Il Governo elvetico vuole abbassare il canone a 300 franchi
Per il Consiglio federale, entro il 2029 il canone radio-TV dovrebbe scendere dagli attuali 335 franchi a 300 all’anno. Inoltre, le imprese con un fatturato annuo soggetto all’IVA fino a 1,2 milioni di franchi dovrebbero essere esentate dal canone (attualmente fino a 500’000 franchi).
Il Consiglio federale ha proposto oggi, mercoledì, durante la sua seduta e in risposta all’iniziativa popolare “200 franchi bastano! (Iniziativa SSR)” – che raccomanda di respingere – di abbassare il canone radio-TV dagli attuali 335 franchi annui a 300. Inoltre propone di esentare dal suo pagamento tutte le imprese con un fatturato annuo soggetto all’IVA fino a 1,2 milioni di franchi (contro i 500’000 attuali).
La cosiddetta “Iniziativa SSR”, che prevede per la Società svizzera di radiotelevisione una riduzione dei proventi del canone dagli attuali 1,25 miliardi di franchi a circa 650 milioni, avrebbe effetti di vasta portata sull’offerta giornalistica e sul radicamento regionale della Società svizzera di radiotelevisione (SSR) con la sua organizzazione federalista, precisa l’Esecutivo in una notaCollegamento esterno.
Il Governo ha pertanto incaricato il Dipartimento federale dell’ambiente, dei trasporti, dell’energia e delle comunicazioni (DATEC) di avviare una procedura di consultazione per una revisione parziale dell’Ordinanza sulla radiotelevisione (ORTV)Collegamento esterno.
La procedura di consultazione durerà fino al 1. febbraio 2024. Prima delle vacanze estive, il Consiglio federale presenterà poi al Parlamento il messaggio sull’iniziativa SSR e contemporaneamente, alla luce dei risultati della consultazione, adotterà l’ORTV parzialmente riveduta.
La nuova concessione della SSR sarà quindi elaborata dopo la votazione popolare sull’iniziativa SSR, prevista per il 2026. Sarà valida a partire dal 2029, precisa ancora il Governo.
Una decisione “incomprensibile”
La proposta del Consiglio federale di respingere l’iniziativa popolare “200 franchi bastano! (Iniziativa SSR)” è positiva, l’idea di abbassare il canone radiotelevisivo è invece incomprensibile secondo l’Alleanza Diversità mediatica.
L’ex “senatore” liberal-radicale Joachim Eder, membro del comitato direttivo dell’associazione, definisce “miope la decisione d’indebolire il servizio pubblico mediatico in un periodo contraddistinto da disinformazione e fake news”. Lo zughese ricorda inoltre che dal 2017 il canone per le famiglie è già stato ridotto del 25%.
“Se la SSR viene nuovamente indebolita, i media privati non staranno meglio, al contrario: la spirale al ribasso continuerà”, afferma dal canto suo il presidente dell’associazione Mark Balsiger. Dal suo punto di vista, alla luce dei “drammatici sviluppi” della piazza mediatica svizzera – proprio mercoledì CH Media ha annunciato la soppressione di 150 impieghi e qualche giorno fa anche Tamedia ha fatto lo stesso – sarebbe invece importante rafforzare il servizio pubblico. La SSR non ha del resto alcuna colpa se ogni anno 2 miliardi di franchi di pubblicità svizzera finiscono nelle tasche di Google e Meta, evidenzia Balsiger.
SSR preoccupata
La SSR dal canto suo accoglie con favore la bocciatura da parte del Consiglio federale dell’iniziativa che porta il suo nome, ma è preoccupata dalle conseguenze dell’annunciata riduzione del canone. Il passaggio della tassa di ricezione da 335 a 300 franchi all’anno comporterebbe una riduzione delle entrate pari a 160 milioni di franchi, ai quali vanno aggiunti 10 milioni del proposto aumento della soglia d’esenzione per le imprese.
La riduzione del bilancio che ciò comporterebbe avrà inevitabilmente ripercussioni negative sui programmi, sostiene la SSR. L’ente radiotelevisivo fa l’esempio dei settori dell’informazione regionale, delle produzioni sportive, delle coproduzioni cinematografiche svizzere, delle registrazioni musicali e della copertura delle grandi manifestazioni popolari. Senza dimenticare il fatto che anche il personale sarebbe toccato da questa misura.
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