Frontalieri, sì all’utilizzo commerciale del veicolo privato
Le frontaliere e i frontalieri devono potersi spostare in Svizzera per motivi di lavoro utilizzando l’automobile privata e non per forza unicamente il veicolo aziendale. Il Governo federale invita il Parlamento ad accettare una mozione in tal senso del "senatore" grigionese Martin Schmid.
Oggi le persone frontaliere attive in Svizzera possono utilizzare il proprio veicolo (non immatricolato nella Confederazione) solo per il tragitto casa-lavoro (e naturalmente per motivi personali). L’automobile privata, per contro, non può però essere utilizzata per un uso commerciale, secondo il diritto federale (Collegamento esternoordinanza sulle dogane del 2006).
Le cose devono cambiare, secondo Martin Schmid. Il “senatore” grigionese, per motivare la propria richiesta, fa l’esempio del settore delle pulizie. In questo settore, spiega Schmid nella sua mozioneCollegamento esterno, è abitudine che impiegate e impiegati si rechino sul luogo di lavoro direttamente da casa, portando anche il materiale necessario per le pulizie.
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Per questo motivo, chi usa il veicolo privato riceve un’adeguata indennità. A causa delle prescrizioni in vigore, però, questo modo di procedere è ammesso per lavoratrici e lavoratori domiciliati in Svizzera, ma non per quelli frontalieri.
Sempre secondo Martin Schmid, i veicoli aziendali per queste ditte rappresentano spesso un onere finanziario difficile da sopportare. Inoltre, ci sarebbero anche delle difficoltà logistiche: la maggior parte delle ditte di pulizia impiega un gran numero di persone. Parcheggiare i veicoli di tutti presso la propria sede richiede molto spazio. La stessa situazione – ricorda Schmid – riguarda molti altri settori, come per esempio quello delle costruzioni.
Le motivazioni di Martin Schmid hanno convinto il Consiglio federale che invita il Parlamento ad accogliere la mozione. D’altra parte, con oltre 360’000 lavoratrici e lavoratori frontalieri impiegati in Svizzera (per la loro provenienza vedi il grafico sopra) questa limitazione mette in difficoltà non solo lavoratrici e lavoratori, ma anche le ditte elvetiche che li impiegano.
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