Ricorrono ottant'anni dalla nascita di Giorgio Gaber, cantautore e iniziatore del teatro-canzone. Musicista, commediografo, attore e regista, nacque a Milano il 25 gennaio del 1939. La Radiotelevisione svizzera lo ricorda con alcune perle scovate nei suoi archivi di Lugano, dove registrò tra l'altro lo spettacolo in quattro parti 'Me, Fuori di me'.
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Giorgio Gaber, al secolo Gaberščik, debuttò discograficamente come rocker. Chitarrista “per riabilitazione” (il padre gli regalò lo strumento dopo una lieve paralisi alla mano sinistra, così che potesse esercitare le dita in un modo piacevole) frequentò ambienti jazz, poi incise nell’autunno del 1958 ‘Ciao ti dirò’.
Un 45 giri rock’n’roll, uno dei primi in Italia. Fu pubblicato dall’appena nata Dischi Ricordi, etichetta discografica “figlia” delle storiche edizioni musicali, voluta dal giovane discendente Nanni, futuro produttore e talent scout di riferimento per il movimento italiano dei cantautori.
A Ricordi, Gaber era stato presentato da Mogol. Il paroliere lo aveva conosciuto al Santa Tecla, locale frequentato anche dagli amici Enzo Jannacci e Adriano Celentano, con i quali il futuro Signor G si esibiva (anche) per mantenersi agli studi. Gaber era inoltre molto amico del genovese Luigi Tenco.
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Giorgio Gaber, in un’intervista trasmessa il 6 dicembre del 1984 dalla Televisione svizzera, parla della sua città Milano e di come gli sembri ormai “sopita”. Ci sono nuovi luoghi di ritrovo, “ma non mi sembra che la storia passi di lì in questo momento”.
È con Celentano, e proprio con “Ciao ti dirò”, che Gaber canterà per l’ultima volta dal vivo nel 2001. Ma questa è un’altra storia.
Negli anni Sessanta, Giorgio Gaber acquisce popolarità -sono i tempi di ‘Torpedo blu’, ‘Barbera e champagne’, ‘La ballata del Cerruti’- appare in qualche film e conduce trasmissioni tv. Partecipa anche a quattro edizioni di Sanremo e tre di Canzonissima.
Non è però con la sola canzone, bensì col teatro-canzone -ideato insieme al filosofo e pittore toscano Sandro Luporini- che diventerà un’importante figura culturale del Novecento italiano.
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Il 13 novembre del 1988, Gaber parla alla TV svizzera del suo nuovo spettacolo ‘Il grigio’. È la storia di un uomo afflitto da problemi personali che si ritira in campagna, dove un fantomatico topo disturba la sua solitudine e scatena un ironico flusso di coscienza.
Il Signor G, come lo chiameranno per sempre, prende il nome dal titolo di un recital che allestisce a fine anni Sessanta per il Piccolo Teatro di Milano.
Il teatro canzone nasce così: con uno spettacolo che alterna i brani a monologhi dai temi politico-sociali o semplicemente umani, come l’amore e la sofferenza.
“Non sono né un filosofo né un politico, ma una persona che si sforza di restituire, sotto forma di spettacolo, le percezioni, gli umori, i segnali che avverte nell’aria.”
La formula del Signor G fu proposta anche alla TSI per questo ‘special’ del 22 ottobre 1972, con la “variante” di un’introduzione curata dal musicologo Lorenzo Arruga. Tra i brani in scaletta, ‘Eppure sembra un uomo’, ‘Barbera e champagne’ e ‘Com’è bella la città.
Giorgio Gaber si dedicò al teatro per trent’anni. Chiuse però la sua carriera nel nuovo millennio -prima di morire il giorno di Capodanno del 2003, a 63 anni- con un “semplice” album di canzoni. Si intitola ‘La mia generazione ha perso’ e comprende, oltre all’amaro brano eponimo, il noto singolo ‘Destra-sinistra’.
Tra le perle che lascia nelle Teche della Radiotelevisione svizzera c’è questo spettacolo cabarettistico-musicale in quattro tempi prodotto nel 1973 dall’allora TSI, ‘Me, fuori di me’. Di Gaber e Luporini, con Giorgio Gaber. Regia di Marco Blaser.
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Per vedere le altre tre puntate, clicca quiCollegamento esterno. Brani della prima: Far finta di essere sani”, “Cerco un gesto, un gesto naturale”, “La Comune”, “Il guarito” e “Dall’altra parte del cancello”.
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