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Gli Stati chiedono che la ristrutturazione della Posta non venga rallentata

persona imbuca lettera in cassetta gialal della Posta
Il "gigante giallo" sta procedendo da tempo a licenziamenti e chiusure di filiali. Keystone-SDA

La Posta deve poter portare avanti la sua ristrutturazione, senza che questa sia frenata da chiarimenti sul suo mandato di servizio universale e sul suo settore di attività.

È quanto ritiene il Consiglio degli Stati, che oggi ha bocciato una mozione in tal senso del Nazionale con 24 voti a 17 e 2 astensioni.

La Camera del popolo aveva accolto il testo lo scorso anno, a poche settimane dall’annuncio della Posta di voler chiudere circa 170 uffici postali autonomi entro il 2028. Il Governo aveva in seguito presentato una serie di allentamenti a livello di prestazioni, come l’allungamento dei tempi di consegna di lettere e pacchi, che entreranno in vigore nel 2026.

Non bisogna frenare l’ammodernamento della Posta, ha affermato Stefan Engler (Centro) a nome della commissione preparatoria, aggiungendo che le misure per aumentare l’efficienza sono necessarie per mantenere la sostenibilità economica dell’azienda.

Dello stesso avviso il ministro delle comunicazioni Albert Rösti, che ha fatto notare come il volume delle lettere si sia dimezzato e i pagamenti in contanti agli sportelli postali siano diminuiti di tre quarti.

“Dobbiamo invece ascoltare il malcontento delle autorità locali e della popolazione. Con i piani attuali, decine di migliaia di famiglie rischiano di essere escluse dalla consegna di lettere e pacchi, soprattutto nelle zone rurali”, ha replicato invano Charles Juillard (Centro).

La mozione

La mozione chiedeva al Consiglio federale di elaborare una revisione della legge in materia per definire il mandato di servizio universale e il settore di attività della Posta. Il Parlamento avrebbe avuto così anche la possibilità di esaminare quali prescrizioni devono essere disciplinate a livello di legge e quali a livello di ordinanza.

Fino alla conclusione della revisione, il Consiglio federale avrebbe dovuto rinunciare a modifiche dell’ordinanza e imporre alla Posta, con mezzi idonei, di sospendere i piani di rinuncia al recapito negli insediamenti di piccole dimensioni, di chiusura di uffici postali o di riduzione della puntualità nel recapito di pacchi e lettere.

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