Oggi in Svizzera
Care lettrici e cari lettori,
l’anno passato, caratterizzato da una lunga siccità ma anche da alcuni fenomeni meteorologici estremi, non è stato troppo oneroso per le casse pubbliche e le assicurazioni. Secondo quanto sottolinea l’Istituto federale di ricerca WLS il 2022 è stato uno degli anni con meno danni provocati dal maltempo da mezzo secolo a questa parte.
La fattura finale delle intemperie è stata di 45 milioni di franchi, vale a dire un decimo rispetto a quella del 2021. E soprattutto non si sono registrate vittime. A causare più sinistri (91% dei casi) sono state le inondazioni, seguite dalle cadute di massi e frane (4%) e smottamenti (3%) e colate detritiche (2%).
Intanto vi invitiamo a prepararvi alla stagione estiva: nei prossimi giorni, ci dicono gli esperti, le temperature dovrebbero salire sensibilmente,
buona lettura.
È ancora troppo presto per stanziare aiuti miliardari alla popolazione ucraina coinvolta nel conflitto con Mosca. Lo ha stabilito la Camera bassa del Parlamento elvetico (Consiglio Nazionale) che ha respinto oggi una mozione con cui si sollecitava il Governo federale a elaborare un programma pluriennale di sostegno a Kiev per almeno 5 miliardi di franchi.
I fautori della proposta hanno vanamente sottolineato che il pacchetto – composto in gran parte da aiuti umanitari, sostegni alla popolazione civile, operazioni di sminamento, promozione della pace e consolidamento delle infrastrutture pubbliche – comporta un impegno finanziario inferiore a quello deciso da atri Paesi, come la Norvegia che ha già stanziato a tali scopi 7,5 miliardi di euro.
Per la maggioranza “moderata” però in questo momento sono ancora da definire gli interventi per la ricostruzione del Paese bagnato dal Mar Nero e le conseguenti risorse da erogare.
Da parte sua il ministro degli Esteri Ignazio Cassis, che ha condiviso l’orientamento del Nazionale, ha ricordato che Berna ha già stanziato oltre un miliardo in favore dell’Ucraina. Il Consiglio federale, ha precisato il capo della diplomazia elvetica, ha inoltre previsto di concedere altri 1,5 miliardi nel quadro della Strategia di cooperazione internazionale 2025-2028.
- La notizia riportata da tvsvizzera.it.
- Ne parla anche il Corriere del TicinoCollegamento esterno.
- Sugli aiuti di Berna a Kiev la nota della ConfederazioneCollegamento esterno.
L’imprenditore svizzero Stephan Schmidheiny è stato nuovamente condannato per le morti causate dall’amianto negli stabilimenti italiani dell’Eternit. La Corte d’assise di Novara gli ha infatti inflitto una pena a 12 anni di carcere in relazione al decesso di 392 persone a Casale Monferrato.
Il manager elvetico, che ha diretto il sito produttivo piemontese per dieci anni, dal 1976 al 1986, ha fatto sapere che ricorrerà contro la sentenza, nella quale il reato è stato derubricato da omicidio volontario, con dolo eventuale, a omicidio colposo (l’accusa aveva chiesto l’ergastolo).
Il verdetto pronunciato a Novara non è che l’ennesimo sviluppo della lunga vicenda giudiziaria che si trascina da decenni. Nel 2012 Stephan Schmidheiny era stato condannato dal tribunale di Torino a 16 anni di carcere, insieme al barone belga Louis de Cartier successivamente deceduto, per disastro ambientale e omissione volontaria delle cautele antinfortunistiche. Due anni dopo però la Cassazione ha annullato la sentenza, che era stata confermata in appello, per intervenuta prescrizione.
Nuovi filoni d’inchiesta, denominati Eternit bis, hanno poi portato ad altre condanne detentive dell’imprenditore elvetico: 1 anno e 8 mesi in appello a Torino, 3 anni e 6 mesi in primo grado a Napoli e ora, appunto, 12 anni a Novara.
- Sulla condanna di Schmidheiny il servizio di rsi.chCollegamento esterno.
- L’agenzia AnsaCollegamento esterno sulla condanna per le morti a Casale Monferrato.
- Il ritratto dell’imprenditore elvetico tratteggiato da swissinfo.ch.
La commissione parlamentare d’inchiesta (CPI) sulla controversa vicenda Credit Suisse si farà: dopo la Camera bassa anche il Consiglio degli Stati ha approvato, con 37 voti contro 5, la creazione dell’organo parlamentare incaricato a fare luce sulla discussa acquisizione in marzo della banca elvetica da parte dell’ex concorrente UBS.
La decisione, giunta dopo il pronunciamento unanime di ieri del Consiglio Nazionale, ha però visto emergere qualche dissenso. In particolare il liberale radicale Thomas Hefti, che ha proposto la non entrata in materia sull’argomento, ha sostenuto l’intempestività di un’indagine parlamentare dato che la transazione non è stata ancora ultimata e la sostanziale estraneità delle autorità federali nella crisi di Credit Suisse.
Una tesi che non è stata però condivisa dalla maggioranza delle senatrici e dei senatori, per i quali “sono state prese molte decisioni sbagliate anche dalla politica”, come ha avuto modo di osservare l’indipendente Thomas Minder. Da parte sua il ministro Alain Berset ha assicurato “la piena e totale collaborazione” del Governo negli approfondimenti che si concentreranno su “uno degli eventi più significativi della storia economica recente elvetica”.
L’istituzione di una commissione parlamentare di inchiesta, che attribuisce poteri di controllo straordinari alle e ai suoi rappresentanti, costituisce un fatto piuttosto raro nella Confederazione. In precedenza si è ricorso a questo strumento solo in quattro occasioni: nella vicenda dei Mirage (1964), a seguito delle dimissioni di Elisabeth Kopp (1989), nello scandalo delle schedature (1990) e sulla vertenza che ha riguardato la cassa pensione federale (1995).
- Sul via libera alla commissione parlamentare d’inchiesta sul caso CS gli articoli di tvsvizzera.it e tio.chCollegamento esterno.
- Il Governo federale, riporta tvsvizzera.it, aveva già espresso il suo sostegno alla CPI.
- La notizia su rsi.chCollegamento esterno.
A far salire alle stelle gli affitti di Zurigo, una delle città più care della Confederazione (e non solo), non sono solo la crescita dei tassi ipotecari e l’inflazione indotta dalla crisi nell’Europa dell’Est, ma anche la nota piattaforma digitale Google.
Nel servizio pubblicato oggi da swissinfo.ch si sottolinea che la presenza di un campus internazionale del colosso informatico californiano, che remunera le e i propri dipendenti con lucrosi stipendi, sta facendo crescere il costo degli alloggi nella capitale economica elvetica.
Qualche esempio? Un loft nel nuovo quartiere di Europaallee può arrivare fino a 6’500 franchi (circa 6’700 euro) al mese e una stanza in un appartamento condiviso si trova anche a 2’000 franchi (2’060 euro).
In vent’anni gli affitti sono aumentati del 40% e a farne le spese, come spesso capita, è la popolazione meno abbiente che viene di fatto cacciata soprattutto dalle zone centrali della città. Le autorità locali promettono di intervenire ma la sfida non è facile da affrontare e soprattutto le soluzioni non sono immediate.
- Tutti i dettagli del servizio della collega di swissinfo.ch Mary Vakaridis.
- Un altro articolo di alcuni anni fa pubblicato da swissinfo.ch preludeva alla pressione sugli affitti causata dall’arrivo di Google.
- Uno studioCollegamento esterno condotto dalle autorità zurighesi fotografa l’attuale situazione immobiliare nella città.
In conformità con gli standard di JTI
Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative