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scaffali con carne imballata

Oggi in Svizzera

Care lettrici, cari lettori,  

sarà capitato a tutte e tutti noi di prenotare un tavolo al ristorante e non potersi presentare. Sarebbe comune cortesia chiamare il ristorante in questione per annullare la prenotazione o scusarsi. Eppure, non tutti ci pensano. Per questo motivo GastroTicino (l'associazione mantello dei ristoratori e albergatori ticinesi) ha proposto negli scorsi giorni ai suoi membri di valutare la possibilità di chiedere una caparra per ogni prenotazione. Chi non si presenta o annulla troppo tardi, perde i soldi. Un sistema ancora poco diffuso in Svizzera, ma che potrebbe fare scuola. Staremo a vedere. 

Ora vi lascio alla lettura delle notizie del giorno. 

parrucchiera taglia capelli
© Keystone / Gaetan Bally

Le professioni femminili in Svizzera sono poco attraenti: secondo uno studio condotto dall’Unione sindacale svizzera (USS) i posti di lavoro occupati in maggioranza dalle donne sono retribuiti peggio rispetto alla media, la tredicesima è spesso inesistente e l’anzianità di servizio è poco rilevante. 

È un quadro della situazione lavorativa delle donne poco roseo quello tracciato da un recente studio dell’USS. Le retribuzioni orarie nelle professioni a maggioranza femminile sono inferiori rispetto alla media svizzera, che nel 2020, secondo i dati dell’Ufficio federale di statistica, era di 6’665 (salario mensile lordo mediano). Quattro donne su dieci guadagnano meno di 5’000 franchi al mese e una su quattro se la deve cavare con meno di 4’500 franchi, nonostante un attestato federale di capacità o un diploma professionale. 

La quota di donne che beneficiano di una tredicesima nel commercio al dettaglio o nel settore delle cure è poi inferiore a quella degli uomini. In totale, prendendo in considerazione tutti i lavori, l’80% dei salariati ricevono la tredicesima. Per parrucchiere ed estetiste il dato crolla all’8%. Stesso discorso per gli aumenti di stipendio. L’USS cita l’esempio del settore alberghiero, dove le lavoratrici attorno ai 50 anni guadagnano in media quanto le loro colleghe ventenni

L’organizzazione sindacale chiede ora un’analisi approfondita della situazione e salari minimi di 5’000 franchi, e questo per tutte le professioni cosiddette “femminili”. La tredicesima deve inoltre essere garantita per tutte e tutti e la custodia per i bambini deve diventare un servizio pubblico. 

un uomo e una donna al lavoro nel settore orologiero
Keystone / Martin Ruetschi

La carenza di forza lavoro potrebbe portare a un sovraccarico dei e delle dipendenti oggi occupati, con gravi conseguenze sia personali (con impatti psico-fisici) che per l’intera economia (calo delle prestazioni): sono queste le conclusioni di uno studio di UBS pubblicato oggi.  

Il sondaggio della banca è stato condotto in 2’500 aziende  ed è un’ulteriore conferma che l’economia svizzera deve confrontarsi con un vasto problema di penuria di manodopera. Solo un quarto delle imprese intervistate afferma di riuscire a colmare senza problemi le posizioni vacanti; un altro 22% riesce a reclutare personale solo scendendo a compromessi sul livello di qualificazione richiesto. Inoltre, in più del 50% dei casi le aziende lamentano difficoltà o l’impossibilità di occupare i posti. 

Un dato ancora più significativo se si considera che in Svizzera da diversi mesi, secondo i dati della Segreteria di Stato dell’economia (SECO), la disoccupazione è ai minimi storici (2% nel mese di marzo). DIversi, invece, i dati dell’ILO (Orgganizzazione internazionale del lavoro), che l’attestano al 4,3% a causa di criteri di calcolo diversi. 

Le differenze tra i profili artigianali (apprendistato professionale), accademici o direttivi sono minime. Il reclutamento risulta più semplice solo per i profili che non richiedono particolari qualifiche. In questo caso il 40% delle aziende afferma di riuscire a trovare personale senza problemi e solo il 30% lamenta difficoltà. A livello settoriale, la scarsità di lavoratori rappresenta un problema in tutti i rami. La carenza maggiore viene però avvertita nell’edilizia e nella ristorazione. Solo nel comparto della cultura il problema è meno diffuso. 

foto ufficiale consiglio federale 2023
Keystone / Matthieu Gafsou

I membri del Consiglio federale dovrebbero sottoporsi al giudizio del popolo ogni due anni e la votazione si terrebbe in settembre. È l’obiettivo che si propone un’iniziativa popolare presentata oggi ai media dal Movimento Svizzero per la Libertà (MSL) 

L’iniziativa popolare “Conferma dei Consiglieri federali da parte del popolo (Iniziativa per la conferma del Consiglio federale)” è stata sottoposta a un controllo preliminare da parte della Cancelleria federale ed è stata pubblicata sul Foglio federale. Il comitato d’iniziativa ha tempo fino al 16 novembre 2024 per raccogliere le 100’000 firme necessarie alla riuscita di questa proposta di modifica costituzionale. 

Il comitato non prende di mira la legittimità del Governo nel suo complesso o della formula magicaCollegamento esterno, ma dei singoli consiglieri e consigliere federali. “Devono assumersi la responsabilità delle attività dei rispettivi dipartimenti”, ha affermato ai media Richard Koller, presidente dell’MSL. 

In generale, gli inizitiavisti e le iniziativiste credono che le decisioni del Consiglio federale in settori chiave (la sanità durante la pandemia di Covid-19, la neutralità nell’ambito della guerra in Ucraina o la politica migratoria, per esempio) siano sempre più lontane dalla volontà di molti elettori ed elettrici.  

scaffali con carne imballata
Keystone / Shawn Thew

Consumare meno carne e vivere in appartamenti più piccoli: sono solo un paio delle raccomandazioni scaturite dal Programma nazionale di ricerca “Economia sostenibile” (PNR 73) del Fondo nazionale svizzero (FNS), i cui risultati sono stati presentati oggi dopo cinque anni di lavori. 

Tramite 29 progetti di ricerca, 210 esperti ed esperte hanno studiato come l’economia elvetica possa diventare più sostenibile, indica un comunicato. Ne sono emerse una serie di proposte in numerosi ambiti (finanza, mobilità, agricoltura, ecosistemi forestali, catene di approvvigionamento, governance ed economia circolare) da trasmettere alla politica per accelerare la transizione. Si tratta di un mix di iniziative volontarie e incentivi a livello di legge. 

Nel settore alimentare, per esempio, è stato dimostrato che il passaggio da prodotti di origine animale a quelli di origine vegetale non solo diminuirebbe l’impatto ambientale del 36%, ma migliorerebbe anche la salute, riducendo al contempo la spesa. 

Un altro ramo sul quale ci si è concentrati è quello dell’edilizia. I risultati del programma suggeriscono infatti che una soluzione favorevole è rappresentata da una combinazione di costruzioni più efficienti dal punto di vista delle risorse (uso di energie rinnovabili e di materiali da costruzione sostenibili, come per esempio il legno) e da una maggiore accettazione nel vivere in spazi abitativi più ristretti, soprattutto fra gli over 50. 


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