Il gruppo anglo-svedese ha distribuito nel mondo tre miliardi di dosi. Per il rischio di effetti collaterali, il medicinale non è però stato omologato in tutti i Paesi, tra questi anche la Svizzera.
Si conclude così un percorso avviato dall’azienda all’inizio di quest’anno e che già il 27 marzo scorso aveva portato al formale ritiro dell’autorizzazione all’immissione in commercio da parte della Commissione Europea. Parallelamente, l’azienda ha oggi annunciato che si sta procedendo al ritiro del vaccino negli altri Paesi del mondo.
L’intervista al farmacista cantonale ticinese Giovan Maria Zanini al TG della RSI:
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Il prodotto, in realtà, non era in uso già da tempo. “Considerata la quantità di vaccini disponibili ed efficaci per le nuove varianti di Covid-19 e considerato che Vaxzevria non è stato aggiornato per queste varianti (Vaxzevria è il nome del vaccino dell’azienda AstraZeneca, ndr.), non c’è più stata domanda per il vaccino e di conseguenza non è più stato prodotto e distribuito”, spiega l’azienda in una nota.
“Il ritiro non è legato alla sicurezza”
“Non prevedendo dunque una futura domanda per il vaccino, AstraZeneca ha deciso di ritirare l’autorizzazione all’immissione in commercio”.
Intanto, l’annuncio rimbalza in Borsa e AstraZeneca chiude la seduta in rialzo (+1,2%), performando meglio del listino di Londra (+0,49%) dopo che il produttore ha dichiarato di aver avviato il ritiro a livello mondiale del suo medicinale a causa di un “eccesso di vaccini aggiornati disponibili” dopo la pandemia. La decisione, ha spiegato la società, non era dunque legata a ragioni di sicurezza.
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Viene archiviato, dunque, il prodotto che, soprattutto nella prima fase della pandemia da Coronavirus, ha giocato un ruolo importante e – secondo una ricerca Airfinity – avrebbe anche evitato nel primo anno di somministrazione 6,3 milioni di morti. Il vaccino AstraZeneca è stato diffuso soprattutto nei Paesi a basso e medio reddito: qui sono stati distribuiti i due terzi delle tre miliardi di dosi di vaccino somministrate.
Rarissimi ma gravi effetti collaterali
Poi è iniziato il declino, conseguenza dell’emergere di nuove varianti e della scoperta di rarissimi ma gravi effetti collaterali.
“Il problema di questo vaccino era la possibilità che si presentasse in rarissimi casi – dai 14,8 casi per milione del Regno Unito ai 19,3 per milione riportati nel resto d’Europa – una complicanza denominata Vitt, acronimo che sta per trombocitopenia trombotica immune indotta da vaccino”, ricorda Rossella Marcucci, responsabile del reparto di Malattie aterotrombotiche del Careggi di Firenze che, nel 2021, fu chiamata dall’Agenzia europea dei medicinali EMA ad analizzare questa complicanza legata al vaccino.
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“La Vitt è caratterizzata da trombosi venose e arteriose potenzialmente fatali, che hanno colpito soprattutto donne giovani e che emergevano entro 30 giorni dalla somministrazione”, ricorda l’esperta. Questi effetti, per cui in breve tempo è stata trovata una terapia, sono stati inseriti nel foglietto illustrativo già nel 2021.
“Effetti collaterali così rari possono però emergere solo dopo l’utilizzo su milioni di casi – sottolinea Marcucci – ed in quella prima fase della pandemia, il rischio di morte legato al Covid era molto più alto (circa il 40% per un ultra 80enne). Oggi lo scenario è completamente cambiato, grazie soprattutto alla campagna vaccinale a livello mondiale, e quindi non ha senso correre neanche questo rischio remoto”.
Le cause collettive
Lo scorso aprile AstraZeneca ha ammesso che ci sono stati casi di trombosi, anche letali, legate al suo prodotto. Diverse famiglie hanno intentato cause collettive contro il colosso anglo-svedese, ma le difficoltà nel provare il nesso vaccino-trombosi e il costo delle spese legali ne ha già fatte desistere alcune.
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AstraZeneca non ha però abbandonato il campo dei vaccini. A marzo il governo inglese ha annunciato un investimento da parte dell’azienda di 450 milioni di sterline (circa 511 milioni di franchi) nello stabilimento di Speke, nei pressi di Liverpool, dove vengono prodotti vaccini antinfluenzali.
Nel campo del Covid, poi, l’azienda sta lavorando a un nuovo vaccino a mRNA. Uno studio di fase 1 ne sta verificando la sicurezza e l’efficacia su circa 250 persone. I dati definitivi sono attesi per il prossimo anno.
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