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Personale della Lonza con tute di protezione.

Oggi in Svizzera

Care lettrici e cari lettori,

È di ieri sera la notizia della morte di Michael Collins, l'astronauta rimasto in orbita nel modulo lunare mentre Neil Armstrong e Buzz Aldrin camminavano per la prima volta nella storia dell'umanità sulla superficie della Luna.

Questa sua esperienza ha fatto diventare il suo nome una metafora per tutti coloro che si danno da fare lontano dai riflettori e a cui raramente viene riconosciuto il giusto merito per i propri sforzi.

In un periodo di difficoltà e di pandemia come quello attuale, sono molti i Micheal Collins che bisognerebbe ringraziare. Sono sicuro che qualcuno di loro verrà raggiunto anche da questo bollettino. Grazie, dunque!

Ecco ora l'attualità elvetica di giornata.

Personale della Lonza con tute di protezione.
Keystone / Alessandro Della Valle

La statunitense Moderna e l’elvetica Lonza hanno siglato un accordo per potenziare la produzione del vaccino contro il coronavirus.

La produzione del preparato immunizzante di Moderna nello stabilimento di Lonza a Visp verrà raddoppiata, secondo quanto affermato dalla stessa Lonza. È prevista la creazione di tre linee di produzione aggiuntive.

Gli investimenti permetteranno di produrre 3 miliardi di dosi nel 2022. Lo scorso maggio, Moderna aveva firmato un primo accordo con Lonza che prevedeva una collaborazione di 10 anni per la produzione del vaccino anti-covid e altri prodotti del gruppo americano in futuro.

Secondo la Radiotelevisione della Svizzera francese, la Confederazione avrebbe contattato le grandi imprese elvetiche affinché forniscano personale qualificato per aiutare Lonza nella produzione. Tra queste ci sarebbe anche Nestlé, che per ora non ha né confermato né smentito la notizia.

Aerei fermi, sedie di un aeroporto vuote.
Keystone / Christian Beutler

Pesantemente colpita dalle conseguenze della pandemia, la compagnia aerea Swiss sta valutando “un significativo ridimensionamento”.

L’aerolinea ha comunicato di valutare un rimpicciolimento della flotta, con effetti a cascata sulla rete delle rotte, sulla struttura dei costi e sull’organizzazione. L’analisi non è ancora stata completata: ulteriori dettagli saranno annunciati nelle prossime settimane.

Il numero di passeggeri per Swiss si è ridotto del 90% e i ricavi nel periodo gennaio-marzo si sono attestati a 300 milioni di franchi, il 68% in meno dei corrispondenti mesi del 2020.

La compagnia ha già introdotto severe misure di risparmio: i progetti non essenziali sono stati bloccati, gli investimenti rinviati e la messa in servizio di nuovi aeromobili ritardata. Inoltre, il numero di dipendenti a livello dirigenziale è stato ridotto del 20%. Entro la fine del 2021 verranno tagliati circa 1’000 posti di lavoro attraverso misure volontarie e la normale fluttuazione del personale.

Sede del tribunale federale.
© Keystone / Laurent Gillieron

La votazione sulla legittima difesa, tenutasi in Ticino nel febbraio del 2020, è da rifare. Lo ha stabilito il Tribunale federale accettando un ricorso.

L’opposizione era stata presentata da Giorgio Ghiringhelli, promotore dell’iniziativa denominata “Le vittime di aggressioni non devono pagare i costi di una legittima difesa”, bocciata in Ticino il 9 febbraio 2020 con uno scarto di appena 426 schede.   

Secondo Ghiringhelli, la descrizione dell’iniziativa presentata nell’opuscolo allegato al materiale di voto era fuorviante, poiché vi si affermava categoricamente l’esistenza di una disparità di trattamento e che la proposta era contraria al diritto federale.

Il promotore, già prima della votazione, aveva presentato reclamo al governo ticinese, ma questi non vi aveva dato seguito. Il Tribunale federale, la massima istanza giudiziaria elvetica, invece l’ha fatto.

Secondo i giudici, quanto affermato nell’opuscolo era inesatto e l’informazione durante la campagna in vista del voto non è stata sufficientemente controbilanciata non permettendo una formazione dell’opinione corretta. Il governo cantonale ha indicato il 26 settembre come possibile data per ripetere il voto.

Viola Amherd durante la conferenza stampa.
Keystone / Peter Schneider

Conflitti ai confini d’Europa, cambiamento climatico, disastri naturali, cyberattacchi e disinformazione sono tra le principali minacce per la Svizzera, secondo il Dipartimento della Difesa elvetico.

L’analisi è contenuta nel nuovo rapporto sulla politica di sicurezza presentato questa mattina da Viola Amherd, ministra della Difesa elvetica.

Il rapporto, che sostituisce quello del 2016, indica nove priorità per la politica di sicurezza della Svizzera. Queste includono ad esempio la protezione contro gli attacchi informatici e la gestione dei conflitti “ibridi” (cyberattacchi e disinformazione). “Lasciatemelo dire: la Svizzera, nel campo della digitalizzazione, è in ampio ritardo in tutti i settori”, si è rammaricata Amherd.

Altri aspetti da migliorare sono la sicurezza e l’approvvigionamento in caso di crisi (come ha dimostrato la pandemia), e la protezione da eventuali disastri naturali.


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