Direttrice della SECO: “La Svizzera deve rimanere aperta su tutti i fronti”
La direttrice della Segreteria di Stato dell'economia (SECO), Helene Budliger Artieda.
Keystone / Anthony Anex
In tempi d'incertezza e di guerre commerciali la Svizzera deve restare aperta e in contatto con tutti: lo afferma la direttrice della Segreteria di Stato dell'economia (SECO), Helene Budliger Artieda.
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Keystone-ATS
“Per la Confederazione è un problema che ci siano forti tensioni tra il nostro principale partner commerciale, l’UE, il nostro secondo partner, gli Stati Uniti, e il terzo, la Cina”, afferma la direttrice della SECO in un’intervista pubblicata venerdì dalla Weltwoche. “Abbiamo solo nove milioni di abitanti, ma siamo la ventesima economia mondiale e generiamo la nostra prosperità attraverso le esportazioni”.
“Queste tensioni aumentano la pressione sulla Svizzera e sarà una grande sfida affrontarle”, prosegue l’ex ambasciatrice in Thailandia e Sudafrica. “Non apparteniamo a nessun blocco e dipendiamo dall’apertura dei mercati e dalla disponibilità del mondo a fare affari con noi. Soprattutto in questi tempi, è importante che la Svizzera rimanga aperta su tutti i fronti: la Confederazione deve rimanere in relazione con chiunque non violi il diritto internazionale e non faccia la guerra”.
Il viaggio di questa settimana negli Stati Uniti è stata un’ottima occasione per allacciare i primi contatti con l’amministrazione Trump e spiegare la posizione di Berna, spiega l’economista con studi a Bogotà. “Sono già stata negli Stati Uniti a dicembre e ho sondato gli esponenti repubblicani. Un accordo di libero scambio sarebbe ancora l’opzione migliore: sarebbe la soluzione ideale per la Svizzera, offrirebbe un quadro giuridico per le imprese elvetiche, soprattutto in caso di sconvolgimenti geopolitici. L’amministrazione di Joe Biden non ha voluto concludere alcun accordo di libero scambio classico, non ritenendolo in grado di ottenere la maggioranza al Senato. Ora dobbiamo chiarire cosa è possibile fare con la nuova amministrazione”.
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“Abbiamo buoni argomenti”, puntualizza la diplomatica cresciuta nel canton Zurigo. “A differenza di altri paesi europei o della Cina, abbiamo una bilancia commerciale relativamente equilibrata. Anche se noi forniamo più beni, gli americani forniscono molti più servizi. Il risultato è un piccolo vantaggio per la Svizzera. D’altra parte, le nostre aziende sono il sesto investitore diretto negli Stati Uniti e le imprese elvetiche pagano salari elevati negli Usa, in media 131’000 dollari. A ciò si aggiunge il sistema di istruzione duale, molto apprezzato dagli americani”.
“L’amministrazione Trump sta attualmente conducendo un’indagine per scoprire quali partner commerciali utilizzano pratiche commerciali sleali nei confronti degli Stati Uniti. Non credo però che la Svizzera possa essere criticata in questo senso: abbiamo abolito unilateralmente i nostri dazi industriali, per cui le aziende americane possono esportare i loro prodotti nella Confederazione senza imposizioni doganali. Inoltre siamo fortemente impegnati a difendere gli interessi degli Stati Uniti in Iran. In realtà stiamo facendo esattamente quello che vuole il governo di Donald Trump”, chiosa la numero uno della SECO. “Credo che ora si tratti di presentare questi argomenti alle persone giuste al momento giusto”, conclude.
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