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Anche Singapore cambia decisione e si ferma per un mese

Le strade si Singapore piene di gente con la mascherina sul viso.
Una foto di martedì 7 aprile: le strade di Singapore ancora pullulavano di gente. Keystone / Wallace Woon

Niente panico, siamo Singapore. Così fino a pochi giorni fa si riassumeva la posizione della città-stato asiatica anti-lockdown, lodata pure dall'Oms. Ora anche Singapore si ferma per un mese.

Quando in Italia si iniziava a contare i primi infettati, a fine febbraio, Singapore, con 89 casi su 5,6 milioni di abitanti e nessun morto, dava la priorità a ricostruire storia e legami di ogni persona contagiata. Il livello di allarme è sempre restato alto ma scuole, uffici, luoghi pubblici e mezzi di trasporto sono sempre rimasti aperti.

La città-Stato da subito è stata un modello per come ha gestito la comunicazione in un momento di crisi. Sul sito ufficiale del governo e attraverso i suoi canali social sono sempre stati dati aggiornamenti ai cittadini sull’evoluzione della malattia. Soprattutto, il governo ha dato immediatamente consigli ai propri cittadini su come proteggersi e su cosa fare in caso si manifestassero dei sintomi. L’obiettivo era chiaro: assicurarsi che le persone prendessero le giuste precauzioni, che non si scatenasse il panico e che gli ospedali non si intasassero.

Tutto cambia

Singapore oggi, mercoledì 8 marzo, conta quasi 1’700 contagiati e solo sei morti. Eppure la città-stato ha deciso di cambiare politica e fare un po’ come tutti i paesi del mondo. Uffici e scuole sono stati chiusi e la Repubblica ha deciso di adottare un “salvavita” di un mese.

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In un video su Facebook e rilanciato dai network, il premier Lee Hsien Loong, ha affermato che, malgrado la situazione sulla pandemia sia “sotto controllo”, il governo ha preso “altri pochi passi” coi movimenti limitati allo stretto necessario (spesa ed esercizi fisici nei parchi), incontri di gruppo solo per le famiglie e scuole da mercoledì in modalità e-learning. Uffici chiusi, tranne che per esercizi essenziali.

Vediamo nel servizio del telegiornale i motivi della decisione del governo del paese asiatico.

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