Il presidente dell'UDC di Yverdon-les-Bains Christophe Loperetti è stato condannato a 15 mesi di carcere sospesi per aver emesso 49 falsi certificati, ma secondo la corte sarebbe "solo la punta dell'iceberg".
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tvsvizzera.it/mrj con Keystone-ATS
Christophe Loperetti, membro del legislativo di Yverdon-les-Bains (canton Vaud) e presidente dell’Unione democratica di centro locale (UDC, destra conservatrice) è stato condannato in prima istanza a 15 mesi di prigione con la condizionale per aver orchestrato un traffico di falsi certificati di vaccinazioni Covid. Loperetti ha dichiarato che farà appello.
L’imputato è stato “un anello essenziale” in questa operazione, che ha condotto “con totale disprezzo della salute pubblica” durante la pandemia, hanno ritenuto i giudici del Tribunale distrettuale della città vodese. L’inchiesta ha identificato 49 certificati falsi, cifra che per la corte rappresenta senza dubbio solo “la punta dell’iceberg”.
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I giudici hanno aggiunto che l’imputato ha mostrato “una notevole intenzione criminale” e ha agito per “motivi egoistici” monetizzando i suoi servizi. Riconosciuto colpevole di falsità in documenti, Loperetti è stato condannato anche per altre due fattispecie: una guida in stato di ebrezza e la detenzione in “condizioni deplorevoli” di due cavalli a Grandson (sempre nel canton Vaud) per i quali si è visto infliggere una pena pecuniaria di 90 aliquote giornaliere a 30 franchi sospesa per due anni.
I giudici lo hanno inoltre condannato a pagare un risarcimento di 3’000 franchi e una multa di 300 franchi. È stato inoltre condannato a pagare le spese processuali, che ammontano a circa 12’000 franchi.
“Ho agito per un ideale”
Davanti ai giudici Loperetti si era difeso affermando di aver agito “per un ideale”, con l’unico intento di aiutare “persone private dei loro diritti fondamentali perché rifiutavano di farsi iniettare un vaccino sperimentale”. Il politico UDC ha insistito sul fatto di non aver mai realizzato guadagni, né di essersi reso conto dell’illegalità di questo traffico. “Non me ne sono reso conto, all’epoca era tutto confuso. Oggi non lo rifarei”, ha detto.
La difesa di Loperetti ha chiesto l’assoluzione per la maggior parte delle accuse, tranne che per la guida in stato di ebbrezza. Nel caso dei certificati Covid, ha detto l’avvocato, il suo cliente aveva agito per “pura filantropia”. Affermazioni respinte dal procuratore Christian Maire, secondo il quale il politico non era per nulla un “difensore delle libertà o un filantropo”: il suo comportamento assomigliava di più a quello di un “trafficante di droga”.
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