
Oggi in Svizzera
Care lettrici, cari lettori,
le donne in Svizzera si fanno sempre più strada: dopo la statistica presentata ieri dall'associazione di categoria delle professioni mediche (FMH) che rivela che sono sempre di più le dottoresse che operano nella Confederazione, anche il mondo letterario si "tinge di rosa". Secondo un recente studio dell'Università del Minnesota, infatti, le donne pubblicano oggi più libri dei loro colleghi uomini e questa tendenza è stata rilevata anche al salone del libro di Ginevra, che ha aperto i battenti mercoledì.
Io – almeno per ora – non ho contribuito a questa classifica (a quella di chi compra libri in maniera compulsiva sì, però, ma questa è un'altra questione). Oggi mi sono limitata a scrivere per voi le principali notizie del giorno, che potete leggere qui di seguito.

Se dovessero tenersi domani, le elezioni federali non vedrebbero nessun vincitore assoluto, ma un chiaro perdente sarebbe il partito dei Verdi, che perderebbe 2,5 punti percentuali rispetto all’appuntamento elettorale di quattro anni fa. È quanto emerge dall’ultimo barometro elettorale della SSR in vista delle federali previste per il 22 ottobre di quest’anno.
Se gli ecologisti perdono consensi, l’Unione democratica di centro (UDC, destra sovranista) e il Partito socialista (PS, sinistra) guadagnano invece terreno, mentre restano relativamente stabili il Partito liberale radicale (PLR, destra), l’Alleanza del centro e i Verdi liberali.
Nonostante i grandi vincitori delle federali 2019 perdano terreno, i cambiamenti climatici restano la principale preoccupazione della popolazione elvetica, anche se risulta essere una problematica meno sentita rispetto al passato. Resta invece attuale la questione migratoria – tema caro al primo partito del Paese, l’UDC – che occupa il secondo posto nella lista delle preoccupazioni dell’elettorato svizzero. Le richieste d’asilo nella Confederazione sono infatti in continuo aumento e la ripresa economica post pandemica ha incrementato l’afflusso di manodopera dagli Stati dell’UE.
Diverse, invece, le preoccupazioni della Quinta svizzera: i temi che stanno più a cuore alle cittadine e ai cittadini elvetici all’estero – e che vengono considerati altrettanto importanti quanto i cambiamenti climatici – sono la sicurezza sociale, l’indipendenza e la sovranità.
- I risultati del sondaggio su SWI Swissinfo.ch.
- SWI Swissinfo.ch dedica una serie alle Elezioni federali 2023.

Un giorno dopo l’annuncio della Federal Reserve statunitense, che ha dichiarato di voler aumentare il tasso d’interesse di riferimento dello 0,25% e nello stesso giorno in cui la Bank of England procede a un rialzo uguale, anche la Banca nazionale svizzera (BNS) ha annunciato oggi che procederà a un incremento, portando il tasso di riferimento all’1,5%.
Una mossa, quella della BNS, volta a contenere le pressioni inflazionistiche che stanno interessando tutto il mondo. Dall’inizio dell’anno l’inflazione è tornata a salire e, nel mese di febbraio, secondo uno studio dell’Ufficio federale di statistica, i prezzi al consumo nella Confederazione sono aumentati del 3,4% rispetto allo stesso periodo del 2022.
Un rincaro da ricondurre soprattutto all’aumento del costo dell’elettricità, dei servizi turistici e dei generi alimentari, anche se gli aumenti di prezzo sono ormai diffusi su ampia scala e riguardano quasi tutti i settori, si rammarica la banca centrale in una nota.
Si tratta del quarto intervento verso l’alto negli ultimi nove mesi, ma non è detto che sia l’ultimo: “Non è da escludere che potranno rendersi necessari ulteriori rialzi del tasso di interesse per garantire la stabilità dei prezzi a medio termine”, si legge nel comunicato.
- La stretta monetaria della BNS su TVS Tvsvizzera.it.
- L’ultimo intervento della BNS risale al 15 dicembre 2022.
- I tassi d’interesse sul sito della BNSCollegamento esterno.

L’azzeramento delle obbligazioni AT1 di Credit Suisse è avvenuto secondo le regole: a dirlo è la FINMA, l’Autorità federale di vigilanza sui mercati finanziari, la quale spiega che gli strumenti AT1 emessi da Credit Suisse prevedono per contratto l’annullamento integrale del valore qualora si verificasse un evento scatenante (Viability Event), in particolare se viene concesso un sostegno straordinario da parte dello Stato.
In Svizzera gli strumenti AT1 sono concepiti in modo tale da essere ammortizzati o convertiti in fondi propri di base di qualità primaria prima che il capitale proprio della banca interessata sia integralmente esaurito o ammortizzato, spiega la FINMA.
Gli Additional Tier-1 (questo il loro nome completo) sono obbligazioni “Contingent Convertibles”, spesso abbreviate in cocos o in coco-bond. Si tratta di obbligazioni ibride convertibili che, in determinate condizioni, si trasformano in azioni e quindi in capitale della banca che li ha emessi, alleggerendone sostanzialmente l’esposizione debitoria.
Il fatto che in relazione a CS il loro valore sia stato completamente cancellato ha stupito non pochi esperti, soprattutto tenuto conto che l’azione di Credit Suisse continua a valere qualcosa. Molti degli strumenti in questione sono detenuti all’estero e non tutti sembrano essere convinti della solidità giuridica dell’approccio scelto dalla FINMA e dal Consiglio federale. Anche perché l’azzeramento degli AT1 di Credit Suisse, in un momento di grandi timori sulla solidità delle banche a livello internazionale, ha provocato paura ben al di là della Svizzera e ha avuto un pesante impatto sull’intero mercato mondiale delle obbligazioni.
- La notizia riportata dal portale RSI NewsCollegamento esterno.
- Il comunicato stampaCollegamento esterno della FINMA.
- Tutti gli articoli di SWI Swissinfo.ch dedicati alla crisi di Credit Suisse.

La neutralità elvetica e le leggi che vietano la riesportazione di armi potrebbero costare alla Svizzera la partecipazione nelle esercitazioni militari della NATO.
La consigliera federale responsabile del Dipartimento federale della difesa, Viola Amherd, ha incontrato mercoledì il Segretario generale dell’Alleanza atlantica Jens Stoltenberg, spiegandogli il desiderio di rafforzare la collaborazione fra la Svizzera e la NATO.
Secondo Stoltenberg, però, “diversi alleati hanno espresso riserve perché la Svizzera non ha permesso di trasmettere munizioni all’Ucraina”. A causa di questo divieto, certi Stati membri faticano a immaginarsi esercitazioni con la Svizzera, ha precisato il norvegese in un’intervista pubblicata sulle testate in lingua tedesca del gruppo Tamedia.
Amherd aveva sottolineato che Stoltenberg si era mostrato aperto all’idea. Questi ha confermato nell’intervista l’apertura della NATO in tal senso, ma il problema delle riesportazioni rimane: “Non è una questione di neutralità. Si tratta del diritto internazionale e del diritto all’autodifesa come sancito nella carta dell’ONU”, ha detto.
- La notizia sul portale online del quotidiano laRegioneCollegamento esterno.
- Dagli archivi di SWI Swissinfo.ch un’intervista all’ambasciatore svizzero presso la NATO Philippe Brandt.

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