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Protestano i dipendenti di Amazon

Migliaia di dipendenti di Amazon hanno partecipato lunedì al movimento di protesta coordinato in Europa e negli Stati Uniti per reclamare migliori condizioni di lavoro e adeguamenti salariali durante il "Prime Day", la giornata in cui il gigante del commercio online proponeva delle offerte speciali ai suoi abbonati.

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Negli USA i lavoratori di un centro logistico in Minnesota hanno bloccato alcuni camion e agitato striscioni sui quali stava scritto “Siamo esseri umani, non robot”. In un comunicato i collaboratori statunitensi hanno affermato che “creiamo molta ricchezza per Amazon che però non ci tratta con il rispetto e la dignità che meritiamo”.

In Germania lo sciopero contro “le promozioni fatte sulle spalle dei dipendenti” ha coinvolto oltre duemila salariati in sette sedi della multinazionale, secondo quanto riferisce il sindacato del terziario Verdi. In Francia la mobilitazione, cui hanno partecipato circa 2’500 persone, ha interessato il centro di Lauwin-Planque, nel nord del paese.

Riunioni di lavoratori si sono tenute, in segno di solidarietà con i colleghi tedeschi e americani, anche a Madrid e in diversi siti britannici. In Polonia, dove da mesi si sta accentuando il confronto tra le parti sociali, Amazon ha annunciato la creazione di mille impieghi e aumenti salariali.

È dal 2013 che i sindacati europei, che faticano a farsi riconoscere dalla direzione del colosso del commercio online, si mobilitano regolarmente in occasione di eventi particolari come i Prime Days e i Black Friday. Nel 2018 la rabbia dei lavoratori è salita ulteriormente e sono stati indetti oltre 50 scioperi in diversi paesi europei che costituiscono una novità nella storia sindacale recente.

In aprile i rappresentanti sindacali di Amazon provenienti da 15 paesi si sono incontrati per la prima volta a Berlino per coordinare strategie di lotta. Oltre a ritmi di lavoro ritenuti eccessivi i lavoratori lamentano forme di controllo esasperanti (tracking), soppressione delle pause, retribuzioni inadeguate e più in generale chiedono una contrattazione collettiva.  

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