Amnesty International Svizzera ha depositato lunedì a Berna due petizioni sostenute da più di 45'000 persone che chiedono al Governo e al Parlamento di sbloccare gli aiuti finanziari destinati all'agenzia dell'ONU per il soccorso dei rifugiati palestinesi (UNRWA) e di impegnarsi per un cessate il fuoco immediato a Gaza.
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tvsvizzera.it/mar/Keystone-ATS
Le petizioni esortano la Confederazione a non dimenticare la propria tradizione umanitaria e a schierarsi chiaramente dalla parte del diritto internazionale, si legge nel comunicatoCollegamento esterno diramato lunedì dalla sezione svizzera di Amnesty International.
La Svizzera, prosegue la nota, continua a trattenere il proprio contributo finanziario all’agenzia umanitaria delle Nazioni Unite, pari a 20 milioni di franchi annui in un momento in cui la popolazione civile della Striscia di Gaza occupata è minacciata dall’incessante guerra e dalla carestia, e questo nonostante il governo israeliano non abbia fornito alcuna prova a sostegno delle sue accuse, sottolinea Amnesty International, che sostiene di aver esaminato l’imputazione di sei pagine presentata dallo Stato ebraico.
Inoltre il rapporto d’inchiesta indipendente sulla revisione esterna dell’Agenzia condotto sotto la guida dall’ex ministra degli esteri francese Catherine Colonna ritiene che l’UNRWA rispetti i principi di neutralità, osserva l’Ong.
In seguito alle accuse mosse da Israele, secondo cui 12 dipendenti dell’UNRWA sono sospettati di essere stati coinvolti nel massacro compiuto da Hamas lo scorso 7 ottobre, diversi Paesi hanno deciso di sospendere i finanziamenti devoluti all’agenzia ONU. “Questa decisione draconiana ha conseguenze catastrofiche per la vita e la sopravvivenza di milioni di persone”, aggiunge la nota.
“La riluttanza del nostro Paese a finanziare gli aiuti dell’ONU quando milioni di palestinesi soffrono la fame è difficile da comprendere e appannerà l’immagine umanitaria della Svizzera”, prosegue Amnesty International Svizzera.
“La sospensione degli aiuti appare ancora più scandalosa dopo la sentenza della Corte Internazionale di Giustizia (CIG) di gennaio, in cui si conferma che la popolazione palestinese di Gaza potrebbe essere esposta al rischio di genocidio”, afferma l’Ong.
Amnesty International chiede dunque ancora una volta alla Svizzera di fare tutto il possibile per garantire l’attuazione della risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che auspica un cessate il fuoco immediato, il rilascio incondizionato di tutti gli ostaggi e aiuti umanitari a favore della Striscia di Gaza.
L’appello di MSF
A seguito dei recenti sviluppi che testimoniano la neutralità dell’UNRWA, anche l’organizzazione umanitaria Medici senza frontiere (MSF) si è rivolta alla Svizzera, chiedendo alla Confederazione di sbloccare i finanziamenti, “in modo tale da poter fornire aiuti vitali alla popolazione di Gaza”. In un comunicato odierno, MSF ribadisce che l’agenzia delle Nazioni Uniti rappresenta “un’ancora di salvezza per milioni di palestinesi a Gaza, in Cisgiordania e nell’intera regione, e che non può essere sostituita in tempi rapidi da alcuna altra organizzazione a fronte dell’attuale grave crisi”.
Il personale di MSF si trova confrontato quotidianamente con la situazione catastrofica nella Striscia, dove da oltre sei mesi svolge un ruolo vitale per garantire alla popolazione l’accesso ai beni di prima necessità. La stessa organizzazione ha pubblicato oggi un rapporto sull’attuale situazione sanitaria a Gaza.
Possibile decisione già domani
La Commissione della politica estera del Consiglio nazionale dovrebbe pronunciarsi domani (martedì) in merito al finanziamento. In occasione dell’esame del preventivo 2024, il Parlamento aveva deciso a dicembre che gli aiuti umanitari svizzeri in Medio Oriente possono essere sostenuti solo previa consultazione delle due commissioni della politica estera.
L’Unione democratica di centro e in parte il Partito liberale radicale hanno espresso la loro intenzione di voler tagliare completamente i fondi destinati all’UNRWA a favore di altre organizzazioni. Mercoledì scorso il Consiglio federale ha reso noto che deciderà in merito solo dopo aver esaminato in dettaglio il rapporto realizzato sotto la guida di Catherine Colonna.
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