La televisione svizzera per l’Italia
cinema in piazza

Oggi in Svizzera

Care lettrici e cari lettori, 

L'informatica a volte fa brutti scherzi. Lo ha constatato a sue spese un abitante di Mendrisio, che recentemente si è visto addebitare sulla carta di credito una fattura del Telepass italiano di quasi 1,2 milioni di franchi, per un viaggio in Puglia. Stando a quanto riportato dal portale Ticinonline.ch, l'uomo aveva noleggiato il Telepass attraverso il Touring Club Svizzero (TCS). Dopo le verifiche, è emerso che si trattava di un errore informatico del TCS, in seguito all'aggiornamento di un software. Il caso non è l'unico. Ne sono stati registrati circa 400 in tutta la Svizzera, anche se gli addebiti effettivi sulle carte dei clienti sono stati solo due.

Vi lascio ora alla lettura di altre notizie del giorno.

persone in attesa di salire su un treno
© Keystone / Christian Beutler

Gli svizzeri e le svizzere sono tra i più grandi utilizzatori del treno nel mondo. Nel secondo trimestre di quest’anno hanno viaggiato come non mai sulle rotaie.

Tra aprile e giugno sono stati registrati 5,64 miliardi di viaggiatori-chilometro (l’unità che misura il traffico viaggiatori; un viaggiatore chilometro corrisponde al trasporto di una persona su un chilometro), un dato record che supera il precedente primato del 2019.

Rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente si è registrato un aumento del 14,8%. Si tratta in assoluto del dato più alto da quando sono iniziate le misurazioni trimestrali nel 2014, ha indicato martedì la Litra, il servizio di informazioni per il trasporto pubblico. A fare la parte del leone è stato in particolare il trasporto regionale.

Stando all’Ufficio federale dei trasporti, la popolazione residente in Svizzera detiene il primato mondiale per quanto concerne i chilometri percorsi in treno. Ogni abitante del Paese viaggia mediamente sul territorio nazionale per 2’400 chilometri all’anno. A titolo di paragone, in Italia i chilometri sono circa 900.

cinema in piazza
© Keystone / Jean-christophe Bott

Fuori programma al Locarno Film Festival: lunedì sera due giovani attivisti climatici, un ragazzo e una ragazza, sono saliti sul palco di Piazza Grande durante una cerimonia di premiazione. I responsabili della manifestazione hanno permesso ai due di esprimere brevemente le loro ragioni al pubblico.

“Li ho guardati negli occhi e mi hanno fatto una tenerezza enorme, tremavano come due foglie. Ci vuole coraggio per portare avanti le proprie opinioni”, ha dichiarato il presidente del Locarno Film Festival Marco Solari, giustificando la scelta di non fare intervenire immediatamente la sicurezza e permettere ai due attivisti di Renovate Switzerland di srotolare uno striscione dell’organizzazione ambientalista e di dire qualche parola al microfono.

“Non possiamo andare a predicare libertà e la parresia, che è il coraggio di dire la propria verità (…) e poi se succede qualcosa come ieri sera, senza nessuna violenza o danneggiamento, gridare allo scandalo, ha aggiunto Solari. Certo hanno interrotto una cerimonia, non si fa, ma abbiamo calmato la situazione e hanno potuto dire quello che volevano. Anche a loro non è successo niente, tanto è vero che la polizia ha preso solo i loro nomi e 20 minuti dopo stavano già distribuendo i volantini con le loro convinzioni”.

Intanto per la più importante rassegna cinematografica svizzera è tempo per un primo bilancio intermedio. A metà edizione l’affluenza è aumentata del 5% e nelle sale addirittura del 22%. Piazza Grande ha invece sofferto per la meteo capricciosa. Rispetto a un anno fa, il numero di spettatori e spettatrici ha registrato un calo del 15%.

persona solleva una pietra
Keystone

La pietra di Unspunnen vi dice qualcosa? Di questo masso del peso di 83,5 chili lanciato durante le Feste federali di lotta si sono perse le tracce nel 2005, dopo il furto ad opera di militanti del movimento separatista giurassiano. Una pietra tornata d’attualità in questi giorni.

A tre settimane dalle Feste di lotta in programma a Interlaken, la consigliera federale Elisabeth Baume-Schneider ha lanciato un appello dalle colonne della NZZ am Sonntag al gruppo Bélier (il movimento separatista giurassiano che aveva trafugato il masso) affinché restituiscano la famosa pietra. La richiesta ha un certo peso, poiché giunge dalla prima consigliera federale giurassiana della storia.

La ministra di giustizia e polizia ha sottolineato che “la questione del Giura è da considerarsi a livello istituzionale definitivamente conclusa“. Per questa ragione non ha più senso tenere in ostaggio un oggetto intriso di così tanto simbolismo.

La pietra era stata rubata una prima volta dal gruppo Bélier nel 1984. Poi era stata restituita nel 2001. Quattro anni dopo, mentre era esposta nella hall di un grande albergo di Interlaken, il movimento separatista giurassiano era passato all’azione una seconda volta. Da allora se ne sono perse le tracce.

  • Un po’ di autopromozione ogni tanto ci può stare: in questo articolo ho voluto ripercorrere la storia di questa pietra.
  • Il reportageCollegamento esterno della NZZ am Sonntag.
  • Come la Svizzera ha gestito la questione giurassiana. Un approfondimento del mio collega Renat Künzi.
  • In questo video vi spieghiamo invece la disciplina del lancio della pietra.
persona con telefono in mano mentre fa colazione
© Keystone / Gaetan Bally

La dipendenza da smartphone e altri dispositivi elettronici è sempre più diffusa. Per cercare di affrontare il problema si sta sviluppando una nuova figura professionale: l’accompagnatore in disintossicazione digitale.


In Svizzera il 7,4% delle persone tra i 15 e i 19 anni è dipendente dal cellulare. Il problema non riguarda però naturalmente solo la fascia più giovane della popolazione. Si tratta di una dipendenza i cui meccanismi sono simili a quelli di droghe, tabacco o alcol.

Da un po’ di tempo, chi ha problemi di dipendenza digitale può far capo ai coach in digital detox. Intervistata dalla Radiotelevisione svizzera di lingua francese RTS, la specialista Ellen Kocher spiega che la soluzione è passare per un approccio graduale: “Bisogna fare piccoli passi. Una disintossicazione in cui non si mangia nulla, in cui non si usa affatto la tecnologia, non può funzionare“. L’obiettivo non è raggiungere l’astinenza. La tecnologia digitale “fa parte della nostra vita, dobbiamo imparare a gestire i suoi difetti e a trovare soluzioni per evitare gli impatti negativi”.

Un po’ paradossalmente, la soluzione può anche venire dagli stessi telefonini. Negli ultimi anni sono infatti nate numerose applicazioni con l’obiettivo di ridurre la dipendenza dalle reti sociali e dai dispositivi elettronici.

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