La televisione svizzera per l’Italia
panino imballato con etichetta VEGAN

Oggi in Svizzera

Care lettrici e cari lettori, 

ci sono eccessi di velocità ed eccessi di velocità, ma questo li ha superati tutti. Un automobilista è stato pizzicato sull'autostrada A13 nel canton Grigioni mentre sfrecciava a una velocità di 303 km/h su un tratto dove il massimo consentito è di 100 km/h. Oltre a rischiare una detenzione di almeno 12 mesi, l'uomo dovrà pagare una multa salatissima: nei Grigioni, infatti, per infrazioni come questa, le multe vengono stabilite in base al reddito. La velocità di 303 km/h può essere raggiunta unicamente da una “supercar”, ossia un veicolo sportivo di lusso che pochi privilegiati possono permettersi. A meno che non fosse un noleggio, ma le informazioni sul caso rese pubbliche dalle autorità sono davvero poche per il momento.  

Ora vi lascio alla lettura delle principali notizie del giorno e… guidate con cautela!  

palazzo federale a berna
© Keystone / Christian Beutler

Secondo il penultimo sondaggio SSR in vista delle elezioni federali del prossimo 22 ottobre realizzato dall’istituto Sotomo, dalle urne dovrebbe emergere un Parlamento federale più a destra, mentre gli ecologisti, grandi vincitori nel 2019, avrebbero perso terreno. 

Secondo i risultati del sondaggio, i Verdi perdono 2,5 punti percentuali rispetto alle ultime legislative, mentre i Verdi liberali (PVL, centrodestra ecologista) sono, per la prima volta, in leggero calo (-0,5%). L’Unione democratica di centro (UDC, destra conservatrice) si profila sempre di più come vincitrice delle elezioni, in crescita del 2%. Il primo partito della Svizzera potrebbe raccogliere il 27,6% dei voti. Sarebbe il terzo miglior risultato della sua storia

Per quanto riguarda i temi, il riscaldamento climatico perde lentamente importanza, anche se “l’elettorato lo considera sempre centrale quando si tratta di scegliere il partito per cui votare”, relativizza il politologo di Sotomo Michael Hermann. Il 25% delle persone interpellate indica di aver deciso chi votare basandosi su questo tema, contro il 21% che ha detto di aver scelto a causa dell’aumento dei premi dell’assicurazione malattia. 

Un tema, quest’ultimo, che espatriate ed espatriati considerano meno importante, non essendo affiliati a un’assicurazione malattia in Svizzera. La Quinta svizzera accorda, secondo il barometro elettorale, “più importanza ai temi che toccano le relazioni con l’estero, ad esempio l’immigrazione, le buone relazioni con l’Unione Europea, l’indipendenza e la sovranità”. 

12 tessere di cassa malati appoggiate su un tavolo di legno formano un quadrato
© Keystone / Christian Beutler

L’idea di una cassa malati unica seduce sempre di più svizzere e svizzeri, secondo un sondaggio effettuato dal portale informativo Watson tra il 29 agosto e il 1° settembre, al quale hanno partecipato 9’200 persone residenti nella Svizzera tedesca e in Romandia (il portale, infatti, pubblica solo in tedesco e in francese).  

Con un aumento dei premi fino al 10% nel 2024, una stragrande maggioranza (88% delle interrogate e interrogati) considera che sia giunto il momento di cambiare il sistema attuale e il 79% si dice favorevole a una cassa malati unica. Inoltre, molte e molti ritengono che l’assicurazione malattia non dovrebbe più essere obbligatoria (66%).  

Meno successo invece per un’opzione di assicurazione low cost, ossia che offra prestazioni ridotte rispetto all’attuale assicurazione di base: il 55% delle persone che hanno risposto al sondaggio si dice contrario a questo modello. Per molte e molti, però, i premi dovrebbero essere fissati in base ai guadagni (63%) e, ad ogni modo, non dovrebbero superare il 10% del reddito disponibile (69%). 

Un sondaggio simile era già stato realizzato nel 2017 e allora circa i due terzi della popolazione si dicevano favorevoli a una cassa malati unica. Un tema che torna d’attualità: negli scorsi giorni il Partito socialista ha infatti deciso di lanciare una nuova iniziativa in questo senso. Non è chiaro quali siano le possibilità di un “sì” alle urne, però, poiché la popolazione si era già espressa nel 2014 con un chiaro “no”, nonostante i sondaggi prima del voto avessero indicato il contrario. 

sergio ermotti durante una conferenza stampa
© Keystone / Ennio Leanza

“La reputazione della banca e della Svizzera è uscita con qualche critica di troppo, ma è molto forte: siamo riusciti [Governo, regolatori e UBS, ndr] a gestire da soli la crisi di Credit Suisse, senza dover coinvolgere attori o banche estere”: il CEO di UBS Sergio Ermotti si dice soddisfatto della gestione della questione Credit Suisse (CS) in un’intervista rilasciata alla trasmissione 60 minuti della Radiotelevisione della Svizzera italiana RSI.  

La colpa del tracollo, sostiene il ticinese, è in primis del Consiglio di amministrazione di CS, ma anche di chi (azionisti, politica, regolatori) ha insistito a lungo (anche quando era chiaramente impossibile) perché fosse assicurata nella Confederazione la presenza di due grandi istituti di credito.  

E a chi teme che la presenza di un unico gigante sulla piazza finanziaria elvetica rappresenti un problema, sia per dimensioni che per l’assenza di concorrenza, Ermotti risponde che l’aggregato UBS-CS è inferiore a quello rappresentato da tutte le banche cantonali. “In Svizzera esistono oltre 250 banche”, ha detto, alle quali si vanno ad aggiungere anche le filiali di istituti stranieri, che hanno pure una fetta importante di mercato.  

La presenza di un “gigante”, afferma, non è un problema, ma, al contrario, “un vantaggio per il sistema“. Un gigante che, ricordiamo, ha annunciato pochi giorni fa utili trimestrali da record: 25 miliardi di franchi nel secondo trimestre del 2023. A titolo di paragone, quelli per tutto il 2022 erano stati 7,63 miliardi.  

panino imballato con etichetta VEGAN
© Keystone / Christian Beutler

Ieri, martedì, il Governo elvetico ha presentato la sua nuova strategia agricola, nella quale si invita anche la popolazione a rispettare maggiormente la piramide alimentare e a tornare a un consumo moderato di carne (1-2 volte alla settimana). Oggi Greenpeace chiede, studio alla mano, ai due maggiori distributori svizzeri (Migros e Coop) di rinunciare a pubblicizzare i prodotti dannosi per il clima, carne in primis.  

L’organizzazione ambientalista ha commissionato uno studio all’istituto di ricerca Infras che ha dimostrato come la pubblicità causi indirettamente, attraverso l’aumento dei consumi, fino al 7% delle emissioni totali di gas a effetto serra in Svizzera

L’analisi mostra che non tutti i soldi spesi in pubblicità hanno lo stesso effetto sull’ambiente. Un franco usato per la promozione di prodotti animali provocherebbe quattro volte più emissioni di gas serra rispetto ai prodotti sostitutivi vegani. I primi sono tuttavia pubblicizzati in misura sproporzionata rispetto ai secondi. Nel 2021, il gruppo Coop ha pubblicizzato prodotti animali con una cifra circa sei volte superiore a quella di prodotti sostitutivi vegani, il gruppo Migros con una cifra circa tre volte superiore, scrive Greenpeace in un comunicato. 

I due grandi distributori respingono però le accuse: la cifra relativa alle spese pubblicitarie riportate da Greenpeace non sarebbe corretta. “La spesa effettiva è una frazione di quella cifra”, scrive Coop in una presa di posizione, nella quale sottolinea anche “il numero considerevole di promozioni” che effettua per prodotti vegetariani e vegani. Migros afferma da parte sua che lo scorso anno ha investito in modo superiore alla media in prodotti privi di carne e che sta ampliando costantemente la sua gamma di prodotti vegetali. Tuttavia, “la grande maggioranza dei consumatori vuole ancora consumare carne, almeno occasionalmente”. 

In conformità con gli standard di JTI

Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR