Oggi in Svizzera
Care lettrici, cari lettori,
sareste disposti a tornare in Svizzera per godervi una splendida vista del lago dei Quattro Cantoni alla modica somma di 36'000 franchi al mese? Il primo aprile è passato da un po' e vi assicuro che non si tratta di uno scherzo. Quella di cui vi ho appena parlato è la pigione più cara della Svizzera: si tratta di un appartamento di 343 metri quadrati, suddivisi in 7,5 locali e cinque bagni, che si trova al sesto e ultimo piano del Grand Hotel National di Lucerna. Secondo il direttore dell'hotel, l'appartamento, che è stato messo in affitto tre mesi fa, non rimarrà vuoto/sul mercato per molto. Quindi… sbrigatevi! Unica "piccola" condizione per poter firmare il contratto: avere uno stipendio mensile di almeno 108'000 franchi.
Ah, dimenticavo: l'affitto comprende anche le spese condominiali (se così si possono chiamare) e l'accesso a tutte le amenità dell'hotel (servizio portineria 24 ore su 24, area wellness e palestra).
Ora vi lascio invece alla lettura delle notizie del giorno.
Berna stanzierà altri 1,5 miliardi di franchi per l’Ucraina: lo ha promesso mercoledì a Washington, nel corso della terza conferenza della Banca Mondiale, il il ministro degli esteri elvetico Ignazio Cassis. Il Governo elvetico intende fornire questa somma entro il 2028.
Stando al Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE), alla cui guida c’è Cassis, il sostegno economico farà parte della strategia di cooperazione internazionale 2025-2028. Per il 2023-2024 Berna ha inoltre già previsto di versare a Kiev 300 milioni di franchi. In totale, quindi, saranno versati nei prossimi sei anni 1,8 miliardi.
Il ministro ticinese intende sfruttare il suo soggiorno negli Stati Uniti anche per stabilire rapporti diplomatici con i maggiori esponenti della Banca Mondiale e dei Paesi che aderiscono agli accordi di Bretton-WoodsCollegamento esterno.
Durante l’incontro con il Gruppo della Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale (FMI), presso il quale la Svizzera riveste un ruolo significativo in materia di potere decisionale, il consigliere federale ha voluto ricordare l’importanza della “Dichiarazione di Lugano”, redatta lo scorso mese di luglio in occasione della prima conferenza internazionale sulla ricostruzione ucraina. La dichiarazione, secondo Cassis, getta degli importanti principi guida per delle solide riforme necessarie a una ricostruzione sostenibile.
- La notizia riportata dal portale online del Corriere del TicinoCollegamento esterno.
- Dagli archivi di TVS Tvsvizzera.it: “I sette principi di Lugano per la ricostruzione dell’Ucraina”.
- Le relazioni bilaterali tra Berna e Kiev sul sito del DFAECollegamento esterno.
JUICE doveva partire oggi per Giove, ma il suo lancio è stato rimandato di 24 ore, probabilmente a causa delle condizioni meteo avverse. Di cosa stiamo parlando? Della sonda Jupiter Icy Moons Explorer (Esploratore delle lune ghiacciate di Giove – JUICE), che effettuerà un viaggio di otto anni per cercare, orbitando intorno al gigante gassoso e a tre delle sue grandi lune, tra le altre cose anche eventuali tracce di vita.
Ci sarà anche un po’ di Svizzera in questa missione, organizzata dall’Agenzia spaziale europea (ESA): diversi componenti chiave della sonda sono infatti stati sviluppati all’Università di Berna. Tra questi anche uno spettrometro di massa a ioni e gas neutro (Neutral Gas and Ion Mass Spectrometer – NIM) che permetterà di studiare le lune Ganimede e Callisto.
L’obiettivo principale della missione dell’ESA è però Europa, ossia la luna di Giove con la seconda orbita più interna, perché si ritiene che sotto la sua superficie ghiacciata possa esserci un oceano.
JUICE detiene diversi record, tra i quali anche i più grandi pannelli solari mai realizzati per una missione interplanetaria, con una superficie di 85 metri quadrati. Dimensioni necessarie per far funzionare gli strumenti di JUICE anche a 770 milioni di chilometri di distanza dal sole. Su Giove la luce solare ha un’intensità circa 25 volte inferiore a quella che raggiunge la Terra e le temperature possono scendere anche a -230°C.
- L’intervista del mio collega Michele Andina all’ingegnera Martina Föhn, che ha lavorato sullo spettrometro NIM.
- La notizia del rinvio del lancio sul portale RSI NewsCollegamento esterno.
- Tutte le informazioni riguardanti JUICE sul sito dell’ESACollegamento esterno (in inglese).
La Confederazione intende potenziare ulteriormente il traffico merci attraverso le Alpi. L’Ufficio federale dei trasporti (UFT) ha deciso perciò di sostenere la realizzazione di un progetto che prevede la costruzione di un ampio terminale di trasbordo a est di Milano mediante un contributo massimo di 66,3 milioni di franchi.
Secondo un comunicato diffuso oggi, giovedì, dall’UFT, il nuovo terminale di Milano non è il primo progetto di trasbordo parzialmente finanziato dalla Svizzera. Berna ha infatti già partecipato alla costruzione di simili terminali: in Italia a Gallarate e Piacenza, in Germania a Duisburg e Singen e in Belgio ad Anversa.
Questi impianti, che permettono il trasbordo di container e semirimorchi trasferendoli dalla strada alla rotaia, “sono un elemento importante per la politica e per l’economia svizzera”, aggiunge l’UFT. A Milano, il nuovo progetto sorgerà nell’area di una stazione di smistamento dismessa situata a est della metropoli (Milano Smistamento). “L’impianto permetterà di trasbordare ogni anno su rotaia circa 150’000 invii di autocarri, di cui una parte consistente destinata a nord delle Alpi svizzere”, si legge nella nota.
La Confederazione ha riconosciuto a Teralp, l’azienda che realizza e gestisce terminal ferroviari merci nel nord Italia, un contributo di massimo 66,3 milioni di franchi, subordinato a diverse condizioni, tra cui l’obbligo per la società di trasbordare per dieci anni determinati volumi minimi. Questi fondi fanno parte del credito quadro approvato dal Parlamento per il finanziamento di contributi d’investimento a favore di impianti privati per il traffico merci, che per il periodo 2021–2024 prevede una dotazione di 300 milioni di franchi.
- La notizia riportata da TVS Tvsvizzera.it.
- Il comunicatoCollegamento esterno dell’UFT.
I media svizzeri non sono teneri con la bocciatura definitiva, da parte della Camera bassa, delle garanzie concesse dal Governo federale in merito all’operazione di salvataggio del Credit Suisse, attraverso l’acquisizione della banca da parte di UBS.
I commenti sono unanimi nel criticare il rifiuto parlamentare, a pochi mesi dalle elezioni federali, definito come la soluzione più facile che non aiuta però a risolvere i problemi emersi nella piazza finanziaria elvetica. In sostanza per i giornali l’agire del Consiglio Nazionale è frutto di ipocrisia e speculazione elettorale da parte di alcuni partiti.
E, a proposito del salvataggio di Credit Suisse da parte di Berna, l’UDC (Unione democratica di centro, destra conservatrice) propone un’iniziativa per evitare altri salvataggi miliardari. Il decano della formazione politica ed ex consigliere federale Christoph Blocher ha infatti ipotizzato, nel corso di una recente riunione del partito, il lancio di un’iniziativa popolare per evitare che il Consiglio federale possa in futuro agire come ha fatto con Credit Suisse. L’operazione dell’Esecutivo che ha permesso di stanziare 109 miliardi di franchi sotto forma di crediti d’impegno per il salvataggio della seconda banca elvetica è infatti avvenuta a porte chiuse e la decisione è stata comunicata a giochi ormai fatti.
Secondo Blocher, una situazione del genere si potrebbe ripetere anche in futuro: è già successo, ha detto, nel 2001 con Swissair e nel 2008 con la stessa UBS, che oggi ha acquistato la concorrente. L’iniziativa ipotizzata dai democentristi chiederà che in Svizzera le banche non possano più essere considerate tanto grandi o nevralgiche da necessitare un soccorso a tutti i costi da parte dello Stato e a spese dei e delle contribuenti.
- Le reazioni dei media su TVS Tvsvizzera.it.
- Il portale tio.chCollegamento esterno scrive dell’ipotizzato lancio di un’iniziativa da parte dell’UDC.
- Il rifiuto parlamentare dei 109 miliardi su TVS Tvsvizzera.it.
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