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Australia, il ciclone Debbie spazza via tutto

Debbie è arrivata puntuale nel Queensland: venti a 220 chilometri orari, 30mila persone sfollate e 38mila cittadini senza elettricità. Il ciclone si è dunque abbattuto sullo stato posto sulla costa nord-orientale dell’Australia, gettando nel panico anche molti turisti. Sono state colpite, infatti, popolari isole nell’area della barriera corallina più importante del mondo.

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La tempesta è di livello quattro su una scala dove cinque è il massimo e non ha ancora perso d’intensità. Nella regione le scuole sono state chiuse, l’allarme resta massimo e le autorità locali hanno invitato tutti alla massima prudenza. 

Tanti i voli annullati, molti i viaggiatori costretti a rinchiudersi nei resort aspettando che passi la bufera. Nell’area, un ciclone della potenza di Debbie non arrivava da sei anni.

Le isole Whitsunday e Hamilton, note zone turistiche, hanno visto raffiche di vento fino a 196 chilometri all’ora. I residenti hanno segnalato tetti e alberi sradicati, mentre le persone in vacanza sono state costrette a rinchiudersi nei resort per molte ore.

Debbie sarà declassato a tormenta tropicale non prima di mercoledì a mezzogiorno, secondo i servizi meteo locali.

Aumentano i danni provocati da catastrofi naturali

Sono nettamente aumentati nel 2016 i danni provocati a livello mondiale dalle catastrofi: terremoti, tempeste, inondazioni, incendi di boschi e disastri causati dall’uomo sono stati all’origine di perdite economiche per 175 miliardi di dollari. Si tratta di quasi il doppio dei 94 miliardi registrati l’anno precedente.

Il quadro cambia inoltre radicalmente se si conteggiano le vittime. Nel periodo in rassegna vi sono stati 11’000 morti o dispersi, contro i 26’000 del 2015. L’evento più micidiale è stato l’uragano Matthew, che ha causato 700 morti, soprattutto a Haiti.

L’evento più oneroso per le compagnie è stato il terremoto che ha scosso in aprile il Giappone (25-30 miliardi).



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