sono 25’000 gli operatori in tutta la Confederazione che offrono una camera o un alloggio completo sulla piattaforma nata negli Stati Uniti nel 2008. Certo, il loro numero può sembrare relativamente basso rispetto a mercati più maturi come Francia, Spagna e Italia: tuttavia, “ottenere una tale crescita sul mercato elvetico solo in modo organico, attraverso il passaparola, è significativo”, sostiene il dirigente.

Il piccolo boom svizzero

Anche la domanda è in progressione: nel primo trimestre del 2023 le ricerche degli utenti internet svizzeri sulla piattaforma sono aumentate del 50% rispetto all’anno precedente. “Questo grande slancio ci spinge ora a investire nel marketing, nella presenza sui media e sui social, nonché a stringere partenariati con gli enti di promozione turistica”, afferma il manager, secondo cui è necessario “capitalizzare questa fase di accelerazione”. “C’è ancora molto da fare in termini di penetrazione nel mercato svizzero”, aggiunge.

Ma è il momento giusto – ci si potrebbe chiedere – in un periodo di crescenti restrizioni sulla piattaforma, accusata di aggravare la carenza di alloggi e di far salire i prezzi degli affitti? La città di Lucerna, importante meta turistica, ha appena seguito le orme dei cantoni di Ginevra e Vaud, decidendo di limitare la durata autorizzata degli affitti a breve termine a 90 giorni. “Non si tratta di restrizioni, ma di regolamenti”, argomenta Marill. “È un bene essere regolamentati, perché questo invia un segnale chiaro su ciò che è o non è possibile fare. La presenza di una zona grigia non convince i nuovi locatori a iscriversi alla nostra piattaforma; quindi, per noi è una buona notizia”. In nove cantoni svizzeri Airbnb raccoglie la tassa di soggiorno dai viaggiatori e la ridistribuisce.

Attività accessoria

Il dirigente sottolinea anche l’importanza dell’offerta complementare di Airbnb soprattutto nelle aree meno turistiche, dove le strutture ricettive sono scarse o inesistenti. “Stiamo assistendo a una crescita molto forte degli alloggi in campagna in Europa, e anche in Svizzera. Né in città né in montagna, queste zone rurali beneficiano della nostra presenza e per i viaggiatori sono talvolta l’unica opzione per scoprire un villaggio”, spiega Marill.

Gli affitti a medio termine, ovvero quanti durano più di un mese, sono un altro segmento ad alto potenziale. Questi soggiorni, già in forte crescita durante la pandemia, sono aumentati del 30% nel primo trimestre del 2023 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Dai tempi del Covid, la durata media delle prenotazioni è salita e la tendenza continua.

Nel 90% dei casi ciascun locatore offre un solo alloggio, il che indica che l’attività è principalmente accessoria. Circa il 15% degli annunci riguarda una stanza in un appartamento, una percentuale simile alla media globale. “I costi di una seconda casa sono molto elevati in Svizzera e la possibilità di recuperare parte di questi oneri affittando tutta o parte della proprietà è un’opportunità gradita a molti proprietari”, spiega Marill. In media, affittare un alloggio su Airbnb fa guadagnare 5000 franchi all’anno al proprietario. Complessivamente nel 2022, Airbnb ha registrato un fatturato di 8,4 miliardi di dollari (7,4 miliardi di franchi al cambio attuale) e un utile netto di 1,9 miliardi.


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