Il presbitero della Diocesi di Lugano era attivo al Collegio Papio di Ascona, dove è stato fermato. La segnalazione era giunta direttamente dall'amministratore apostolico della Diocesi di Lugano monsignor Alain de Raemy.
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RSI News
Il presbitero della Diocesi di Lugano accusato di abusi sessuali era attivo all’Istituto Papio di Ascona – dove è stato fermato – e la titolare dell’inchiesta penale nei suoi confronti, la procuratrice pubblica Valentina Tuoni, chiederà – secondo nostre informazioni – verosimilmente la carcerazione preventiva dell’uomo. È quanto riportato venerdì dal Radiogiornale della RSI e dalla stampa ticinese.
Le ipotesi di reato nei confronti del prete sono di atti sessuali con fanciulli, coazione sessuale, atti sessuali con persone in capaci di discernimento o inette a resistere: questo secondo un comunicato diramato giovedì dalla curia.
La segnalazione era giunta direttamente all’amministratore apostolico della Diocesi di Lugano, monsignor Alain de Raemy, che ha immediatamente attivato la commissione di esperti in caso di abusi sessuali in ambito ecclesiale, i cui accertamenti hanno portato la segnalazione in procura. Procura che, per il momento, si è limitata a confermare l’apertura di un procedimento. La magistrata titolare dell’inchiesta sembra ora intenzionata a chiedere l’arresto del sacerdote, arresto sul quale dovrà comunque pronunciarsi il giudice dei provvedimenti coercitivi.
Il rettore del Papio: “Sono sconcertato”
Contattato dai quotidiani ticinesi, il rettore del Collegio Papio di Ascona, don Patrizio Foletti, si è detto sconcertato. Ha dichiarato a laRegione di essere “sconcertato e totalmente preso alla sprovvista”, mentre al Corriere del Ticino ha dichiarato: “Son caduto dal quinto piano (…) Neanche lontanamente mi è mai passato per la mente che tutto questo potesse accadere”. Oggi (venerdì), la scuola invierà una comunicazione scritta alle famiglie, ha aggiunto.
Sospensione cautelativa del presbitero
La Diocesi ha nel frattempo ha sospeso il presbitero dalle sue funzioni, così come previsto dai regolamenti in ambito canonico, in attesa “che si chiariscano le sue responsabilità a livello penale”, recita il comunicato.
Ricordiamo, che proprio mons. Alain de Raemy, dopo la pubblicazione di uno studio dell’Università di Zurigo sugli abusi nella chiesa cattolica Svizzera, lo scorso settembre aveva esortato le vittime a denunciare egli abusi.
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