La Confederazione chiede il cessate il fuoco e il rispetto del diritto umanitario.
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Tvsvizzera.it/tins con Keystone-ATS e Reuters
Nella giornata di lunedì si sono succedute anche in Svizzera le prese di posizione e le reazioni alla tragica situazione di conflitto armato che in queste ore sta mettendo in grave pericolo la popolazione civile in Israele e in Palestina.
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In serata il responsabile del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE), Ignazio Cassis, ha convocato una conferenza stampa per ribadire la posizione espressa già domenica dalle autorità federali. Le persone prese in ostaggio da Hamas “devono essere immediatamente liberate”, ha dichiarato Cassis. Secondo il capo della diplomazia elvetica, quanto sta succedendo in Israele e Palestina “non si vedeva da decenni”.
Vista la situazione geopolitica, Cassis ha richiamato le parti al rispetto del diritto internazionale umanitario, alla protezione della popolazione civile e alla prudenza, invitando i contendenti a non provocare un’escalation del conflitto che potrebbe propagarsi all’intera regione. “Un conflitto regionale in Medio Oriente”, ha sottolineato Cassis, “avrebbe un impatto diretto sul nostro Paese”.
Ambasciate svizzere e rimpatri
L’ambasciata elvetica a Tel Aviv è rimasta aperta questo week-end, malgrado il caos nel quale è piombato Israele da tre giorni. Operativo anche l’ufficio di rappresentanza a Ramallah, in Cisgiordania. Nella regione sarebbero 28’000 le persone con il passaporto rossocrociato, ma secondo il DFAE finora solo 230 persone hanno contattato il Dipartimento per chiedere informazioni sulla situazione.
Si trattava di persone attualmente sul posto, di altre che stavano pianificando un viaggio in Israele e di parenti preoccupati. Berna non sta organizzando partenze da Israele, precisa il DFAE, ma sta chiarendo se cittadini e cittadine della Confederazione possano approfittare di viaggi allestiti da altri Stati. Domani, martedì, un volo SWISS riporterà in Svizzera 219 persone.
Il Consiglio di sicurezza del Governo svizzero si era riunito ieri, domenica, in consultazioni a porte chiuse per discutere della situazione in Medio Oriente. Per la Confederazione, la priorità è adesso stabilire un cessate il fuoco ed evitare un’escalation regionale del conflitto e questo è stato il contenuto di un appello rivolto alle parti coinvolte e a tutti gli Stati che possono esercitare un’influenza sulla crisi. La Svizzera inoltre sostiene la riunione urgente del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, in programma oggi, lunedì, per discutere dell’escalation in Medio Oriente. Lo scrive su X (ex Twitter) il capo della comunicazione del DFAE Nicolas Bideau, secondo il quale è necessario affrontare il più rapidamente possibile la situazione.
Reazioni politiche
Nel frattempo, alcuni partiti fra cui il gruppo parlamentare Svizzera-Israele hanno chiesto al Governo di riconsiderare la tradizionale cautela del Paese e definire Hamas “organizzazione terroristica”. Il deputato socialista Fabian Molina ha chiesto di non interrompere il sostegno umanitario alla popolazione palestinese. “Hamas con il suo attacco ha cinicamente trasformato la popolazione palestinese in carne da macello”, ha detto oggi Molina, che è membro del Gruppo parlamentare di amicizia Svizzera-Palestina, all’agenzia Keystone-ATS. Posizione opposta è stata espressa nelle stesse ore dall’Unione di centro (UDC, destra sovranista), che ha chiesto uno stop agli aiuti.
La crisi in corso sarà discussa mercoledì nella riunione del Consiglio federale. Nell’incontro di oggi con la stampa, Cassis ha confermato che in agenda c’è la questione di come definire Hamas. La Svizzera non ha i mezzi per definire organizzazioni “terroriste” ma ciò non significa, ha aggiunto il “ministro” degli esteri, che non si possano adottare misure ad hoc.
Circa il sostegno elvetico alla popolazione palestinese, Cassis ha fatto notare che la Svizzera finanza in loco 30 organizzazioni non governative che si occupano di diritti umani o educazione. Al momento Berna non intende sospendere gli aiuti, né il sostegno all’UNRWA, l’organizzazione delle Nazioni Unite che si occupa dell’aiuto ai rifugiati palestinesi.
Emergenza umanitaria
Con il conto delle vittime che continua a salire da entrambe le parti coinvolte nel conflitto, è arrivato lunedì l’annuncio del Ministro della difesa israeliano Yoav Gallant della sospensione di acqua, elettricità e gas nella striscia di Gaza. L’iniziativa rischia di scatenare un’emergenza umanitaria di proporzioni mai viste persino in un territorio nel quale, secondo le organizzazioni di soccorso internazionali, già adesso almeno due terzi della popolazione dipende per sopravvivere dall’aiuto umanitario. Lunedi l’Ufficio di coordinamento degli affari umanitari delle Nazioni Unite (OCHA) ha annunciato che sarebbero 137’000 le persone sfollate a Gaza.
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