La televisione svizzera per l’Italia

Il direttore della Radiotelevisione svizzera si dimette

Gilles marchand
Gilles Marchand avrebbe dovuto restare in carica fino al raggiungimento del 65esimo anno di età, a inizio 2027. Keystone / Peter Schneider

In carica dal 2017, Gilles Marchand lascerà la direzione della Società svizzera di radiotelevisione in anticipo. Resterà in carica fino all'entrata in funzione del nuovo direttore o direttrice, prevista al più tardi per l'inizio del 2025.

Le dimissioni di Gilles Marchand sono state annunciate giovedì dal Consiglio d’amministrazione della Società svizzera di radiotelevisione, di cui fa parte anche tvsvizzera.it.

Il processo di successione – ha indicato il presidente del cda Jean-Michel Cina – inizierà a breve termine per permettere all’azienda di prepararsi alle scadenze politiche che la attendono nel 2026 con l’iniziativa “200 franchi bastano” e nel 2027 con la negoziazione della nuova concessione.

Gilles Marchand avrebbe dovuto restare in carica fino al raggiungimento del 65esimo anno di età, a inizio 2027. Questo avrebbe implicato tuttavia un processo di successione nel 2026, in pieno periodo di votazione.

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Considerato questo scenario, il Consiglio d’amministrazione e il Direttore generale hanno deciso di comune accordo di anticipare il processo, affinché già a inizio 2025 sia pronta a entrare in funzione una nuova direzione generale. Il posto di Direttrice o Direttore generale sarà quindi messo a concorso in tempi brevi.

“Le grandi sfide che attendono la SSR nei prossimi cinque anni devono essere affrontate con sufficiente anticipo da una direzione generale che si dedichi a questo anima e corpo e per un lungo periodo, ha dichiarato Jean-Michel Cina. Abbiamo quindi deciso di comune accordo di anticipare la sostituzione del direttore generale”.

Dopo aver diretto per diversi anni la Radiotelevisione svizzera di lingua francese RTS, Gilles Marchand è stato nominato nel 2017 alla testa della SSR. Questo periodo è stato marcato in particolare dal rifiuto dell’iniziativa “No Billag” (che proponeva la soppressione del canone radio-tv) da parte di oltre il 70% dell’elettorato nel 2018, nonché dalla profonda trasformazione digitale del servizio pubblico audiovisivo e da investimenti sempre più massicci in produzioni svizzere (film, serie e documentari) accompagnati dall’introduzione della piattaforma streaming nazionale Play Suisse.


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