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In Cina cresce la voglia di bio

Dopo la pandemia di coronavirus, molte persone in Cina puntano il dito contro le pratiche alimentari che avrebbero favorito la trasmissione della malattia dall'animale all'uomo. Nel servizio della Radiotelevisione svizzera conosciamo chi, in questo paese, si sta impegnando per un'alimentazione bio.

Questo contenuto è stato pubblicato il 13 maggio 2020 - 08:34
tvsvizzera.it/Zz con RSI (TG del 13.05.2020)
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La produttrice biologica Shi Yan, dopo aver fatto esperienza negli Stati Uniti, ha avviato la sua attività nelle campagne intorno a Pechino nel 2009. La sua associazione, "Bio-rete", si basa sull'impegno reciproco di produttore e consumatore. Il primo fa sì che quanto prodotto metta in primo piano la qualità rispetto al rendimento, il secondo rinuncia a fare acquisti che puntano esclusivamente al risparmio.

L'epidemia di coronavirus ha reso coscienti molte persone sull'importanza di un'agricoltura e un'alimentazione più sana. Sotto accusa non c'è solo il famigerato marcato di Wuhan, ma anche la produzione agricola industriale che sconvolge gli ecosistemi.

E così l'associazione sta puntando a promuovere l'aspetto educativo. "Adesso tutti parlano di sistema immunitario, ma dipende anche da come vivi e da cosa mangi", dice Shi Yan.

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