L'Italia verso la Terza Repubblica
In Italia la premier Giorgia Meloni tenta la carta delle grandi riforme. Pronta una proposta di legge che ha l’obiettivo di garantire più efficacia e stabilità all’esecutivo, dando più poteri al capo di governo. Una sfida con molte incognite.
Ultimo miglio per il disegno di legge di riforma costituzionale che dovrebbe introdurre in Italia il premierato elettivo, una riforma che per la premier Giorgia Meloni porterà il paese nella "Terza Repubblica".
È l'elezione diretta del premier la principale novità della riforma costituzionale del governo Meloni. Definita "la riforma delle riforme" dalla ministra Elisabetta Casellati che sul tema ha una delega ad hoc e ci sta lavorando da mesi, è racchiusa in un disegno di legge costituzionale formato da cinque articoli.
Elezione del premier
Secondo le ultime bozze del disegno di legge costituzionale circolate, la riforma andrebbe a modificare tre articoli della Carta: l'88 sul potere del capo dello Stato
di sciogliere le Camere, il 92 sulla nomina del premier e il 94 sulla mozione di fiducia e sfiducia al governo. In sostanza, dalla prossima legislatura il capo dello Stato verrebbe eletto dai cittadini in un unico turno, per 5 anni, con una scheda unica.
Premio di maggioranza
Previsto anche un sistema elettorale maggioritario con un premio del 55% assegnato su base nazionale che assicurerebbe il 55% dei seggi nelle Camere ai candidati e
alle liste collegate al candidato premier eletto.
Poteri del capo dello Stato
In virtù della riforma e stando alle bozze, al capo dello Stato non spetterebbe più il potere di nomina del premier (come prevede oggi l'articolo 92), ma quello di conferire l'incarico al premier eletto, mentre manterrebbe il potere di nomina dei ministri, su indicazione del capo del governo.
Norme anti ribaltone
Nel testo predisposto dalla ministra si ipotizza che, nel caso in cui il premier si dimetta o decada dal suo ruolo, il presidente della Repubblica possa assegnare l'incarico di formare un nuovo governo al premier dimissionario o a un altro parlamentare eletto e collegato al presidente del Consiglio. Un modo per garantire continuità alla legislatura,
senza ricorrere al voto e che farebbe saltare il meccanismo della sfiducia costruttiva. Al momento non si sa se la novità resterà nel testo definitivo.
Stop ai senatori a vita
Potrebbe saltare anche un'altra prerogativa del presidente della Repubblica, ossia il potere di nominare i senatori a vita. In ogni caso la riforma garantirebbe che gli attuali senatori restino in carica fino alla fine del proprio mandato.
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