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I successi della diplomazia scientifica italo-elvetica

Cheops.
Il telescopio spaziale nato dalla collaborazione tra l’Università di Berna e l’Istituto nazionale di astrofisica italiano. Keystone / Atg Medialab/european Space Agen

La collaborazione accademica e scientifica tra Svizzera e Italia è intensa e di eccellente qualità. La cooperazione tra i due Paesi sfocia spesso in progetti di rilevanza internazionale.

Il lancio nello spazio di “Cheops”, il telescopio spaziale dell’Agenzia Spaziale Europea per lo studio di pianeti extrasolari nato dalla collaborazione tra l’Università di Berna, l’Agenzia Spaziale Italiana e l’Istituto nazionale di astrofisica italiano è solo un esempio, insieme alle collaborazioni tra l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare italiano e il Paul Scherrer Institute di Villigen.

La cooperazione interuniversitaria italo-elvetica ha infatti raggiunto livelli molto avanzati: solo negli ultimi anni, le università italiane e svizzere hanno firmato diverse decine di accordi di collaborazione, e nel 2023 l’Italia ha ospitato oltre 1’000 studenti e studentesse svizzere mentre sono oltre 6’000 quelli italiani iscritti negli atenei della Confederazione.

Per favorire ulteriormente questa cooperazione, alcuni giorni fa a Roma si è tenuta la quarta riunione della Commissione Mista tra Svizzera-Italia (che si riunisce ogni due anni), alla presenza  della segreteria di Stato Martina Hirayama e della ministra italiana dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini.

“Italia e Svizzera sono Paesi a elevata densità di ricerca scientifica e di elevata conoscenza tecnologica”.

Luca Valenziano, Addetto scientifico al Consolato Generale d’Italia di Zurigo.

Lo scambio tra le delegazioni, composte da alti rappresentanti del mondo universitario, della ricerca e dell’innovazione, è stato incentrato sulla cooperazione nei settori della formazione universitaria, della ricerca e dell’innovazione e sulle varie possibilità per intensificare e integrare gli strumenti di cooperazione già esistenti.

L’idea è anche quella di rafforzare rapporti bilaterali, anche in vista del reintegro della Svizzera nel programma “Horizon EuropeCollegamento esterno“: l’Italia ha già espresso in sede europea il massimo supporto in questa azione, come è stato ribadito in più occasioni e anche durante la recente riunione di Roma.

L’Italia è uno dei partner più importanti della Svizzera nel settore dell’educazione, della ricerca e dell’innovazione (ERI). Tra istituzioni e tra singoli ricercatori dei due Paesi sono in corso numerose cooperazioni dirette. La cooperazione è promossa da vari strumenti. Nel programma quadro dell’Unione europea per la ricerca e l’innovazione Horizon 2020 (2014–2020) ricercatori svizzeri e italiani hanno collaborato in più di 1’500 progetti e finora in più di 500 progetti nel programma Horizon Europe (2021–2027) in corso. Tra il 2018 e il 2022 il Fondo nazionale svizzero (FNS) ha promosso oltre 1’300 progetti ai quali hanno collaborato ricercatori svizzeri e italiani. L’Italia occupa pertanto il quinto posto tra i Paesi partner nel quadro degli strumenti del FNS.

(Dati forniti dalla Segreteria di stato per la formazione, la ricerca e l’innovazione)

All’incontro di Roma era presente anche Luca Valenziano, l’Addetto scientifico per la Svizzera e il Liechtenstein basato al Consolato Generale d’Italia di Zurigo.

“Italia e Svizzera – esordisce Valenziano – sono Paesi a elevata densità di ricerca scientifica e di elevata conoscenza tecnologica. Oltre ad avere ottime relazioni politiche e commerciali, l’Italia considera importante sviluppare la collaborazione scientifica con la Svizzera, puntando sull’alta tecnologia e sull’innovazione”.

Compito della Commissione Mista è quello individuare i settori prioritari e le modalità pratiche della cooperazione scientifica e tecnologica tra Italia e Svizzera. In breve, far incontrare i ricercatori e intensificare i loro scambi identificando campi di studio e settori di interesse comune.

Diplomazia scientifica

Si chiama “diplomazia scientifica” ed è uno strumento fondamentale per ogni Stato per lo sviluppo della cooperazione con altri Paesi. Alla base c’è la convinzione che non ci possa essere sviluppo economico e sociale senza innovazione e sostegno alla ricerca scientifica.

Tutto questo è favorito anche da un altro fattore: in Svizzera sono attivi tantissimi ricercatori e professori italiani (è in corso un censimento del Consolato per conoscere il loro effettivo numero) che mantengono sempre eccellenti rapporti con le università italiane, non da ultimo il rettore del Politecnico federale di Zurigo, l’altoatesino Günther Dissertori.

Ricercatori italiani in Svizzera

“Questo facilita i contatti tra le istituzioni dei due Paesi – sottolinea Valenziano – e permette un interscambio maggiore. Nel tempo, grazie a questi scambi, abbiamo avuto importanti collaborazioni che hanno portato a eccellenti risultati. Oltre all’esempio di Cheopes penso al progetto HARPS-N, lo spettrografo di grande precisione sviluppato dall’osservatorio astronomico dell’Università di Ginevra, installato sul Telescopio Nazionale Galileo ubicato alla Canarie. Potrei poi ancora citare la collaborazione tra l’università Sant’Anna di Pisa e il Politecnico di Zurigo nel campo della neuroingegneria o il Politecnico di Milano e quelli di Zurigo e Losanna”.

Di esempi se ne potrebbero citare ancora molti. Uno studio di Giacomo Mori, tirocinante della Sapienza Università di Roma e promosso dal Consolato Generale d’Italia di Zurigo, sotto la supervisione dell’Addetto scientifico Luca Valenziano, “Gli accordi internazionali di collaborazione scientifica tra università italiane e svizzereCollegamento esterno“, dà un buon contributo per una mappatura dello stato dell’arte attuale e recente della cooperazione scientifica e tecnologica tra Italia e Svizzera.

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Secondo questo studio, datato agosto 2023, la piattaforma italiana interattiva CINECACollegamento esterno per l’osservazione degli accordi e dei progetti di collaborazione interuniversitaria tra atenei italiani ed esteri (ultima visione 25 Settembre 2023) mappa per la Svizzera un numero complessivo di 214 accordi internazionali con l’Italia stipulati tra 48 atenei italiani (pubblici e privati) e 35 istituti universitari e di ricerca svizzeri (Politecnici federali, Istituti federali di ricerca, università cantonali e Scuole Universitarie Professionali).

I 214 accordi internazionali sono poi così suddivisa: 161 sono gli accordi di natura bilaterale, mentre 53 sono gli accordi di natura multilaterale su progetti di ricerca internazionali a cui partecipano collettivamente diverse università ed enti di ricerca.

Progetti futuri

Questo è quanto è stato fatto finora. Durante l’incontro di Roma, aggiunge Luca Valenziano, sono stati sollevati diversi temi che potranno in futuro interessare le due comunità scientifiche. Ad esempio  il “Quantum computing”: l’Italia ospita uno dei più potenti computer del mondo, il Leonardo a Bologna, che può interessare il mondo della ricerca svizzero. Oppure desta sempre vivo interesse il settore delle scienze della vita,  dove la Svizzera ha nella zona di Basileae e Losanna eccellenze mondiali. Altro tema di possibile collaborazione comune è quello della biodiversità, della robotica, delle energie sostenibili e dell’agritech.

Il tutto sperando che la Svizzera possa essere riammessa a titolo definitivo al programma Horizon Europe il più presto possibile. Nel frattempo, come fa sapere la Segreteria di stato per la formazione, la ricerca e l’innovazione, la Svizzera ha negoziato diverse disposizioni transitorieCollegamento esterno per permettere ai ricercatori degli istituti attivi nella Confederazione di partecipare ai bandi di concorso di Horizon Europe e Euratom.

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