Rimane incerto il destino di Kayla Mueller, la cooperante statunitense rapita in Siria ad agosto 2013 e di cui gli jihadisti hanno denunciato ieri la morte a causa dei raid giordani. Potrebbe trattarsi di una mossa propagandista degli estremisti del Califfato, che non hanno esibito prove della sua morte. La famiglia, intanto, ha inviato un appello proprio ai militanti dello Stato islamico.
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Ucciso anche il secondo ostaggio
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Un’altra decapitazione, un altro atto barbarico a sfidare la comunità internazionale: gli jihadisti dello Stato islamico hanno ucciso anche il secondo ostaggio giapponese che trattenevano da autunno. E l’esecuzione del reporter Kenji Goto, è stata filmata e diffusa su internet, come in tutti gli altri casi. Per il Giappone una vicenda sconvolgente.
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La vendetta della Giordania per la morte del pilota da parte dei miliziani dell’autoproclamato stato islamico è solo all’inizio. Amman ha lanciato un’operazione militare e, solo giovedì, decine di caccia hanno centrato e distrutto postazioni dell’Isis.
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Non si conosce ancora la sorte dei due ostaggi, il pilota giordano e il giornalista giapponese, nelle mani dell’autoproclamato Stato islamico (Isis). Le trattative con la Giordania sono fallite: Amman non ha rilasciato la prigioniera irachena chiesta dai terroristi in cambio della liberazione degli ostaggi in quanto l’Isis non avrebbe fornito le prove che il…
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