
Oggi in Svizzera
Care lettrici e cari lettori,
qualora vogliate soggiornare nella Confederazione e vi piace la vista del Lago dei Quattro cantoni c’è forse una soluzione per voi, a condizione però di avere un più che cospicuo conto in banca.
Al sesto piano del Grand Hotel National di Lucerna viene infatti offerto in locazione un appartamento di 343 metri quadri con sette stanze, cinque bagni e terrazza panoramica sul tetto.
Ci vuole però la bella sommetta di 36'000 franchi al mese per goderne le peculiarità. Secondo la stampa specializzata si tratta dell’appartamento in affitto più caro in Svizzera. Facendo due calcoli forse varrebbe però la pena comprarsene uno, anche se di minore prestigio,
buona lettura.

L’acquisizione di Credit Suisse (CS) da parte di UBS, sotto la regia delle autorità federali, è stata la migliore soluzione per evitare una crisi finanziaria dagli effetti incalcolabili che il fallimento della banca avrebbe provocato. Lo ha detto il presidente della Confederazione Alain Berset in apertura della sessione straordinaria delle Camere federali sull’argomento.
Il consigliere federale ha spiegato che c’erano anche altre ipotesi sul tavolo. La nazionalizzazione del CS è stata scartata a causa dei rischi incalcolabili che avrebbe comportato sulla Confederazione e sui contribuenti.
Anche il fallimento, ha continuato Alain Berset, non era possibile per le catastrofiche ripercussioni sui privati e sulle imprese che ne sarebbero derivate. Alla fine è stata seguita l’unica via che ha consentito di ristabilire la fiducia dei mercati. Questa vicenda, comunque, dimostra come i responsabili della banca, ha sottolineato il titolare del Dipartimento federale dell’interno, non sono stati capaci di trarre lezioni dalla crisi finanziaria del 2008 e di assumersi le loro responsabilità.
Il dibattito sulla concessione da parte della Confederazione delle garanzie finanziarie, pari a 109 miliardi di franchi, per la mega operazione finanziaria, una volta terminata la discussione alla Camera alta, proseguirà al Consiglio Nazionale. Al centro degli interventi delle e dei parlamentari di un po’ tutti gli schieramenti anche le norme vigenti sulla tenuta dei colossi bancari (Too big to fail) rivelatesi assolutamente carenti in tutta questa vicenda.
- Sul dibattito al Consiglio degli Stati il servizio di rsi.chCollegamento esterno.
- L’articolo di tio.chCollegamento esterno.
- Per chi vuole seguire il dibattito sulla vicenda Credit Suisse alle Camere federali c’è la diretta streaming, il programma e il dettaglio di tutti gli interventi sul sito del parlamento svizzeroCollegamento esterno.

La decisione di Roma di sospendere l’accordo di Dublino riguardante le profughe e i profughi rischia di creare più di un grattacapo alla Confederazione. La Svizzera in proposito ha informato i Cantoni che non sono previsti rinvii verso l’Italia almeno fino al prossimo 2 maggio.
Il Governo Meloni, alle prese con un sensibile incremento degli sbarchi di migranti sulle sue coste, ha fatto sapere ai partner europei che non è attualmente in grado di applicare le norme dell’intesa che impongono al primo Stato in cui arrivano le e i richiedenti asilo di farsi carico della loro accoglienza, anche dal profilo amministrativo.
Di conseguenza le autorità federali non possono al momento respingere i circa trecento profughi e profughe la cui gestione spetterebbe a Roma. E per di più, secondo quanto trapela in queste ore, la situazione è destinata a peggiorare dato che l’esecutivo italiano sembra intenzionato a dichiarare lo stato di emergenza profughi e questo sembra escludere un cambio di politica a breve.
In Svizzera c’è preoccupazione soprattutto nei cantoni meridionali dove potrebbero essere bloccati le e migranti in transito che non intendono chiedere l’asilo nella Confederazione. Finora l’Italia acconsentiva di riprenderseli in virtù di un accordo bilaterale che però a questo punto potrebbe venire disatteso dall’Italia, creando più di un problema nelle regioni elvetiche di frontiera. Si preannuncia quindi una stagione calda, non solo dal profilo meteorologico.
- Il servizio approfondito di tvsvizzera.it.
- Sulle difficoltà di rinvio dei migranti l’articolo di tio.chCollegamento esterno.
- Nel sito ufficiale della Confederazione le spiegazioni sulla procedura DublinoCollegamento esterno.

Berna non ci sta e contesta le critiche statunitensi secondo cui le sanzioni elvetiche contro Mosca sono troppo blande.
La direttrice della Segreteria di Stato dell’economia (SECO), l’agenzia federale competente per le questioni finanziarie internazionali, Helene Budliger Artieda ha voluto precisare in un’intervista alla Neue Zuercher Zeitung che i 7,75 miliardi di franchi di beni russi congelati corrispondono a oltre un terzo del totale dei patrimoni bloccati nell’intera Unione Europea e per questo motivo non può certo essere accusata di “negligenza”.
A sollevare dubbi era stato in marzo l’ambasciatore USA a Berna Scott Miller secondo cui le autorità elvetiche avrebbero potuto congelare beni riconducibili a personaggi vicini al Cremlino per cifre ben superiori, dai 50 ai 100 miliardi di franchi.
Ma le critiche del diplomatico statunitense non sono un episodio isolato. Più recentemente gli ambasciatori dei Paesi del G7 avevano inviato una lettera chiedendo alla Confederazione una maggiore collaborazione nella lotta finanziaria contro le autorità russe che hanno deciso l’aggressione all’Ucraina. E il Consiglio federale ha fatto sapere che è intenzionato a cooperare con gli organismi internazionali impegnati nell’individuazione dei beni russi.
- L’articolo di tvsvizzera.it.
- Ne parla anche blue NewsCollegamento esterno.
- Sulle sanzioni svizzere alla Russia le indicazioni della SECOCollegamento esterno.

La Svizzera sta facendo i compiti in ambito climatico ma potrebbe fare meglio. Le emissioni di gas a effetto serra nel 2021 sono state infatti leggermente superiori (+3%) a quelle registrate l’anno precedente, ma restano ben al di sotto (-18,2%) di quelle dell’anno di riferimento (1990).
Secondo quanto ha scritto nel suo rapporto annuo l’Ufficio federale dell’ambiente (UFAM), due anni fa sono finite nell’atmosfera 45,2 milioni di tonnellate di CO2 equivalenti, ossia 1,3 milioni di tonnellate in più rispetto al 2020. I maggiori incrementi (11,7 milioni t di CO2, +12,5%) si sono avuti nel settore dell’edilizia, a testimonianza del fatto che una elevata quota di edifici continua a riscaldare con fonti fossili (olio e gas), anche se rispetto a 30 anni fa si assiste a una riduzione del 30%.
Anche nei trasporti c’è stato un leggero aumento di anidride carbonica (13,9 t di CO2, +1,45 ), che resta un settore problematico mentre nell’industria (10,7 milioni di t) e nell’agricoltura (6,5 milioni di t) il carico ambientale è restato sostanzialmente invariato.
Rispetto al 1990 tutti i principali settori registrano cali significativi delle emissioni: -30% nell’edilizia, -21% nell’industria, -7% nei trasporti. Affinché la Svizzera raggiunga però il suo obiettivo di zero emissioni nette entro il 2050, sottolinea Berna, “sono necessari sforzi supplementari“.
- La notizia riportata da tvsvizzera.it.
- Ne parla anche ticinonews.chCollegamento esterno.
- Sulle emissioni in Svizzera il comunicatoCollegamento esterno e i datiCollegamento esterno pubblicati dall’Ufam.

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