Riforma della giustizia con la separazione delle carriere in Italia
Il Consiglio dei ministri italiano, su proposta del Presidente Giorgia Meloni e del Ministro della giustizia Carlo Nordio, ha approvato un disegno di legge costituzionale per la riforma della giustizia. L'iter per la sua approvazione è complesso e potrebbe anche passare attraverso un referendum.
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tvsvizzera.it/fra con ANSA
Cosa prevede il testo? Innanzitutto, la separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri in modo da differenziare finalmente il percorso di chi è chiamato a giudicare i cittadini da quello di chi ha l’incarico di muovere le accuse, e rendere così più equilibrato il rapporto tra difesa e accusa nel corso del processo.
Iter dell’approvazione
L’iter per l’approvazione del provvedimento potrebbe avere due strade: una esclusivamente parlamentare, l’altra anche referendaria. Trattandosi di una legge di modifica della Costituzione, il testo ha bisogno di essere approvato da ciascuna Camera con due successive deliberazioni ad un intervallo di almeno tre mesi.
La riforma potrà dirsi approvata se nella seconda votazione entrambe le Camere approvano la legge con una maggioranza dei due terzi dei rispettivi componenti.
Referendum popolare
Se il ddl non raggiungerà questi numeri, la legge sarà sottoposta ad un referendum popolare che – secondo gli annunci del governo – sarà distinto dall’eventuale tornata referendaria sul premierato. La richiesta di referendum andrà fatta entro tre mesi dalla pubblicazione della legge, da parte di un quinto dei membri di una Camera, cinquecentomila elettori o cinque consigli regionali.
Molto probabilmente, dunque, la riforma non sarà approvata prima del 2026. Ma per il sottosegretario alla presidenza Alfredo Mantovano “non è comunque così certo che si arrivi al referendum”.
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Separazione delle carriere
Con la riforma, fin dall’inizio della propria carriera, al magistrato spetta una scelta definitiva sulla sua funzione: requirente (ovvero i pubblici ministeri che conducono le indagini) oppure giudicante (quindi i giudici di tribunale o corti) attraverso due concorsi separati.
Ne deriva la costituzione di due Consigli superiori della magistratura, anziché uno solo, com’è attualmente previsto, che continueranno ad essere composti da tre membri di diritto (il Presidente della Repubblica, il primo presidente della Corte di Cassazione e il procuratore generale della Cassazione) e da altri trenta componenti.
Due terzi di questi sono rappresentati da venti membri togati – ovvero appartenenti alla magistratura ed attualmente eletti da magistrati ordinari – e dieci membri laici attualmente eletti in seduta comune dei due rami del Parlamento, scelti tra professori ordinari in materie giuridiche o avvocati con almeno quindici anni di esercizio della professione.
Con la riforma la nomina dei trenta membri, sia per i togati che per i laici, avverrà con il meccanismo del sorteggio, eliminando così il rischio che le correnti all’interno della magistratura possano influenzarne le nomine.
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