La televisione svizzera per l’Italia
telecomando su lettera con intestazione SeRAFE

Oggi in Svizzera

Care lettrici e cari lettori, 

un diamante è per sempre… e se costa 39,505 milioni di franchi, lo è anche di più. È questo, infatti, il prezzo battuto a Ginevra all'asta organizzata da Christie's per il Bleu Royal, un raro diamante blu di 17,61 carati che è anche la più grande pietra preziosa di colore blu priva di difetti che sia mai stata venduta nella storia delle aste. La pietra, che da 50 anni faceva parte di una collezione privata, è stata venduta in sette minuti a un misterioso acquirente, che ha partecipato all'asta collegandosi via telefono. Non si tratta di un record, però: quello assoluto è tuttora detenuto dall'Oppenheimer Blue, acquistato per 57,5 milioni di dollari nel 2016. 

Cifre da capogiro che fanno riflettere.  

Per quanto mi riguarda, mi accontento dei miei anelli di zirconi, ed è meglio così: li perdo in maniera abbastanza regolare! 

Ora vi lascio alla lettura delle notizie del giorno. 

bandiera svizzera e bandiera europea
Keystone / Michael Buholzer

Dopo i colloqui esplorativi avviati nell’aprile 2022, il Consiglio federale ha deciso oggi che elaborerà un progetto di mandato negoziale per la conclusione di un accordo con l’Unione europea. Entro fine anno deciderà se adottarlo, per poi sottoporlo alle commissioni della politica estera e alla Conferenza dei Governi cantonali. La Commissione europea è stata informata della decisione. 

I colloqui esplorativi tra le parti, spiega una nota governativa, hanno riguardato tutte le componenti in discussione: i nuovi accordi nei settori dell’energia elettrica, della sicurezza alimentare e della salute, la partecipazione ai programmi dell’UE (in particolare quello di ricerca Orizzonte Europa/Horizon Europe) e la ripresa del dialogo sulla regolamentazione finanziaria. 

Il pacchetto prevede anche l’inclusione di soluzioni istituzionali negli accordi di partecipazione al mercato esistenti – compreso quello sulla libera circolazione delle persone – per garantirne il funzionamento a lungo termine, e regole in materia di aiuti di Stato negli accordi sul trasporto aereo, su quello terrestre e sull’elettricità nonché un contributo svizzero regolare alla promozione della coesione in seno all’UE. 

Tenuto conto dell’avanzamento del dossier, il Consiglio federale ha incaricato il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) di elaborare un progetto di mandato coinvolgendo gli altri dipartimenti interessati. È stato inoltre affidato al Dipartimento federale dell’economia, della formazione e della ricerca (DEFR), in cooperazione con il DFAE e con il Dipartimento federale di giustizia e polizia (DFGP), il mandato di proseguire i colloqui tecnici con le parti sociali e i Cantoni sulle misure interne in materia di protezione dei salari del personale distaccato in SvizzeraCollegamento esterno

telecomando su lettera con intestazione SeRAFE
© Keystone / Christian Beutler

In risposta all’iniziativa popolare “200 franchi bastano! (Iniziativa SSR)”, il Consiglio federale ha deciso oggi di proporre che entro il 2029 il canone radiotelevisivo venga ridotto dagli attuali 335, a 300 franchi all’anno. Inoltre, le imprese con un fatturato annuo soggetto all’IVA fino a 1,2 milioni di franchi (attualmente sono 500’000) dovrebbero esserne esentate. 

L’Esecutivo raccomanda di respingere alle urne l’iniziativa popolare, che prevede per la Società svizzera di radiotelevisione SSR una riduzione dei proventi del canone dagli attuali 1,25 miliardi di franchi a circa 650 milioni. Questo, si legge in una nota odierna, avrebbe effetti di vasta portata sull’offerta giornalistica e sul radicamento regionale della SSR con la sua organizzazione federalista. 

Il Governo ha pertanto incaricato il Dipartimento federale dell’ambiente, dei trasporti, dell’energia e delle comunicazioni (DATEC) di avviare una procedura di consultazione per una revisione parziale dell’ordinanza sulla radiotelevisione (ORTV). Questa durerà fino al 1. febbraio 2024. Prima delle vacanze estive, il Governo presenterà poi al Parlamento il messaggio sull’iniziativa SSR e contemporaneamente, alla luce dei risultati della consultazione, adotterà l’ORTV parzialmente riveduta. 

La nuova concessione della SSR sarà quindi elaborata dopo la votazione popolare sull’iniziativa SSR, prevista per il 2026. Sarà valida a partire dal 2029, precisa ancora il Governo. 

Peter Brabeck-Letmathe
© Keystone / Martial Trezzini

Secondo Peter Brabeck-Letmathe, ex presidente della direzione e del consiglio di amministrazione (CdA) di Nestlé, multinazionale al momento sotto pressione per la sua presenza in Russia, le imprese non devono fare politica ed è umanamente giusto continuare a rimanere attivi in tutti i Paesi, anche in quelli che sono al centro della critica internazionale. 

“Nestlé è attiva in quasi tutti i Paesi del mondo”, afferma il 78enne in un’intervista pubblicata oggi dal quotidiano Neue Zürcher Zeitung (NZZ). “C’è sempre una guerra in corso da qualche parte: si tratta purtroppo di uno stato di cose abbastanza stabile. E le aziende subiscono pressioni”. Il manager di nazionalità austriaca si dice convinto del fatto “che le persone in tutte le nazioni abbiano il diritto di avere un approvvigionamento di prodotti alimentari di base“. “Abbiamo sempre avuto questo atteggiamento. In Sudafrica, per esempio, siamo rimasti nonostante l’apartheid e siamo stati ferocemente attaccati per questo. Chiesi al presidente Nelson Mandela se Nestlé avesse fatto la cosa sbagliata o quella giusta. La sua risposta fu: politicamente sbagliata, ma umanamente giusta“. 

In questo modo però – argomentano i giornalisti della NZZ – ci si espone all’accusa di contribuire, come azienda, al mantenimento di regimi controversi, ad esempio attraverso il pagamento di imposte. “Dovremmo lasciare che la gente muoia di fame?”, ribatte l’intervistato. “Non credo. Questo crea solo più odio. Ci porta a essere visti come gli aggressori. Quando un presidente – riferendosi a Volodimir Zelensky, ndr – interviene in Svizzera e sobilla la popolazione locale dicendo ‘dovete boicottare le vostre aziende che rimangono in Russia’ è una cosa piuttosto particolare. I governi vogliono sempre controllare le aziende e metterle al servizio della politica”. 

Riguardo alla presenza in Russia, secondo Brabeck-Letmathe la decisione va presa a seconda del settore di attività. “Personalmente penso che le aziende che producono alimenti o medicinali dovrebbero continuare a operare in quel Paese“. 

agenti osservano manifestanti a berna
Keystone / Anthony Anex

Dopo che il direttore del Dipartimento della sicurezza del Canton Berna, Philippe Müller, ha invitato, sulle pagine del quotidiano Berner Zeitung di oggi, mercoledì, a rinunciare a cortei in favore della Palestina a causa dell’alta probabilità di violenze, la Città ha fatto sapere che vieterà qualunque tipo di manifestazione o corteo in centro città tra il 17 novembre e Natale.  

Le piazze risultano già fortemente utilizzate da eventi in calendario, si legge nelle motivazioni dell’Esecutivo. Vi sono però anche state riflessioni riguardanti la sicurezza. Le manifestazioni più piccole o quelle in periferia potranno ancora essere autorizzate. 

Philippe Müller dal canto suo ha dichiarato che è giunto all’appello dopo aver valutato la situazione con le forze dell’ordine. Sabato scorso e quello precedente, ricordiamo, la Capitale ha ospitato due raduni pro-palestinesi nel corso dei quali il clima si è a tratti surriscaldato, ma non si è mai arrivati alla violenza.  

Per Müller il rischio è anche che vengano esposti simboli vietati: “Nessuno può garantire che estremisti dalla Germania non vengano in Svizzera per fomentare l’odio”. A suo dire un simile divieto non è in conflitto con la libertà d’espressione. “Si può anche abusare della libertà d’espressione scandendo slogan estremisti in una manifestazione per la pace”, ha sottolineato. 

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