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Invece di ago e filo per le ferite, dalla Svizzera in arrivo nuova tecnica futuristica

Trattamento delle ferite
Circa 5'000 anni fa l'essere umano ha avuto l'idea di suturare una ferita con ago e filo. Da allora la tecnica non è cambiata molto. © Keystone / Christian Beutler

Un gruppo di scienziati e scienziate elvetiche ha messo a punto una nuova procedura che permette di chiudere delle ferite con nanoparticelle e una procedura di brasatura laser.

Questa nuova tecnica, recentemente oggetto di una pubblicazione sulla rivista Small MethodsCollegamento esterno e per la quale è stata depositata una domanda di brevetto, “dovrebbe prevenire i disturbi della guarigione e le complicazioni potenzialmente fatali in caso di suture che perdono”, si legge nel comunicatoCollegamento esterno diramato martedì dall’EMPA, il laboratorio federale di prova dei materiali e di ricerca.

“Oltre 5’000 anni fa, l’essere umano ha avuto l’idea di suturare una ferita con ago e filo. Da allora, questo principio chirurgico non è cambiato molto, ma la sutura non sempre raggiunge il suo scopo”, prosegue la nota.

Il team guidato da Oscar Cipolato e Inge Herrmann, che comprende anche scienziati e scienziate del Politecnico federale di Zurigo, ha quindi sviluppato un sistema di chiusura delle ferite in cui la brasatura laser può essere controllata in modo efficiente e delicato.

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A tal fine, il team ha sviluppato un metodo di assemblaggio che utilizza nanoparticelle di metallo e ceramica e ha utilizzato un processo di nanotermometria per controllare la temperatura. L’intero processo avviene in un legante fatto di pasta di gelatina e albume d’uovo.

Test di laboratorio

In collaborazione con l’Ospedale Universitario di Zurigo, la Cleveland Clinic (USA) e l’Università Charles della Repubblica Ceca, il team ha condotto test di laboratorio utilizzando diversi campioni di tessuto per ottenere un incollaggio rapido, stabile e biocompatibile delle ferite, ad esempio su organi come il pancreas o il fegato.

La nuova tecnica è stata anche in grado di saldare con successo e delicatamente pezzi di tessuto particolarmente impegnativi, come l’uretra, la tuba di Falloppio o l’intestino.

Inoltre, i ricercatori e le ricercatrici sono riusciti a sostituire la sorgente di luce laser con una luce infrarossa più morbida. Questo porta la tecnologia di brasatura a un passo dall’utilizzo negli ospedali.

“Se lavorassimo con lampade a infrarossi già approvate in campo medico, questa innovativa tecnica di brasatura potrebbe essere utilizzata nelle sale operatorie convenzionali senza ulteriori misure di protezione laser”, ha spiegato Inge Herrmann, citata nel comunicato stampa.

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