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Condannato primo jihadista tornato dalla Siria

Il francese Mehdi Nemmouche è stato giudicato colpevole dalla Corte d'assise di Bruxelles d'aver ucciso quattro persone al museo ebraico della capitale belga il 24 maggio del 2014.

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Sparò prima a sangue freddo con una pistola a una coppia di di israeliani, poi estrasse un Ak-47 e falciò due addetti del museo ebraico di Bruxelles. Per quella strage terroristica la Corte d’Assise della capitale belga ha emesso il suo verdetto quasi cinque anni dopo, giudicando colpevole il francese Mehdi Nemmouche.

Nel 2012 è andato in Siria con l’Isis, rientrando due anni dopo in Europa

Il verdetto ha sposato la tesi dell’accusa e della parte civile, respingendo quella di una cospirazione, sostenuta invece dagli avvocati della difesa. Solo lunedì il tribunale si esprimerà sulla condanna. Nemmouche rischia l’ergastollo.

La strage

Quel sabato del 24 maggio 2014 l’orologio segnava le 15.27 quando un uomo con un cappellino calato sugli occhi, poi identificato come Nemmouche, entrava con un borsone nel Museo ebraico e tirava fuori un revolver uccidendo a sangue freddo una coppia di turisti israeliani, Myriam ed Emmanuel Riva.

Poi, una volta nell’atrio, con un kalashnikov pieghevole faceva fuoco sulle due persone alla cassa, la volontaria Dominique Sabrier e Alexandre Strens, 25 anni, che morirà dopo 10 giorni di coma. Alle 15.29 le telecamere di sorveglianza ne registravano l’uscita.

Solo per un caso, esattamente una settimana dopo, Mehdi Nemmouche verrà rintracciato nel corso di un controllo antidroga dei doganieri di Marsiglia alla stazione dei bus mentre arrivava da Bruxelles.

Radicalizzato a 19 anni

Educato alla religione cattolica nella famiglia, che lo aveva accolto dopo che la madre non era in grado di occuparsi di lui all’età di 12 anni aveva scelto la religione dei suoi nonni, l’Islam, e intorno ai 19 anni già si lanciava in discorsi e propositi estremisti. Secondo uno dei suoi professori, già a quell’età approvava la messa a morte di una donna adultera in un Paese che applicava la sharia. 

Nel 2012 è andato in Siria per combattere per l’Isis, rientrando due anni dopo in Europa.


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