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Continua la crescita dei frontalieri in Svizzera

Il valico di Vallorbe-Jougne.
Il numero maggiore di frontalieri proviene sempre dalla Francia ma in Ticino un lavoratore su tre risiede in Italia. Keystone / Jean-christophe Bott

A fine settembre è stato stabilito il nuovo primato di 352'518 di frontalieri in Svizzera (192'566 provenienti dalla Francia, 85'138 dall'Italia e 63'016 dalla Germania): a giugno ne erano stati conteggiati 347'748.

L’incremento nel terzo trimestre è stato del 3.1% rispetto allo stesso periodo del 2020 e in Ticino, dove si concentra buona parte dei pendolari provenienti dall’Italia, la progressione è stata del 3,9% su base annua, a 74’199 unità.

Solo cinque anni fa – osserva l’Ufficio federale di statistica (Ust) – i lavoratori residenti all’estero erano circa 312’000 contro gli attuali 353’000: l’aumento dal terzo trimestre 2016 è pari al 13,0%.

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Ancora una volta il flusso maggiore di frontalieri si è orientato verso il settore terziario (+3,9% rispetto a 12 mesi prima) mentre nell’industria e nelle costruzioni l’aumento è stato più contenuto (+1,0%).

In Ticino i lavoratori con permesso G attivi nel terziario sono passati da 48’221 nel secondo trimestre a 49’006 nel terzo (+785, +1,6%), mentre quelli attivi nell’industria e nelle costruzioni sono cresciuti da 24’388 a 24’509 (+121, +0,5%). Nel cantone italofono l’incremento su base annua è del 5,4% nel terziario e dello 0,6% nel secondario.

Dall’inizio del periodo di osservazione (1996), il loro totale è passato da 140’000 a 352’000. Dal 2004, con la liberalizzazione del mercato del lavoro per le persone con un permesso G, si è avuta un’accelerazione del fenomeno: la progressione media annuale è infatti passata dal 2,7% al 4,4% degli ultimi 16 anni. 


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