Berna cercherà un Paese dove inviare gli eritrei respinti
Il Governo federale sollecitato dal Parlamento a concludere un accordo di transito con un Paese terzo dove mandare i cittadini eritrei la cui domanda d'asilo è stata respinta.
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tvsvizzera.it/spal con Keystone-ATS
Dopo la Camera alta, anche il Consiglio Nazionale ha accolto lunedì – con 120 voti contro 75 – una mozione proposta dalla senatrice liberale Petra Gössi che ha lo scopo di risolvere la questione degli eritrei e delle eritree respinte dalla Confederazione che Asmara non vuole riprendersi.
L’esempio del Senegal
Da anni le e i richiedenti asilo provenienti dall’Eritrea non possono essere rimpatriati in quanto il loro Paese d’origine rifiuta i rinvii coatti e la mozione si ispira, ha segnalato Piero Marchesi (UDC, destra), all’accordo di transito con il Senegal approvato dal Consiglio federale nel 2002.
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L’Esecutivo è chiamato ora a individuare un Paese terzo disposto a concludere un’intesa di questo tipo. Quella raggiunta nel 2002, ma poi respinta da Dakar, avrebbe dovuto autorizzare il transito dei richiedenti asilo per un periodo di tre giorni.
In questo lasso di tempo i migranti sarebbero stati identificati e avrebbero ottenuto un documento d’identità dalla rappresentanza consolare del loro Paese d’origine in Senegal. La mozione non cita alcun Paese di preciso, ma nel dibattito sono stati evocati il Ruanda (accordo con il Regno Unito) e l’Albania (con l’Italia).
La sinistra e alcuni esponenti del Centro si sono opposti invano alla mozione definendo la proposta inefficace e probabilmente molto costosa. La Svizzera, ha sostenuto Marc Jost (Partito evangelico), dovrebbe infatti pagare i trasferimenti da e verso il Paese terzo senza alcuna certezza riguardo all’esito finale della procedura.
Dubbi su costi ed efficacia
Sulla stessa lunghezza d’onda si è posto il Consiglio federale, il cui ministro di giustizia Beat Jans ha rilevato che “la Svizzera persegue già una politica di rinvio molto avanzata rispetto ad altri Paesi”.
È probabile – ha aggiunto – che la rappresentanza eritrea nel Paese terzo rifiuterebbe la richiesta di un documento d’identità e i richiedenti asilo eritrei trasferiti – ha fatto notare – dovrebbero quindi essere riammessi in Svizzera.
All’epoca delle discussioni con il Senegal, ha continuato Beat Jans, la Svizzera aveva un problema di identificazione di molte persone, è questo aveva fatto sorgere l’idea degli accordi di transito. Vent’anni dopo però la situazione è completamente diversa “e non abbiamo più questo problema”.
Negoziare accordo con l’Eritrea
Sempre su questo argomento il plenum tacitamente approvato una mozione dell’ex “senatore” Thomas Minder (Indipendente), che chiede uno specifico accordo in materia di migrazione con l’Eritrea.
Su suggerimento della commissione preparatoria, il testo è stato modificato con l’aggiunta di una disposizione che preveda l’invio nel Paese dell’Africa orientale di un rappresentante della Segreteria di Stato della migrazione (SEM) per trattare le questioni migratorie.
Attualmente la Svizzera non dispone di alcuna rappresentanza diplomatica ad Asmara e sul posto non è nemmeno rappresentata da un funzionario di collegamento incaricato dell’immigrazione (“Immigration Liaison Officer”, ILO), ossia da una persona specificamente responsabile delle questioni migratorie.
Rifugiati che sostengono il regime
Il Nazionale ha pure sostenuto – con 131 voti contro 63 e 2 astenuti – una mozione del consigliere agli Stati Andrea Caroni (Partito liberale), che incarica il Governo di elaborare una riforma del diritto in materia di stranieri.
L’obiettivo è poter sanzionare le persone che sostengono di aver cercato rifugio in Svizzera per sfuggire alle persecuzioni da parte del regime al potere nel loro Paese di origine, ma che nella Confederazione difendono, anche con la violenza, proprio questo stesso regime.
L’atto parlamentare si riferisce agli scontri tra eritrei favorevoli e contrari al regime di cui si è avuto notizia negli ultimi tempi. La maggioranza ha ritenuto scandaloso che una parte della diaspora sostenga pubblicamente e in modo violento il regime dal quale afferma di essere fuggita e ha avanzato proposte che contemplano la facilitazione della revoca dell’asilo e l’estensione dell’elenco delle infrazioni che portano a un’espulsione.
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