Viaggio nella Siria del dopo-Isis
In Siria, mentre nella provincia di Idlib l'offensiva delle forze governative appoggiate dai russi mette a dura prova i ribelli ma soprattutto la popolazione civile, la città di Raqqa è un ammasso di rovine. In quella che l'Isis aveva proclamato sua capitale, però, non ci sono più attacchi da parte dei jihadisti e si vedono segnali di cambiamento e speranza. Reportage della Radiotelevisione svizzera RSI.
Le immagini riportate dal nord della Siria sono eloquenti: il prezzo pagato per scacciare l’autoproclamato Stato islamico, in una guerra che sembra non avere fine, è una città quasi azzerata.
Il mercato in centro, alla vigilia di un giorno di festa, è però pieno nonostante il rischio di attentati: dopo anni di terrore, si è fatto strada il fatalismo.
I reporter della RSI fanno visita ad Abood, 19enne padre di due figlie reso disabile da miliziani dell’Isis, e alla comunità cristiana, pressoché annientata dal fanatismo jihadista secondo quanto riferisce un farmacista di origine armena.
La figura che spicca, in questa città martoriata dalle bombe, è la sindaca di Raqqa, Leila Mustafa, 37 anni. È l’unica donna che la telecamera della RSI può scorgere senza velo e per ora è accompagnata da una scorta armata fino ai denti.
Ma assicura che la piazza tristemente celebre per le esecuzioni dell’Isis -dove ora sorge un monumento per ricordare il terrore- sarà il simbolo della rinascita.
QuiCollegamento esterno il diario completo del viaggio in Siria degli inviati Roberto Antonini e Dario Bosio.
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