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Un aereo di Swiss in cielo.

Oggi in Svizzera

Care lettrici e cari lettori,

come molte cose nella vita, il concetto di ricchezza vive di estremi e di punti di vista. In Svizzera, per lo Stato sei considerata bisognosa se vivi da sola con 2’289 franchi al mese, o se devi coprire con 3’989 franchi il budget mensile di due adulti con due creature. Sarebbero 745'000 le persone che nel Paese rientrano nella categoria. Ma come vivono quelle ultraricche? La domanda sorge spontanea ogni volta che finisce all'asta un gioiello estremamente costoso. È di oggi la notizia di uno spettacolare diamante blu, che sarà messo in vendita a Ginevra martedì. La casa d'aste prevede che per comprarlo serviranno almeno 50 milioni di dollari. Da farti sentire subito povera, anche se non ti manca niente.

Uno stetoscopio con mano.
L’Ufficio federale di statistica pubblica ogni cinque anni l’indagine sulla salute della popolazione svizzera. © Keystone / Christian Beutler

Qual è lo stato di salute della popolazione svizzera? La periodica rilevazione dell’Ufficio federale di statistica (UST) conferma i dati di cinque anni fa, pur indicando un aumento nella sofferenza psicologica, in particolare nella fascia d’età fra 15 e 24 anni.

L’ultima indagine era stata realizzata nel 2017, e i dati resi pubblici oggi sono stati raccolti nel 2022. L’85% delle persone intervistate affermare di stare “bene o molto bene”. Fra le buone notizie, anche l’ulteriore diminuzione della quota di persone che fumano: nel 2017 erano il 27%, nel 2022 si è passati al 24% del campione intervistato.

Cattive notizie invece sulla salute mentale, in particolare delle persone più giovani. La quota di quante hanno indicato di patire una qualche forma di “sofferenza psicologica” è passata dal 15 al 18%. Il dato è “particolarmente elevato tra le persone tra i 15 e i 24 anni (22%) e soprattutto tra le donne, che per il 9% hanno dichiarato di provare disagio a livelli alti e per il 20% a livelli medi”, precisa l’UST.

E se l’80% delle persone intervistate (21’930 dai 15 anni in su) si sono dette “sane e felici”, continua a scendere la quantità di persone che consuma alcol quotidianamente: dal 1992 è diminuita di poco più della metà sia per gli uomini (dal 30 al 12%) che per le donne (dall’11 al 5%). A cambiare è stato anche il modo di consumarlo: “Tendenzialmente la popolazione beve alcol meno spesso, ma quando si presenta l’occasione, ne beve complessivamente di più”, ha precisato l’UST.

Fuochi d artificio per la festa nazionale del primo agosto in Appenzello Esterno.
Fuochi d’artificio per la festa nazionale del primo agosto in Appenzello Esterno. Keystone/ennio Leanza

Si andrà probabilmente a referendum sull’iniziativa popolare che chiede una limitazione nell’uso di fuochi d’artificio in Svizzera. Sono state consegnate oggi le firme necessarie.

Ne servivano 100’000, e ne sono state consegnate 136’000. Grazie a queste firme, verosimilmente la popolazione svizzera sarà chiamata a dire la sua sui fuochi d’artificio. Il testo dell’iniziativa popolare prevede di iscrivere nella Costituzione il divieto di vendita e uso dei fuochi d’artificio rumorosi. Unica eccezione: per manifestazioni di carattere sovraregionale, le autorità potrebbero concedere autorizzazioni straordinarie.

L’obiettivo è proteggere le persone e l’ambiente. Secondo il comitato all’origine dell’iniziativa, gli articoli pirotecnici pregiudicano la qualità di vita di molte persone, in particolare di bambini piccoli e di coloro che soffrono d’ansia, e gettano nel panico gli animali domestici e selvatici. Inoltre, inquinano l’aria e il suolo.

Sul testo dovranno ora pronunciarsi il Governo e il Parlamento federali. Se sarà dichiarato valido, il popolo sarà chiamato a votare l’iniziativa.

Un aereo di Swiss in cielo.
Compensare voli transoceanici? Si accumulano i dubbi sulle pratiche di greenwashing. © Keystone / Christian Beutler

Non si placano in Svizzera le discussioni sul vero volto delle aziende che si professano “verdi” e “sostenibili”. Dopo una serie di casi eclatanti, se ne occupa ora il Consiglio federale.

Viene comunemente chiamato “greenwashing”. Significa presentare un prodotto o una ditta come particolarmente rispettosa dell’ambiente, anche se non è del tutto vero. Negli scorsi mesi nella Confederazione sono emersi parecchi casi, alcuni sconcertanti.

C’è stata per esempio la rivelazione di K-Tipp sul pasticcio dei “certificati di garanzia d’origine” previsti dalla legislazione elvetica, che consentono di fatto di presentare come “ecologica e verde” l’energia elettrica prodotta con nucleare e carbone. E pochi giorni fa è arrivata la condanna della Commissione svizzera per la lealtà (CSL) che ritiene ingannevoli i messaggi pubblicitari che sostengano che un prodotto sarebbe “climaticamente neutro“.

La scorsa settimana, infine, il Governo ha annunciato che il Dipartimento federale delle finanze elaborerà un progetto di legge volto a prevenire il greenwashing, che sta proliferando anche in ambito bancario e nel mondo degli investimenti finanziari. C’è da scommettere che nei prossimi mesi se ne continuerà a parlare.

L orso bruno M13, ritratto nei Grigioni nel 2012. 
L’orso bruno M13, ritratto nei Grigioni nel 2012. Keystone / Jon Gross

Fra le iniziative per proteggerli e i casi di cronaca, la convivenza fra esseri umani e orsi resta un tema delicato. Un documentario della Radiotelevisione svizzera di lingua italiana RSI ci porta alla scoperta di come tre località, di cui una svizzera, affrontano la questione.

Prima di essere sterminato nel 1904, l’orso ha fatto a lungo parte del paesaggio elvetico. Negli ultimi decenni, però, la sua ricomparsa è stata segnata da incidenti e continue polemiche. Il grande predatore non è certo un animale da salotto, e chi se ne occupa per mestiere sottolinea i nuovi problemi creati dalla modernità, con orsi che finiscono per avvicinarsi troppo ai centri urbani in cerca di cibo.

La Confederazione ha una situazione particolare. Non ci sono, infatti, in Svizzera programmi di reintroduzione di questa specie. Tuttavia, dal 2005 regolarmente alcuni esemplari migrano in Svizzera, in particolare dal vicino Parco nazionale Adamello Brenta in Trentino.

In un documentario trasmesso ieri, giovedì, dalla trasmissione Falò RSI si raccontano le diverse esperienze con gli orsi di tre regioni vicine: i casi di Trentino, Slovenia e del Val Poschiavo svizzero, dove la saga dell’orso M13 tenne il Paese con il fiato sospeso.

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