
Oggi in Svizzera
Care lettrici e cari lettori,
il formaggio è senz’altro una delle prelibatezze per cui è nota l’industria alimentare elvetica ma non sembra che tutti la pensino a questo modo. O almeno così traspare dalla classifica, che sta facendo tanto discutere nella vicina Francia, elaborata dalla piattaforma web TasteAtlas.
Eh sì, perché tra i primi dieci formaggi al mondo figurano otto italiani e il primo elvetico – il Gruyère – si piazza solo al 29esimo posto.
Un risultato che viene commentato dagli esperti del settore in modo piuttosto pacato e con argomentazioni puntuali: a influenzare le valutazioni degli internauti del portale incriminato sembra piuttosto la reputazione internazionale del prodotto caseario, più che le sue qualità intrinseche. Noi, ad ogni modo, continueremo a cucinare le nostre fondue con formaggi rigorosamente elvetici.
Per le altre notizie odierne dalla Confederazione, vi rimando alla selezione che segue,
buona lettura.

In quattro anni sono raddoppiate le persone che cadono nel vortice dei giochi d’azzardo in internet nella Confederazione. Lo rivela l’inchiesta eGames condotta da Dipendenze Svizzera e Gruppo romando di studio delle dipendenze (GREA) secondo cui la quota di giocatori problematici è passata dal 2,3% del 2018 al 5,2% del 2021.
Dallo studio emerge anche il profilo del giocatore tipo: giovane dai 18 ai 29 anni che al mese spende mediamente 162 franchi per partecipare a giochi online. Nello stesso lasso di tempo è aumentata anche la percentuale, da un quarto al 30%, di coloro che asseriscono di giocare almeno una volta alla settimana.
A favorire la diffusione di questo tipo di intrattenimento assai oneroso, conferma il sondaggio, è stata la pandemia che ha confinato a casa buona parte della popolazione, cui vanno aggiunti l’esplosione dell’offerta dei giochi d’azzardo, il marketing intensivo e l’accessibilità illimitata di questo tipo di presunto divertimento che colpisce soprattutto i più giovani.
La moltiplicazione dei casi problematici, unita alla scarsa conoscenza dei servizi di aiuto e supporto, hanno convinto i Cantoni a unirsi in una campagna nazionale di sensibilizzazione e prevenzione della durata di quattro settimane sui social media.
- La notizia di tvsvizzera.it.
- La pandemia ha raddoppiato i giocatori patologici, riporta tio.chCollegamento esterno.
- Il comunicatoCollegamento esterno di Dipendenze Svizzera sull’indagine citata.

Il Governo federale cerca di fare chiarezza dal profilo legale riguardo alle misure di contenimento del lupo in Svizzera. In risposta a due atti parlamentari l’esecutivo chiarisce che a tal fine non è necessaria la disdetta della Convenzione di Berna da parte della Confederazione.
In proposito i deputati ticinesi Lorenzo Quadri (Lega) e Piero Marchesi (UDC) asserivano che la declassificazione del predatore da specie “assolutamente protetta” a “protetta” – allo scopo di poter intervenire a tutela degli interessi degli allevatori sempre più confrontati con le razzie di lupi – non era possibile nel contesto del citato trattato internazionale e per questo motivo Berna doveva ritirarsi dalla convenzione.
In realtà, precisa il Governo, la distinzione tra “assolutamente protetto” e “protetto” non si applica ed è quindi irrilevante nella legislazione elvetica. E in ogni caso detto documento non ha impedito al parlamento di varare norme che consentono l’abbattimento preventivo di lupi laddove la sua presenza risulti problematica.
Non da ultimo, osserva sempre il Governo, l’uscita dalla convenzione che tutela gli ambienti selvatici sarebbe “un segnale negativo” nell’attuale contesto di minaccia della diversità biologica su cui la Svizzera non può abbassare la guardia.
- L’articolo pubblicato da ticinonews.chCollegamento esterno.
- Nel Canton Grigioni vive più di un centinaio di lupi, riferiva negli scorsi giorni rsi.chCollegamento esterno.
- La strategia sul lupo illustrata sul sitoCollegamento esterno della Confederazione.

Se ne parla ripetutamente da mesi, le pressioni – interne e internazionali – sono continue ma il governo non sembra intenzionato a cambiare posizione: conformemente ai dettami della neutralità elvetica, Berna non autorizzerà la riesportazione a paesi terzi di armi fabbricate e vendute dalla Svizzera.
Tra i vari atti parlamentari dibattuti alle Camere, che hanno più o meno tutti lo scopo di consentire alle forze armate ucraine di far fronte all’aggressione russa, l’esecutivo federale si è detto contrario alla mozione inoltrata lo scorso 24 gennaio dalla Commissione della politica di sicurezza (CPS) del Consiglio Nazionale. Già oggi infatti sono previste deroghe al diritto di neutralità in caso di risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell’ONU mentre le decisioni dell’Assemblea generale non sono vincolanti ai sensi del diritto internazionale.
Ma al di là delle valutazioni di Berna, il problema principale è che finora non si è raggiunta una convergenza su questa spinosa questione. Un’iniziativa parlamentare passata dalla stessa commissione propone che il governo, eccezionalmente e in specifici casi, possa limitare a cinque anni il divieto di riesportazione di armi svizzere.
Mentre l’analoga commissione dell’altra Camera vorrebbe consentire la stessa cosa nell’eventualità che il Paese di destinazione della fornitura di armi si avvalesse del diritto di autodifesa in virtù del diritto internazionale. La vicenda comunque non finisce qui e sono attesi ulteriori sviluppi, anche a breve.
- La presa di posizione della competente commissione della Camera bassa sulle armi all’Ucraina spiegata da laregione.chCollegamento esterno.
- Sulla questione della neutralità connessa alla vendita di armi l’approfondimento del collega Riccardo Franciolli.
- Sempre su questo argomento il dibattito nel programma di approfondimento della RSI “60 MinutiCollegamento esterno”.

La Svizzera, che da inizio anno fa parte del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, si sta impegnando a fondo nella ricerca di una soluzione al conflitto in Ucraina ma poiché la Russia ha il diritto di veto in quel consesso, è quasi impossibile fare qualcosa.
A dirlo è il ministro degli Esteri Ignazio Cassis che in un’intervista al quotidiano Le Temps non si dice ottimista riguardo a una prossima fine del conflitto armato e rivendica la decisione della Confederazione di aderire alle sanzioni internazionali contro Mosca per la “grave violazione del diritto internazionale” commessa con l’invasione scattata lo scorso 24 febbraio.
Il mondo, ha sottolineato il consigliere federale ticinese, è diventato multipolare con un ritorno inquietante della politica del più forte e questo ha avuto un impatto sulle organizzazioni internazionali, come l’ONU e l’OSCE che si sono dimostrate impotenti di fronte all’aggressione militare russa.
Da parte sua la Svizzera continua a offrire i suoi buoni uffici per trovare una soluzione diplomatica alla guerra che prima o poi “finirà attraverso un negoziato”, ha rilevato sempre Ignazio Cassis, ed è pronta a partecipare alla ricostruzione dell’Ucraina, che richiederà ingenti risorse finanziare alle quali Berna farà fronte con fondi ulteriori rispetto a quelli normalmente erogati per la cooperazione internazionale.
- Le dichiarazioni d Cassis riferite da tvsvizzera.ch.
- Ne parla anche tio.chCollegamento esterno.
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